Anni ’30

Sequenza degli eventi (in ordine cronologico):

  • NEW DEAL (1933);
  • GLASS-STEAGALL ACT (1933);
  • MIRACOLO TEDESCO ANNI ’30.

 

 

NEW DEAL (1933) :

Con New Deal («nuovo corso» o letteralmente «nuovo affare») si intende il piano di riforme economiche e sociali promosso dal presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt fra il 1933 e il 1937, allo scopo di risollevare il Paese dalla grande depressione che aveva travolto gli Stati Uniti d’America a partire dal 1929 (il «Giovedì nero»).
Il New Deal funzionò grazie alla messa in opera di due precise azioni economiche strettamente correlate fra di loro:

  1. L’adozione di una politica espansiva di stampo keynesiano, attraverso l’AUMENTO del DEFICIT GOVERNATIVO, ovvero aumentando la spesa dello Stato finalizzata all’aumento dell’occupazione/ produzione/ consumo (Nota Bene: Questo importante aumento del deficit governativo venne realizzato rendendo il Dollaro USA fiat, dunque a debito 0 essendo che la moneta era stampata ex-novo dalla Banca Centrale Nazionale, vedi voce “Moneta fiat” nella pag “Definizioni, l’Abc“).
  2. La riformulazione totale del sistema bancario (Glass-Steagall Act) che stabiliva la netta separazione della attività bancaria ordinaria, quella che oggi chiamiamo la  banca commerciale (la vera banca), da quella della banca d’affari finanziari (la banca falsa), oltre che stabilire la pesante limitazione dell’economia fittizia dei mercati finanziari, mediante la messa al bando della creazione/ vendita dei prodotti complessi/ derivati.

La correlazione sta nel fatto che la prima (politica Keynesiana), affinchè possa essere efficace, ha bisogno di operare in un sistema economico “salubre”, determinato dalla seconda (riforma del sistema bancario), che risulti esente nella fattispecie da distorsioni volte a far deviare i flussi delle nuove emissioni monetarie operate dalla BC, dall’economia “concreta” delle vere aziende/imprese, a quella “improduttiva” rappresentata dai mercati finanziari (vedi pag. “Glass-Steagall act” nella sez. “Quadro finanziario“).
Lo stadio di DEPRESSIONE ECONOMICA sta all’esatto opposto dell’ IPERINFLAZIONE,  producendo però gli stessi identici risultati, ovvero dilagante disoccupazione, miseria e povertà, eppure per qualche strana ragione si sente sempre  demonizzare il fenomeno dell’eccessiva stampa di moneta (IPERINFLAZIONE), mentre quello dell’insufficiente stampa (DEFLAZIONE/ DEPRESSIONE) non lo si sente nominare mai…

 

 

GLASS-STEAGALL ACT (1933):

E’ la fondamentale legge DI SISTEMA che regolamenta il settore bancario e quello finanziario.
Emanata nel 1933 durante la presidenza Roosevelt in seguito alla “Grande Depressione” (in Italia la medesima riforma è datata1936 ad opera del Fascio notoriamente avverso alla finanza), questa legge è quella che, senza esagerare,  in sostanza tiene in piedi da sola  tutto l’intero sistema economico generale.
Senza tali regolamentazioni infatti (ovvero quelle che stabiliscono la separazione fra la banca commerciale e quella d’affari), il sistema economico risulta essere fallato mettendo in evidenza delle disfunzioni  radicali che conducono inevitabilmente lo stesso sistema a collassare ripetutamente/ recidivamente su se stesso.
Con l’avvento ed il successo delle idee neo-liberiste della scuola di Chicago, sposate e portate avanti politicamente da Margaret Thatcher e da Ronald Reagan negli anni ’80, e successivamente da Bill Clinton e Mario Draghi negli anni ’90, le barriere che aveva posto Roosevelt tra i due “mestieri” bancari, sono state di nuovo dissolte dando vita alla così detta BANCA UNIVERSALE. Oggi dunque il sistema si trova nuovamente ad essere compromesso, con tutti i danni che ne conseguono.
Vedi Pag. “Glass-Steagall act” nella sezione “Quadro finanziario“.

 

 

MIRACOLO TEDESCO ANNI ’30:

Nei libri di economia si parla tanto del New Deal, però, ci si dimentica che il vero miracolo economico si verificò in Germania.
“Quando Hitler andò al potere nel 1933, oltre 6  milioni di persone (il 20 % della forza lavoro) erano disoccupate ed al limite della soglia della malnutrizione mentre la Germania era gravata da debiti esteri schiaccianti con delle riserve monetarie ridotte quasi a zero.
Attraverso una politica di sovranità monetaria indipendente e un programma di lavori pubblici che garantiva la piena occupazione, il Terzo Reich riuscì a trasformare una Germania in bancarotta, privata perfino di colonie da poter sfruttare, nell’economia più forte d’Europa, in soli quattro anni, ancor prima che iniziassero le spese per gli armamenti“
 (cit. Henry C.K. Liu, economista UK) .
Sorprendentemente, l’artefice del miracolo economico della Germania nazista fu un uomo di origini ebraiche,
Hjalmar Schacht, Ministro dell’Economia e Presidente della Banca Centrale  del Reich.
Schacht risollevò la Germania attuando le basi fondanti della MMT rivelate da economisti come GEORG FRIEDRICH KNAP (1842-1926), Univ. Leipzig: CARTALISMO, ma anche lo stesso JOHN MAYNARD KEYNES (1883-1946), Univ. di Cambridge: KEYNESISMO.
Lo schema MMT è il solito di sempre più volte evidenziato all’interno di questo sito, ovvero: Sovranità monetaria e finanziamento diretto dell’economia evitando i mercati finanziari, per impiegare i disoccupati a produrre ciò che manca/serve.
Hitler e i Nazional-Socialisti, che arrivarono al potere nel 1933, si opposero al cartello delle banche internazionali iniziando a stampare la propria moneta.
In questo presero esempio da Abraham Lincoln, che aveva finanziato la Guerra Civile Americana con banconote stampate dallo Stato, che venivano chiamate “Greenbacks“.
Hitler iniziò il suo programma di credito nazionale elaborando un piano di lavori pubblici.
I progetti destinati a essere finanziati comprendevano le infrastrutture contro gli allagamenti, la ristrutturazione di edifici pubblici e case private e la costruzione di nuovi edifici, strade, ponti, canali e strutture portuali.
Il costo di tutti questi progetti fu fissato a un miliardo di unità della valuta nazionale.
Un miliardo di biglietti di cambio non inflazionati, chiamati Certificati Lavorativi del Tesoro.
Questa moneta stampata dal governo non aveva come riferimento l’oro, ma tutto ciò che possedeva un valore concreto.
Essenzialmente si trattava di una ricevuta rilasciata in cambio del lavoro e delle opere che venivano consegnate al governo.
Hitler diceva:
“Per ogni marco che viene stampato, noi abbiamo richiesto l’equivalente di un marco di lavoro svolto o di beni prodotti“.
I lavoratori spendevano poi i certificati in altri beni e servizi, creando lavoro per altre persone.
Lo Stato tedesco può dunque creare la moneta di cui ha bisogno nel momento in cui manodopera e materie prime sono disponibili per sviluppare nuove attività economiche, anziché indebitarsi prendendo i soldi in prestito.
In realtà, non venne praticata la stampa diretta di moneta, poiché il principale provvedimento di Schacht fu l’emissione dei MEFO, obbligazioni emesse sul mercato interno per finanziare lo sviluppo.
In questo sistema è direttamente la Banca Centrale di Stato (Reichsbank) a fornire agli industriali i capitali di cui hanno bisogno.
Non lo fa aprendo a loro favore dei fidi; lo fa autorizzando gli imprenditori ad emettere delle cambiali garantite dallo Stato.
E’ con queste promesse di pagamento che gli imprenditori pagano i fornitori.
Schacht conosceva bene la frode fondamentale su cui si basa il sistema del credito e i lucri che derivano dall’abuso della fiducia dei risparmiatori, che col loro lavoro riempiono di vero denaro i conti di denaro vuoto, contabile, che la banca crea ex-novo.
E sapeva che la prosperità della finanza internazionale dipende dall’emissione di prestiti con elevato interesse a nazioni in difficoltà economica.
Di Hjalmar Schacht, che era all’epoca a capo della banca centrale tedesca, viene spesso citato un motto che riassume la versione tedesca del miracolo del “Greenback”.
Un banchiere americano gli aveva detto: “Dottor Schacht, lei dovrebbe venire in America. Lì abbiamo un sacco di denaro ed è questo il vero modo di gestire un sistema bancario“.
Schacht replicò: “Lei dovrebbe venire a Berlino. Lì non abbiamo denaro. E’ questo il vero modo di gestire un sistema bancario” (John Weitz, Hitler’s Banker Warner Books, 1999).
Un economista britannico, C.W. Guillebaud, ha espresso con altre parole lo stesso concetto:
“Nel Terzo Reich, all’ origine, gli ordinativi dello Stato forniscono la domanda di lavoro, nel momento in cui la domanda effettiva è quasi paralizzata e il risparmio è inesistente; la Reichsbank fornisce i fondi necessari agli investimenti [con gli effetti MEFO, che sono pseudo-capitale]; l’investimento rimette al lavoro i disoccupati; il lavoro crea dei redditi, e poi dei risparmi, grazie ai quali il debito a breve termine precedentemente creato può essere finanziato [ci si possono pagare gli interessi] e in qualche misura rimborsato”.
Così Hitler raggiunse il suo scopo primario: il riassorbimento della disoccupazione e la crescita dei salari del popolo tedesco senza alimentare l’inflazione.
I risultati sono, dietro le fredde cifre, spettacolari per ampiezza e rapidità.
Nel gennaio 1933, quando Hitler sale al potere, i disoccupati sono 6 milioni e passa.
A gennaio 1934, sono calati a 3,7 milioni.
A giugno, sono ormai 2,5 milioni. Nel 1936 calano ancora, a 1,6 milioni. Nel 1938 non sono più di 400 mila.
E non sono le industrie d’armamento ad assorbire la manodopera.
Fra il 1933 e il 1936, è l’edilizia grazie ai grandi progetti sui lavori pubblici, inclusa la costruzione della rete autostradale (autobahn), ad impiegarne di più (più 209%), seguita dall’industria dell’automobile (+ 117%) e dalla metallurgia (+83%).

 

 

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