Art.1834: Depositi di danaro

Sequenza degli articoli:

  • Art.1834 C.C: “Nei depositi di una somma di danaro presso una banca , questa ne acquista la proprietà.”

 

 

ART.1834 C.C: “NEI DEPOSITI DI UNA SOMMA DI DANARO PRESSO UNA BANCA , QUESTA NE ACQUISTA LA PROPRIETÀ.”

LA RAGIONE PER CUI IL SISTEMA BANCARIO CON LE BANCHE AL SEGUITO DEVE ESSERE PUBBLICO E MAI PRIVATO.

Art.1834 C.C: Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà, ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l’osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi.

Questo articolo stabilisce che tutti i soldi depositati presso un conto corrente bancario, diventano proprietà della banca.
La prassi bancaria è la seguente.
Quando il sig. Rossi si reca in banca a depositare una somma di denaro, facciamo per esempio 1000 Euro, la banca ottenuti i 1000 Euro del sig Rossi ne acquisisce la proprietà.
Quello che accade è che:
La banca, una volta incassati i 1000 euro, NON mette i 1000 Euro “veri” (quelli a corso legale portati in deposito) nel conto del sig. Rossi, bensì annota sul conto di Rossi un aumento contabile di 1000 Euro.
ATTENZIONE: si tratta di 1000 Euro che vengono annotati sotto forma di moneta così detta scritturale/bancaria/elettronica, e NON sono 1000 Euro di soldi veri a corso legale.
I 1000 Euro veri a corso legale depositati da Rossi, una volta depositati e dunque divenuti proprietà della banca, verranno invece presi e consegnati dalla Banca commerciale alla Banca Centrale dove verranno stoccati in riserva per fungere da base per la creazione di nuova moneta creditizia.
In sostanza la Banca Centrale per ogni Euro di moneta a corso legale detenuta in riserva, autorizza la banca commerciale ad erogare nuova moneta creditizia/bancaria/elettronica per un valore pari a decine e decine di volte superiore a quella depositata (la banca dunque fa soldi inventando soldi, vedi pag. “Moneta-Banconote-Statonote“, e “Banche e credito“).
A livello di bilancio bancario le somme vengono registrate nel seguente modo:
– i 1000 Euro di soldi veri (a corso legale) depositati dal correntista, una volta depositati e divenuti proprietà della banca, verranno contabilizzati nella colonna degli ATTIVI della banca,
mentre,
– i 1000 Euro di moneta scritturale annotati sul conto del correntista verranno contabilizzati nella colonna dei PASSIVI della banca.
Quando il sig. Rossi torna in banca a prelevare i soldi dal suo conto corrente, accade che tutti i soldi prelevati si sottraggono dalla proprietà della banca per ritornare ad essere proprietà del sig.Rossi.
Da qui si capisce dove stia l’interesse da parte delle banche nel voler perseguire l’obbiettivo dell’eliminazione del contante per sostituirlo con la moneta bancaria/elettronica.
Più i soldi restano nelle banche, quanto più le banche risultano proprietarie di tutta la moneta a corso legale disponibile nel sistema economico, tanto più le banche sulla base di questa moneta a corso legale potranno creare nuova moneta creditizia su cui far pagare gli interessi (ricordiamo che nella funzione creditizia, la moneta creata/distribuita, è sempre inferiore alla moneta ritirata indietro con l’aggiunta degli interessi, cosa che consente a chi gestisce la funzione del credito di poter rastrellare tutti i soldi disponibili sul territorio) .
L’osservazione a questo punto sorge spontanea:
E’ saggio lasciare nelle mani di un privato, o cerchie ristrette di privati (quelle dei banchieri), un potere tanto grande come quello di disporre di quote così massicce di massa monetaria?
Il buon senso ci dice di no.
Così come la stessa cosa vale anche per la funzione del credito vista nell'”Art.47: Banche e credito”.
Gli strumenti monetari sono dei poteri talmente forti che è necessario che restino rigorosamente nelle mani pubbliche sottoposte a volere e controllo democratico, e mai privato per fini di lucro.
Peggio che peggio se privato e per di più sottratto al volere/controllo pubblico come lo è nel caso della Banca Centrale indipendente.
Lo dice il buon senso, così come è stabilito nero su bianco nella nostra costituzione: vedi “Art.1: Sovranità e lavoro” e “Art.47: Banche e credito“.

Scritto da: Cristian Minerva

 

 

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