Controllo sociale

Sequenza degli articoli (vedi anche pag. “Pedagogia nazionale“):

  • INTRODUZIONE: Controllo sociale in sintesi.
  1. NOAM CHOMSKY: LE 10 REGOLE DEL CONTROLLO SOCIALE.
  2. NOAM CHOMSKY: IL PRINCIPIO DELLA RANA BOLLITA.
  3. GEORGE ORWELL: LE MASSE NON SI RIBELLANO PERCHE’ SONO INCONSAPEVOLI DELL’OPPRESSIONE SUBITA.

 

 

INTRODUZIONE: Controllo sociale in sintesi.

Il controllo sociale si basa su precisi schemi comportamentali delle persone analizzati da importanti sociologi come Noam Chomsky o George Orwell, per citare i salienti.
Esattamente come i genitori a livello MICRO sono in grado di influenzare e manipolare i propri figli,
più in grande la scuola è in grado di influenzare e manipolare gli studenti,
e ancora più in grande i media sono in grado di influenzare e manipolare intere popolazioni a livello MACRO.

 

 

1) NOAM CHOMSKY: LE 10 REGOLE DEL CONTROLLO SOCIALE.

E’ COSI’ CHE LE MASSE VENGONO INCONSAPEVOLMENTE PLAGIATE E CONDIZIONATE DALLE ELITES.

Noam Chomsky:

  1. La strategia della distrazione. L’elemento primordiale del controllo sociale, è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élite politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio, o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
  2. Creare problemi e poi offrire le soluzioni. Questo metodo è anche chiamato “problema-reazione-soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico a richiedere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
  3. La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. È in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.
  4. La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. È più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.
  5. Rivolgersi al pubblico come ai bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, più si tende a usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge a una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, a una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziose per guerre tranquille”).
  6. Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione. Sfruttare l’emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un’analisi razionale e, infine, il senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del registro emotivo permette di aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.
  7. Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità. Far sì che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie e i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori”.
  8. Stimolare il pubblico ad essere compiacente con la mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…
  9. Rafforzare l’auto-colpevolezza. Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s’incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!
  10. Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élite dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica sia psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore e un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su se stesso.

Fonti (vedi anche sezione “Fonti di riferimento“): Noam Chomsky.

 

 

2) NOAM CHOMSKY: IL PRINCIPIO DELLA RANA BOLLITA.

METAFORA PROPOSTA DA CHOMSKY PER DESCRIVERE LA MODALITA’ UTILIZZATA DALLE ELITE DOMINANTI PER “RIBOLLIRE” I POPOLI.

NOAM CHOMSKY: “Se prendi una rana e la butti a bollire dentro un pentolone direttamente nell’acqua calda, la rana scottata, si accorge del pericolo e scappa.
Ma se tu la rana la immergi nella pentola con l’acqua ancora fredda, e poi procedi alla cottura riscaldando l’acqua un po’ alla volta, accadrà che la rana entro un certo tempo si ritroverà a bollire senza accorgersi di nulla.
La ragione di ciò è molto semplice:
La rana viene inizialmente tratta in inganno dal tepore dell’acqua che la incentiva a restare nel pentolone.
Poi accade che una volta che la temperatura sarà salita quanto basta per intontire la rana, la rana non avrà più le forze per saltare fuori dalla pentola finendo bollita, esattamente come era stato pianificato al principio.”

Credo ci sia poco da aggiungere: Il principio è tanto chiaro quanto semplice.
Un caso emblematico dell’applicazione di questa modalità, la possiamo riscontrare ad esempio in Europa allorché il commissario Europeo Jean-Claude Juncker, alla rivista “Spiegel”, rivelò apertamente l’utilizzo mirato di questa prassi:

JEAN-CLAUDE JUNCKER:  “Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno“.

Più chiaro di così!

Scritto da: Cristian Minerva
Fonti: Noam Chomsky.  Jean-Cloude Juncker

 

 

3) GEORGE ORWELL: LE MASSE NON SI RIBELLANO PERCHE’ SONO INCONSAPEVOLI DELL’OPPRESSIONE SUBITA.

COME CI SI PUO’ RIBELLARE AD UNA OPPRESSIONE SE NON CI SI RENDE NEANCHE CONTO DI ESSERE OPPRESSI?

Orwell scrisse che:

GEORGE ORWELL: “Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea, in realtà fino a che non si consente loro di poter fare un confronto che gli consenta di acquisire coscienza di essere oppresse.” (Cit: George Orwell 1984).

Questa verità è riscontrabile oggi più che mai.
Attualmente interi popoli sono compressi verso il basso a mezzo di manovre oppressive imposte dai ricatti della finanza, eppure le persone non si rendono conto dell’oppressione in quanto la stessa è mascherata sotto le false vesti di una crisi amministrativa.
Pensateci bene:
Se non sai di essere oppresso perchè nemmeno te ne stai rendendo conto, come puoi ribellarti? Ti ribelli per cosa? E con Chi?
Lo puoi fare solamente nel momento in cui qualcuno si prende la briga di spiegarti cosa in realtà stia accadendo,  facendotene prendere consapevolezza.
A quel punto non appena la consapevolezza sarà dilagata fra la maggioranza delle persone, la ribellione sarà sistematica (diciamo ribellione per modo di dire, visto che attualmente con le costituzioni democratiche, nel momento in cui la maggioranza delle persone converge su un’ idea, questa idea si può materializzare attraverso un semplice voto elettorale).
Ebbene:
Provate a fare prendere coscienza di ciò molto semplicemente ad un vostro generico interlocutore, lui capisce pacificamente ciò che gli hai appena spiegato, e poi lui invece che correre a fare acquisire consapevolezza agli altri, ti risponde:
“Ma tanto non serve perchè la gente comunque non si ribella….”
Capite l’incongruenza?
Non solo:
Dal loro punto di vista il problema risiederebbe nell’ineguatezza generale di tutte le altre persone che gli stanno intorno, considerate nella loro maggioranza non all’altezza per comprendere il tipo di argomenti in discussione.
C’è un particolare che stona:
Tutte le persone sensibilizzate, tutte quante capiscono con estrema semplicità l’argomento in discussione (del resto si tratta di concetti molto logici ed intuitivi), ne condividono a pieno i contenuti, ma poi cadono tutte quante nello sesso tranello di ritenere gli altri incapaci.
In sostanza:
Se un campione di 100 persone viene interpellato, e  il 100% di esso risulta comprendere a pieno i contenuti dell’argomento in discussione, nel momento in cui le stesse 100 persone ritengono tutti gli altri incapaci di capire, questa loro presunta visione si dimostra totalmente smentita dai fatti.
Questo comportamento non è coerente.
E magari queste sono le stesse persone che poi sono convinte che le cose oggigiorno non vadano bene per colpa degli altri, perchè gli altri sono pecoroni, perchè gli altri sono somari, gli altri, sempre gli altri.
Provate a mettervi alla prova voi stessi e verificate il vostro comportamento, potreste scoprire di essere proprio voi stesse quel tipo di persona lì.
Se hai preso consapevolezza e non stai ancora sensibilizzando nessuno, aimè significa che sei anche tu così, e allora la colpa non è più degli altri, ma è tua.

Scritto da: Cristian Minerva

Fonte: George Orwell

 

 

Nota Bene: Tutti gli articoli presenti all’interno del sito “CRISTIAN MINERVA”, sono stati elaborati sulla base di pubbliche informazioni comunemente reperibili sul web (e dunque considerate di pubblico dominio), e sono stati scritti avvalendosi di tutte le fonti a loro volta citate. 

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Cristian Minerva

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