“MADE IN ITALY” perduto

Sequenza degli articoli:

  • INTRODUZIONE: Made in Italy perduto in sintesi.
  1. LA CRISI INDEBOLISCE LE PMI ITALIANE, E I GROSSI GRUPPI INTERNAZIONALI POSSONO COSI’ SACCHEGGIARCI A MAN BASSA.
  2. “MADE IN ITALY” passato in mani estere.
  3. LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO (nel 2023): “L’ITALIA NON HA PIÙ UNA INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA ED È DEBOLE…”

 

 

INTRODUZIONE: Made in Italy perduto in sintesi.

Le aziende italiane si ritrovano ad essere assorbite dalla concorrenza estera a causa della combinazione dei 2 fattori MACROeconomici più volte segnalati in questo sito:

  1. CAMBIO SOPRAVVALUTATO: L’Italia sta operando con tutto il Made in Italy rincarato verso i mercati globali in una forchetta che oscilla tra il 20% e il 30% a seconda della valuta che si prende come riferimento.
  2. POLITICHE RESTRITTIVE: L’Italia è da oltre 30 anni che sta attuando politiche economiche restrittive che affossano l’economia.

Nella pag. Dimostrazione EurExit sono raccolte tutte le prove dimostrative del caso.

 

 

1) LA CRISI INDEBOLISCE LE PMI ITALIANE, E I GROSSI GRUPPI INTERNAZIONALI POSSONO COSI’ SACCHEGGIARCI A MAN BASSA.

PROCESSO DI DEINDUSTRIALIZZAZIONE ITALIANA INIZIATO NEGLI ANNI 80′ COL DIVORZIO TESORO-BANKITALIA, E PROSEGUITO COL SISTEMA EUROMONETARIO (EURO/SME).

A seguire alcuni esempi di aziende italiane passate in mano estera (solo dal 2008 al 2012 sono 437), testimonianza del processo di deindustrializzazione del nostro paese iniziato negli anni ’90 in seguito alla così detta OPERAZIONE BRITANNIA,  progetto per la deindustrializzazione dell’Italia promosso nel 1992 dai principali esponenti della City (cioè il mondo finanziario londinese/internazionale), sull’omonimo panfilo della corona inglese.
L’operazione fu pianificata e poi attuata con la complicità dei manager pubblici italiani rappresentanti del governo di allora, e personaggi che poi sarebbero diventati ministri o direttori generali nei governi AMATO, DINI, CIAMPI, PRODI, D’ALEMA nonché l’attuale presidente della BCE MARIO DRAGHI.
Gli accordi europei prevedevano ed hanno determinato la progressiva deindustrializzazione del nostro paese nonchè la svendita dell’Italia attraverso la cessione dei principali asset pubblici (Autostrade, Autogrill, Eni, Enel, Telecom, IRI, Comit, IMI, INA, industria siderurgica, industria alimentare ecc. ecc.) che avrebbero dovuto sostenere il bilancio economico dello Stato negli anni a venire.

NOTA BENE: Negli anni 90 i governi di centro sinistra procedettero a privatizzare gran parte delle imprese pubbliche sostenendo che tali asset così detti “carrozzoni” appesantivano il bilancio statale, mentre i dati ci dicono al contrario che proprio quei “carrozzoni”, come visto nel grafico della produzione industriale nella pag. “GRAFICI DIMOSTRATIVI”, erano quelli che fino a quel momento, avevano consentito al nostro paese di primeggiare nella classifica della produzione industriale fra tutti i paesi d’Europa.

Scritto da: Cristian Minerva

Fonti: Vedi voci “DEINDUSTRIALIZZAZIONE ITALIA” e “OPERAZIONE BRITANNIA-1992“.

 

 

2) “MADE IN ITALY” PASSATO IN MANI ESTERE

ELENCO CRONOLOGICO DELLE AZIENDE SALIENTI.

“MADE IN ITALY” passato in mani straniere:

1993
•IRI, da cui le cessioni:
•ITALGEL (acquisita dalla svizzera Nestlè) che comprende: GELATI MOTTA, ANTICA GELATERIA DEL CORSO, LA VALLE DEGLI ORTI, GRUPPO DOLCIARIO ITALIANO (Motta, Alemagna).

1995
• STOCK (venduta alla tedesca Eckes A.G., poi acquisita dagli americani della Oaktree Capital Management).

1996
BIRRA MORETTI (Heineken, Olanda: oltre a MORETTI il gruppo olandese possiede anche i marchi italiani BAFFO D’ORO, CERVISIA, DREHER, ICHNUSA, BIRRA MESSINA, PRINZ, SAN SOUCI, VON WUNSTER).

1998
• LOCATELLI (venduta a Nestlè, poi acquisita dalla francese Lactalis).
• SAN PELLEGRINO (acquisita dalla svizzera Nestlè).
LAMBORGHINI (ceduta prima agli Stati Uniti, poi ad un gruppo di investitori indonesiani ed infine nel ’98 al Gruppo Volkswagen – Germania).

1999
• ALGIDA (acquistata dalla anglo-olandese Unilever).

2000
• EMILIO PUCCI (Arnault, Francia).
• FIAT FERROVIARIA (Alstom, Francia).

2001
• BOTTEGA VENETA (Francia).
FENDI (Lvmh, Francia).

2003
• SPS ITALIANA PACK SYSTEMS  (Usa).
• PERONI (acquisita dall’azienda sudafricana SABMiller).
• INVERNIZZI (acquisita dalla francese Lactalis, dopo che nel 1985 era passata alla Kraft).

2005
• ACCIAIERIE LUCCHINI (Russia).
• BENELLI (Cina).

2006
• GALBANI (acquisita dalla francese Lactalis).
• CARAPELLI (acquisita dal gruppo spagnolo SOS).
• SASSO (acquisita dal gruppo spagnolo SOS).
• FATTORIE SCALDASOLE (venduta a Heinz, poi acquisita dalla francese Andros).

2007
•SERGIO TACCHINI  (venduta ai cinesi di Hembly).

2008
•OSVALDO CARIBONI  (Alstom, Francia).
• BERTOLLI (venduta a Unilever, poi acquisita dal gruppo spagnolo SOS).
• RIGAMONTI SALUMIFICIO SPA (divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese Hitaholb International).
• ORZO BIMBO (acquisita da Nutrition&Santè S.A. del gruppo Novartis).
• ITALPIZZA (ceduta all’inglese Bakkavor acquisitions limited).

2009
• FIAT AVIO – divisione Fiat per il settore aerospaziale (Usa,Inghilterra).
• DELVERDE INDUSTRIE ALIMENTARI SPA (la società della pasta è divenuta di proprietà della spagnola Molinos Delplata Sl che fa parte del gruppo argentino Molinos Rio de la Plata).
• SAECO – macchine caffè  (venduta alla olandese Philips).
• SAFILO – occhiali fashion (venduta alla olandeseHal investments).

2010
• FASTWEB (Svizzera, aveva già parte delle azioni dal 2007).
• BELFE (Sud Corea).
• LARIO (Sud Corea).
• BOSCHETTI ALIMENTARE – confetture –  (cessione alla francese Financière Lubersac che detiene il 95%).
• FERRARI GIOVANNI INDUSTRIA CASEARIA SPA (ceduto il 27% alla francese Bongrain Europe Sas).

2011
•BULGARI (Francia).
•BRIONI (Francia).
•WIND (Russia, prima Egitto).
•EDISON (Francia).
•MANDARINA DUCK (Sud Corea).
•LOQUENDO – leader nelle tecnologie di riconoscimento vocale (Usa).
• PARMALAT (acquisita dalla francese Lactalis).
• GANCIA (acquisita al 70% dall’oligarca russo Rustam Tariko).
• FIORUCCI – salumi (acquisita dalla spagnola Campofrio Food Holding S.L.).
• ERIDANIA ITALIA SPA (la società dello zucchero ha ceduto il 49% al gruppo francese Cristalalco Sas).
•GRUPPO COIN – Ovs , Coin, Upim etc.  (Dal 2011 la maggioranza delle azioni del gruppo è in mano al fondo di private equity inglese BC Partners).

2012
• STAR – controlla i marchi RisoChef, Pummarò, Sogni d’Oro, GranRagù Star, Orzo Bimbo ed Olita (passata al 75% nelle mani spagnole del Gruppo Agroalimentare di Barcellona – Gallina Blanca).
• DUCATI (Germania).
• VALENTINO (Qatar).
• FERRETTI – nautica (Cina).
• COCCINELLE  (Sud Corea).
• SIXTY – proprietaria dei marchi Miss Sixty e Energie (Cina).
• PELATI AR – ANTONINO RUSSO (nasce una nuova società denominata “Princes Industrie Alimentari SrL”, controllata al 51 per cento dalla Princes controllata dalla giapponese Mitsubishi).
• ESKIGEL – produce gelati in vaschetta per la grande distribuzione – Panorama, Pam, Carrefour, Auchan, Conad, Coop (ceduta agli inglesi con azioni in pegno d un pool di banche).

2013
• RICHARD GINORI (venduta a Gucci che a sua volta è stata acquisita dal gruppo francese Kering).
• GUCCI (Kering, Francia).
• LORO PIANA  (Lvmh, Francia).
• PERNIGOTTI (Turchia).
• CHIANTI CLASSICO – azienda agricola del Gallo nero docg Cina).
• POMELLATO (Kering, Francia).
• RISO SCOTTI (il 25% è stato acquisito dalla società alla multinazionale spagnola Ebro Foods).
• PASTICCERIA CONFETTERIA COVA (pacchetto di maggioranza LVMH – Francia).
• TELECOM (Telefonica, Spagna).

e molte altre ancora… La lista è lunghissima ed in vertiginoso aumento!

Nota Bene: Si fa notare che quando un’azienda nazionale passa in mani estere, gli utili  vengono trasferiti nel paese di appartenenza della società acquisitrice.

Scritto da: Cristian Minerva.

Fonti varie fra cui:  Elaborazioni Coldiretti, Il Sole 24 Ore, Wikipedia, Goofynomics, Nanopress, ed altre.

 

 

3) LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO (nel 2023): “L’ITALIA NON HA PIÙ UNA INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA ED È DEBOLE…”

DICHIARAZIONE DEL NOTO IMPRENDITORE ITALIANO, nel 2023.

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO: “Noi non abbiamo più una industria automobilistica.
La FIAT non è più italiana.
La FIAT è francese.
Le decisioni vengono prese a Parigi.
L’amministratore delegato è francese.
NON c’è più un centro di ricerca, non c’è più un centro di progettazione delle vetture, e quindi NON c’è un’industria elettronica  perché non c’è più nemmeno la MagnetiMarelli perché è stata venduta, e l’elettronica NON la vediamo solo sulle automobili, lo vediamo in generale, è una perdita per il paese importante.
L’Italia al tavolo di Bruxelles, rispetto ai francesi e ai tedeschi che hanno fior di aziende automobilistiche, oggi è molto molto debole.”

Fonte per MONTEZEMOLO:

 

 

Nota Bene: Tutti gli articoli presenti all’interno del sito “CRISTIAN MINERVA”, sono stati elaborati sulla base di pubbliche informazioni comunemente reperibili sul web (e dunque considerate di pubblico dominio), e sono stati scritti avvalendosi di tutte le fonti a loro volta citate. 

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