Pensioni/Previdenza

Sequenza degli articoli:

INTRODUZIONE: Pensioni/Previdenza in sintesi.
  1. L’ETA’ DI PENSIONAMENTO ITALIANA E’ LA PIU’ TARDIVA DELL’UE.
  2. UNO STATO: PRIMA SPENDE, PAGANDO PENSIONI, SERVIZI PUBBLICI, ecc ecc, POI TASSA. NON VICEVERSA.
  3. RISPETTO AGLI ANNI ’70, LA PRODUTTIVITA’ E’ AUMENTATA DI CENTINAIA DI VOLTE: SIGNIFICA CHE OGGI AVREMMO DOVUTO LAVORARE MENO E ANDARE IN PENSIONE PRIMA, E NON IL CONTRARIO!
  4. 2011, UNO STUDIO TEDESCO RIVELA CHE IL SISTEMA PENSIONISTICO ITALIANO SIA PIU’ SOSTENIBILE DI QUELLO DELLA GERMANIA.

 

 

INTRODUZIONE: Pensioni/Previdenza in sintesi.

In MACROeconomia uno Stato

  • Prima distribuisce i soldi attraverso la SpesaPubblica (pagando pensioni, stipendi, e ServiziPubblici in genere).
  • Poi ritira i soldi indietro attraverso le Tasse (dirette, indirette, piuttosto che contributi).

NON viceversa.
L’insostenibilità del SistemaPensionistico sarebbe teorizzata dalla dottrina NeoLiberista secondo l’assunto (fallace) che il ciclo economico/monetario di uno Stato funzioni alla rovescia, ovvero che lo Stato prima Tassi e poi Spenda, il che é fisiologicamente errato giacchè sarebbe come pensare che nel gioco del Monopoli, il Banco(Stato) ritiri i soldi dai giocatori senza prima averglieli distribuiti.
Oppure come ritirare i biglietti di un concerto in uno stadio, senza averli prima distribuiti agli spettatori.
E’ inequivocabile che i soldi vadano sempre prima distribuiti (con la SpesaPubblica), per poi poter essere ritirati indietro (con le Tasse).
Matematico.

 

 

1) L’ETA’ DI PENSIONAMENTO ITALIANA E’ LA PIU’ TARDIVA DELL’UE.

SINTESI DELL’ARTICOLO SU “SCENARI ECONOMICI”, QUI L’ORIGINALE.

Chi propone la tesi sull’età effettiva italiana di pensionamento ancora troppo bassa, utilizza spesso dati vecchi o addirittura falsi (cfr Boeri per Il Sole24Ore, che ha addirittura affermato che “i tedeschi vanno in pensione a 65 anni” mentre OCSE 2016 riporta 63,2 anni).
In un caso un fact checker (lavoce.info) ha addirittura scambiato i dati medi OECD quinquennali, riferiti al periodo 2011-2016, per “dati 2014”, confrontando quindi dati disomogenei e falsando il fact checking.
dati Eurostat sono aggiornati al 2012, inutili in quanto resi obsoleti dalle riforme degli ultimi anni (ATTENZIONE: ben 12 riforme!).

Ecco i risultati controfattuali completi (utilizando i dati conformi):

  • L’età legale di pensionamento in Italia (2016) è oggi la più elevata della UE. Fonte: OECD
  • L’età effettiva di pensionamento in Italia è attualmente (primo semestre 2017, vecchiaia e anzianità, media maschi/femmine, lavoratori dipendenti) di 62,6 anni, superiore alla media UE-15 (2016) di 62,4 anni, e pari alla media di tutti i paesi europei facenti parte dell’OCSE, a 62,7. Fonti: INPSOECD
  • Le proiezioni della Commissione Europea mostrano che l’età effettiva di pensionamento in Italia sarà a breve (2020) la più elevata dei paesi UE – tranne Polonia e Olanda, e sempre più elevata della media europea. Fonte: Commissione Europea, Ageing Report 2014.

Qui tabelle riassuntive:

Etá effettiva secondo OECD (medie calcolate da SE)

Proiezioni CE sull’età effettiva di pensionamento 2020, 2040 e 2060 (medie calcolate da SE)

Le proiezioni della Commissione Europea sull’età effettiva di entrata in pensione tra 2020 e 2060.

Conclusione:

L’affermazione che gli italiani vanno ancora in pensione troppo presto rispetto al resto d’Europa è falsa.
Non solo:
La tendenza al rapido innalzamento ci porterà in pochi anni in testa all’Europa per età effettiva di entrata in pensione.

Scritto da: Cristian Minerva

Fonti: INPSOECD.  Studio della Commissione Europea (2015)  The 2015 Ageing Report, Economic and budgetary projections for the 28 EU Member States (2013-2060).   Art. su Scenari economici  #FAKENEWS E PENSIONI: IL FACT CHECKING DI SCENARI ECONOMICI

 

 

2) UNO STATO: PRIMA SPENDE, PAGANDO PENSIONI, SERVIZI PUBBLICI, ecc ecc, POI TASSA. NON VICEVERSA.

LE PENSIONI SEMBRANO UN COSTO PERCHE’ VIENE RACCONTATO IL CICLO ROVESCIATO.

Si tratta dello stesso “trucco” che affligge tutti i servizi pubblici in genere.
Viene raccontato che lo Stato:

  • – Prima ritira i soldi con le sue Entrate (Tasse, imposte, ecc). e
  • – Dopo distribuisce i soldi con le Uscite (Spesa pubblica, PENSIONI, servizi, infrastrutture).

Invece come detto 1000 volte, accade esattamente l’opposto:

  • – Prima spende. e
  • – Poi Tassa.

E i soldi che restano in circolo, sono la Base Monetaria che resta in circolo nelle tasche dei cittadini sotto forma di Risparmi privati (Altro che: “La spesa pubblica è un costo!”).
Da qui è facile intuire che l’assunto secondo cui:
“Sono i lavoratori di oggi che stanno pagando le pensioni agli attuali pensionati…”
E’ totalmente fuorviante!
Ricordiamo per l’ennesima volta che:
L’azione di bilancio pubblica:

  • – NON ha l’obbiettivo di portare in equilibrio i conti, bensì:
  • – Ha l’obbiettivo di portare in equilibrio il sistema economico (Persone-Prodotti-Moneta).

al fine di ottenere che tutte le persone possano tutte quante lavorare, per produrre/consumare, così da consentire che tutti dispongano dei soldi per poter accedere a tutti i servizi primari di cui necessitano (Piena capacità/occupazione).

Scritto da: Cristian Minerva
Fonti: Costituzione italiana.  Modern Money Theory.

 

 

3) RISPETTO AGLI ANNI ’70, LA PRODUTTIVITA’ E’ AUMENTATA DI CENTINAIA DI VOLTE: SIGNIFICA CHE OGGI AVREMMO DOVUTO LAVORARE MENO E ANDARE IN PENSIONE PRIMA, E NON IL CONTRARIO!

SICCOME LA RICCHEZZA GLOBALE E’ AUMENTATA PROPRIO DI QUELLE CENTINAIA DI VOLTE, SIGNIFICA CHE LA STORIA CHE DOBBIAMO FARE SACRIFICI E’ UN DOGMA.

Il calcolo è molto elementare:
Negli anni ’70 il lavoratore medio lavorava le sue ore sindacali, e da solo manteneva tutta la famiglia, potendo andare in pensione all’età prestabilita.
Siccome la produttività è aumentata di centinaia di volte, significa che:
Oggi (2020) lo stesso lavoratore avrebbe dovuto lavorare in proporzione decine di volte meno (pagato di più!), andando in pensione anticipata rispetto al suo alterego revival.
Invece sta succedendo l’esatto opposto, benchè tutti gli indicatori economici ci dicano che il livello di ricchezza globale e di potenzialità tecnologica complessiva si sia moltiplicato esattamente di quelle centinaia di volte misurate sopra.
E sono gli stessi indicatori economici ad informarci che le ricchezze ed i poteri si stiano rapidamente concentrando nelle mani di una cerchia sempre più ristretta di individui facenti capo a

***I famosi mercati finanziari di cui tutti sentite parlare (Fonte: IlSole24Ore, Disuguaglianze, in 26 posseggono le ricchezze di 3,8 miliardi di persone.)***

Ovvero, la stessa organizzazione di persone (i mercati finanziari sono composti da persone Nome e Cognome) che ci chiede i sacrifici e ci rimprovera di andare in pensione sempre più tardi (invece che sempre più presto).
Sapete cosa significa questo?
Significa che queste persone, NON solo ci stanno rubando i soldi…
Ma ci stanno rubando la vita!

Scritto da: Cristian Minerva
Fonti: Silvano Agosti –  Il discorso tipico dello schiavo

 

 

4) 2011, UNO STUDIO TEDESCO RIVELA CHE IL SISTEMA PENSIONISTICO ITALIANO SIA PIU’ SOSTENIBILE DI QUELLO DELLA GERMANIA

ARTICOLO DEL 20/12/2012 SU “IL GIORNALE”, di Stefano Filippi.

IL GIORNALE, 20/12/2012:  La ricerca ha un annetto sulle spalle, ma questo paradossalmente rafforza il suo valore. Tanto più che è stata condotta da un ente di studi tedesco, la Stiftung Marktwirtschaft (Fondazione per l’economia di mercato) di Berlino diretta dagli economisti Michael Eilfort e Bernd Raffelhüschen.

Lo studio, sancisce che il Paese europeo più virtuoso sul fronte del debito pubblico è proprio la povera Italia, molto migliore della Germania. E questo valeva secondo i dati del 2010, quando al governo c’era ancora il centrodestra, non l’esecutivo tecnico di Napolitano e Monti.

La fondazione ha stilato una classifica della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche dei 12 stati fondatori dell’euro. Essa considera il debito pubblico comunemente inteso, che i ricercatori tedeschi definiscono «esplicito» (che da noi rappresenta circa il 120 per cento del prodotto interno lordo), assieme a quello «implicito» legato all’invecchiamento della popolazione: in buona sostanza, significa la spesa per pensioni, sanità e assistenza che si prevede di dover pagare in futuro.
E qui viene il bello. Perché l’Italia, anche senza la riforma pensionistica del ministro Fornero e tantomeno le ripetute stangate fiscali degli ultimi 12 mesi, presentava il migliore indice di sostenibilità rispetto al Pil

  • Italia 146% seguita dalla
  • Germania 192,6%.
  • La Francia è a quota 337,5%,
  • la Spagna a 548,5%, chiude
  • L’Irlanda a 1497,2%.

I dati tedeschi si spiegano con una previsione di aumento del debito futuro provocato da riforma fiscale, riforma pensionistica espansiva (integrazione degli assegni minimi) e incremento delle prestazioni sanitarie per la terza età. Secondo la fondazione berlinese, nel 2050 Stato e Länder tedeschi spenderanno 1.360 miliardi di euro per pensioni e stipendi dei dipendenti pubblici che va a sommarsi a un debito «esplicito» attuale di circa 1.900 miliardi.

La situazione è molto diversa in Italia. Pur appesantiti dal secondo debito pubblico «esplicito» dopo quello greco, da noi si prevede un aumento molto contenuto della spesa pubblica (pensioni, sanità, assistenza) per gli anziani. «L’Italia – si legge nello studio – non solo precede chiaramente la “locomotiva” Germania ma anche tutti gli altri stati dell’eurozona» perché «può contare, a lungo termine, su uno sviluppo positivo delle finanze pubbliche».

La ricerca della Stiftung Marktwirtschaft fissa nel 146 per cento del Pil (118,4 «esplicito» più 27,6 «implicito») il «vero» debito italiano: il migliore d’Europa. La Germania unisce un 83,2 «esplicito» al 109,4 per cento «implicito». Totale: 192,6 per cento, peggiore del 30 per cento rispetto all’Italia. Al penultimo posto, addirittura peggiore della Grecia, si piazza il virtuosissimo Lussemburgo, Paese modello, che presenta un debito pubblico «esplicito» pari ad appena il 19,1 per cento del Pil: un’inezia. Ma sotto il Granducato sta per esplodere una bomba demografico-previdenziale che fa schizzare il rapporto di sostenibilità a quota 1.115,6.

Se le cose andranno sempre meglio con il passare del tempo, il rovescio della medaglia italiana riguarda il presente. «Vista la bassa crescita, gli avanzi primari basteranno al massimo a stabilizzare il debito pubblico nei prossimi anni, ma resteranno ben lungi dal ridurlo in modo significativo», si legge nel report della fondazione tedesca.
I problemi sono due: l’ammontare del debito «esplicito» e le prospettive della finanza pubblica a breve termine. Che poi sono gli elementi «cui purtroppo guardano i mercati, i quali ragionano in orizzonti molto più brevi, non hanno la pazienza di guardare alle prospettive nell’arco di decenni».
Questa osservazione, fatta – lo ricordiamo – alla fine del 2011 su dati 2010, conferma che i sacrifici imposti dal governo Monti per correggere il cattivo andamento dei conti pubblici sono appunto serviti per tranquillizzare i mercati, non per garantire un futuro migliore all’Italia, lungo il quale il Paese era già incamminato.

Fonte:  LINK ARTICOLO ORIGINALE www.ilgiornale.it/news/interni/debito-tedesco-peggiore-nostro-867155.html.

 

 

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