Situazione Giappone

Sequenza degli articoli:

  • 1) GIAPPONE: ENNESIMO CASO DIMOSTRATIVO DI MMT.
  • 2) DEBITO PUBBLICO DEL GIAPPONE AL 250% DEL PIL!  COME SI SPIEGA?

 

 

1) GIAPPONE: ENNESIMO CASO DIMOSTRATIVO DI MMT.

GRAZIE ALLA SUA SOVRANITA’ MONETARIA, IL GIAPPONE E’ OGGI LA TERZA POTENZA ECONOMICA DEL PIANETA.

Il Giappone, come la Cina (vedi pag “Situazione Cina”) è un altro esempio di applicazione della MMT.
Come sappiamo il Giappone faceva parte dei paesi che avevano perso la guerra, e come accade a qualsiasi paese che perde una guerra, anche il Giappone (come la Germania) è stato costretto a ripianare il proprio debito recuperando valuta estera (quella che denominava il suo debito estero) a mezzo di esportazioni.
Da notare il particolare per cui solitamente i paesi impegnati nell’export, sono di fatto i paesi perdenti, mentre quelli importatori sono i vincenti (oggi siamo costretti ad esportare esattamente come se avessimo perso una guerra, pensateci bene…).
E come ha fatto il Giappone a recuperare i soldi necessari a finanziare il suo export?
Grazie alla sua sovranità monetaria.
Se infatti il Giappone non avesse potuto disporre della sua sovranità monetaria, ma avesse dovuto sottostare a restrizioni monetarie tipiche di una qualsivoglia moneta coloniale (vedi Euro o Franco CFA),  il Giappone oggi si ritroverebbe ancora a “coltivare il riso”.
Dunque lo schema è quello solito MMT che come stiamo osservando, è quello che ha caratterizzato tutte le economie del mondo fino ai giorni odierni, da che i modelli economici sono passati dal sistema monetario arcaico Gold Standard, a quello di tipo moderno a moneta fiat.
Modello MMT, lo ricordiamo:

*** Lo Stato crea autonomamente i soldi per impiegare i suoi disoccupati, i disoccupati producono, la produzione creata fornisce il contro-valore alla moneta emessa, poi lo Stato tassa, e i soldi che restano in circolo (debito pubblico/ risparmi privati) saranno quelli che i privati utilizzeranno per produrre il “Made in” nazionale da esportare all’estero; l’esportazione a sua volta rafforzerà la valuta (sui mercati globali), consentendo in fine alla nazione di acquistare le importazioni di cui necessita. ***

Il Giappone non ha mai avuto un mercato dei Titoli di Stato, fino agli anni 80.
Non c’era proprio, non esisteva.
Fino a metà degli anni 80 in Giappone lo Stato creava della moneta (lo Yen) e la distribuiva alle sue principali imprese nazionali (Honda, Toyota, Mitsubishi, ecc).
Non c’era il debito pubblico (in assenza di Titoli di Stato il debito non può essere contabilizzato),  c’era solo il deficit pubblico.
Semplicemente: Lo Stato faceva deficit, e la Banca Centrale sottoposta al suo Stato, gli forniva tutti i soldi necessari stampandoli (moneta fiat).
Tutto questo è andato avanti così fino a che il governo Giapponese non ha ritenuto che le sue imprese nazionali fossero diventate sufficientemente forti da poter affacciarsi sui mercati globali.
Ma fino a quel momento, il Giappone ha attuato una strategia di protezionismo nei confronti dei prodotti esteri che consentisse alle sue imprese di crescere indisturbate.
Fino agli anni ’70 ad es nel mercato Giapponese non entravano macchine estere.
La Toyota, tanto per citare un caso, era una fabbrica di macchine tessili.
Poi lo Stato Giapponese ha deciso di sviluppare una industria automobilistica che avesse potuto competere con la General Motors americana, e così la Toyota è stata prima convertita,  per poi essere sovvenzionata nel suo sviluppo per tutto il tempo necessario a farla diventare abbastanza forte da competere sui mercati internazionali.
Lo schema asiatico sostanzialmente è questo:
Loro tengono protette le loro Industrie fino a che sono deboli, le aprono solo quando diventano più forti della concorrenza straniera, finanziando il loro sviluppo direttamente tramite una rete di banche pubbliche distribuite sul territorio dei vari governi locali.
Poi, solo una volta raggiunto il livello necessario di competitività, i paesi asiatici si aprono ai mercati, non prima.
Per essere però accettati sui mercati internazionali, il Giappone ha dovuto adottare anch’esso lo schema dei Titoli di Stato, che è quello generalmente riconosciuto nel sistema globale, con la conseguente contabilizzazione del suo debito pubblico.
Ma di fatto, nel momento in cui lo Stato Giapponese ha conservato la sua sovranità monetaria, ecco che il suo debito ha continuato ad essere un semplice giro di partita contabile, così come accade anche per tutti gli altri Stati del mondo che possiedono la titolarità della propria moneta fiat (USA, UK, Cina, ecc:).
Non è un caso infatti che con un rapporto debito/PIL al 250% , il Giappone paghi tassi di interesse praticamente pari a 0.
E’ il Giappone stesso a stabilire autonomamente il suo tasso di interesse (così come lo era anche per l’Italia prima del divorzio dell’81).
Lo Stato si mantiene saldamente al riparo dei mercati finanziari, adottando lo schema di finanziamento basato sul modello MMT.
Questa sostanzialmente è la vera forza del Giappone (e delle altre potenze asiatiche) e la ragione per cui attualmente è la terza economia del mondo con un tasso di disoccupazione, nonostante la crisi, inferiore al 2%.

NOTA SULL’ECONOMIA DEL GIAPPONE: La ragione per cui anche il Giappone, pur disponendo di una moneta fiat, ha risentito della crisi globale, è dovuta al fatto che il Giappone ha una economia fortemente sbilanciata sull’export (dottrina neo-liberista), che come spiegato, impone ai propri lavoratori di conseguire quell’elevato livello di resa produttiva, indispensabile per riuscire ad “aggredire” i mercati.
La resa produttiva elevata, in realtà è volta ad ottenere un duplice effetto:

  1. Mantenere competitivi i prezzi dei prodotti.
  2. Mantenere bassa la domanda di consumo interna per consentire alle aziende di poter indirizzare i loro prodotti al mercato estero.

In questo modo le aziende hanno la possibilità di invadere i mercati con una maggiore quantità di merci convenienti che i loro cittadini hanno lasciato disponibili per insufficienza di reddito.
D’altro canto, per ottenere che un paese possa esportare il 50 o 60% della propria produzione, è necessario fare in modo che tale produzione non deva essere assorbita dalla richiesta interna.
Da qui, si può comprendere come in realtà i veri benefici dell’export, siano tali solo sulla carta.
Il grosso dei guadagni si concentra nelle mani di una ristretta classe dirigente mentre ai cittadini/ lavoratori viene lasciato il minimo indispensabile stabilito dalle logiche spietate dei business.
Dunque il Giappone si è trovato a subire la crisi perché le sue merci alla fine non sono potute essere assorbite, ne da una parte (domanda estera) a causa della recessione globale, ne dall’altra (domanda interna) a causa dei bassi salari (e la stessa regola vale esattamente anche per l’economia della Germania!).
Questo fino a che il governo Giapponese non ha deciso di abbandonare le politiche neoliberiste, a favore di quelle MMT.

Scritto da: Cristian Minerva
Fonti: Video su Youtube “Zibordi spara a zero sul Debito Pubblico!“.  Video su Youtube “La crescita “eretica” del Giappone di Abe“.

 

 

2) DEBITO PUBBLICO DEL GIAPPONE AL 250% DEL PIL!  COME SI SPIEGA?

IL DEBITO DEL GIAPPONE E’ DENOMINATO IN YEN E DUNQUE NON E’ VERO DEBITO DA RESTITUIRE A QUALCUNO.

Nel 2011 in Italia saltava il governo Berlusconi colpevole di un debito al 116% sul PIL.
Nello stesso momento il Giappone aveva un debito al 258%, dunque più del doppio di quello italiano.
Nonostante questo, il Giappone non ha dovuto fare austerità.
Questo perchè il Giappone possiede una sua Banca Centrale ad esso sottoposta che è autorizzata ad acquistare i titoli di Stato che non vengono assorbiti dal  mercato (ciò che accadeva in Italia prima del “Divorzio” del 1981).
E’ così che il Giappone ha potuto attuare una politica economica di tipo opposto rispetto a quella intrapresa dall’Italia.
Da notare che la politica economica intrapresa dall’Italia fu dettata dai mercati, così come predica l’ideologia neoliberista.
La politica intrapresa dal Giappone invece è stata invece dettata dall’interesse nazionale che come riscontrato, va in direzione opposta all’interesse dei mercati finanziari (ma che strano).
La differenza fra l’economia dettata dai mercati e quella intrapresa dal Giappone è sostanziale:
Mentre il dogma neoliberista dei mercati impone una politica restrittiva fatta di riduzione del deficit, di riduzione della spesa pubblica, riduzione delle pensioni, riduzione della spesa pubblica/deficit pubblico in genere, il Giappone ha fatto esattamente la cosa opposta, ovvero ha stampato soldi nuovi, facendo Quantitative Easing, e mettendo le risorse finanziarie, non nelle mani delle banche, ma bensì nelle mani del governo il quale ha provveduto ad impiegare le nuove risorse introducendole nella sua economia a mezzo di aumento della spesa pubblica espandendo il suo deficit (politica espansiva).
In sostanza lo Stato Giapponese ha operato per sviluppare il mercato interno a mezzo di aumento della domanda interna, mentre l’ideologia neomercantile neoliberista (quella dell’UE dei mercati imposta all’Italia), professa un intervento nella direzione opposta, ovvero, distruzione della domanda interna per rivolgersi alle esportazioni.
I risultati sono emblematici e sentenziano su come vadano realmente le cose in materia macroeconomica degli Stati (la famosa differenza che passa fra la teoria e la pratica):
L’economia del Giappone si è risollevata, mentre quella italiana è affondata (vedi pag “Grafici dimostrativi“).
Il Giappone dunque ha raggiunto gli obbiettivi che si era prefissato, e cioè:
– L’aumento del PIL.
– L’aumento dell’occupazione.
– Recupero in mani nazionali del proprio debito pubblico.
ATTENZIONE: A dispetto di quello che si sente spesso dire, anche il debito Giapponese fino a qualche anno fa era detenuto in parte da soggetti stranieri (questo perchè il luogo comune vuole che il debito del Giappone è sempre stato sostenibile poichè sempre tutto in mano Giapponese:  ebbene: NON era esattamente così).
Oggi effettivamente, in seguito al QE, lo Stato Giapponese si è reimpossessato praticamente interamente del suo debito:
La BC ha comprato Titoli di Stato nazionali per una quantità pari a tutto il PIL Giapponese.
Attualmente lo Stato Giapponese detiene il 60% del suo debito, il resto è detenuto in gran parte da cittadini ancora Giapponesi.
Gli interessi che maturano sui titoli in mano alla BC, sono percepiti dallo Stato medesimo, il che come ripetuto più volte dimostra che si tratta di una semplice partita di giro contabile laddove il debito in valuta nazionale di fatto non esiste.
Stesso discorso per gli interessi maturati sui titoli in mano ai giapponesi, i quali vengono riscossi dai giapponesi stessi.
Per quanto riguarda i titoli in mano a soggetti stranieri, il discorso cmq non cambia: fino a che i titoli sono denominati in valuta nazionale, il debito non è vero debito perchè lo Stato emettitore della sua valuta fiat risulta fattualmente sempre solvibile (detto in altri termini:  lo straniero detentore di Titoli Giapponesi in Yen, potrebbe portare la cedola dei suoi titoli nel posto più sperduto della terra, ma gli Yen dei suoi Titoli resteranno sempre registrati sui conti della BC Giapponese risultando sempre come attivo nella somma dei risparmi privati registrati sui conti della BoJ – il deficit/debito pubblico è sempre il credito del settore privato).

NOTA BENE: Stando alla convenzionale dottrina neoliberista, la manovra espansiva del governo Giapponese avrebbe dovuto far esplodere il livello dell’inflazione, cosa che non solo non è successa, ma addirittura il Giappone sta ancora perseguendo una politica di sollevamento della sua inflazione la quale continua a persistere su livelli ancora troppo bassi (considerando il target del famoso 2%).
Anche il rapporto debito/ PIL Giapponese stando alle profezie liberiste sarebbe dovuto precipitare mentre invece è rimasto invariato, a differenza ad es di quello Italiano che in seguito alle ricette liberiste è sprofondato (siamo passati dal 116% a oltre il 130%) insieme al resto di tutti gli altri nostri principali indicatori economici (vedi art. “MONTI PRIMA E DOPO” nella pag “Grafici dimostrativi“).

Scritto da: Cristian Minerva
Fonti: Video su YouTube “Zibordi spara a zero sul Debito Pubblico!”.  Video su YouTube “La crescita “eretica” del Giappone di Abe“.

 

 

Nota Bene: Tutti gli articoli presenti all’interno del sito “CRISTIAN MINERVA”, sono stati elaborati sulla base di pubbliche informazioni comunemente reperibili sul web (e dunque considerate di pubblico dominio), e sono stati scritti avvalendosi di tutte le fonti a loro volta citate. 

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