Situazione Inghilterra

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  • LA DEINDUSTRIALIZZAZIONE TATCHERIANA DEGLI ANNI ’80 (a cura di MoviSol/EIR).

 

 

LA DEINDUSTRIALIZZAZIONE TATCHERIANA DEGLI ANNI ’80 (a cura di MoviSol/EIR).

GRAN BRETAGNA VITTIMA DELLA RIVOLUZIONE LIBERISTA FINANZIARIA (Stralcio dell’art. tratto dal sito MoviSol/EIR)

– La globalizzazione e il “Big Bang” londinese:

La formula che gli anglo-americani tentano oggi di spacciare ai governi di tutto il mondo, convincerli cioè a svendere i patrimoni dello stato per ottenere qualche liquido con cui far fronte al dissesto del bilancio ed al tempo stesso “promuovere la competitività”, fu collaudata dalla finanza londinese alla fine del 1979, in particolare dalla N.M. Rothschild & Co., che coordinò la svendita generale per conto del governo della “Lady di Ferro”.

Così un ristretto gruppo di finanzieri ha dominato per quasi 12 anni l’economia inglese.
Principalmente si tratta di esponenti della Società Mont Pelerin, come i consiglieri della Tatcher Karl Brunner, sir Alan Walters, lord Harris of High Cross ed altri ancora.
La Società Mont Pelerin è stata presieduta internazionalmente fino a poco tempo fa dall’economista arciliberista Milton Friedman, ascoltatissimo dal Presidente Ronald Reagan (Friedman è l’architetto della politica economica imposta al Cile dalla dittatura di Augusto Pinochet).

Sotto la rivoluzione “liberistica” imposta dalla Thatcher sono state messe all’asta le imprese migliori dell’Inghilterra, dalla British Petroleum alle compagnie del gas e dell’acqua, fino alla industria militare Vickers.
Da quando la Thatcher è stata costretta ad andarsene vengono pian piano alla luce informazioni sempre più precise di come ad arricchirsi spudoratamente in quella “privatizzazione” furono principalmente gli amici della Lady di Ferro.

D’altro canto quel “collaudo” dimostra come non sia affatto vero che l’industria, una volta privatizzata, diventi più efficiente.
Dopo 13 anni di thatcherismo, quella britannica è la più arretrata tra le grandi economie europee (NB: stiamo parlando degli anni ’90, [n.d.a]).
Negli investimenti per la Ricerca e Sviluppo del settore macchine industriali ed automobile, l’Inghilterra è stata superata anche dall’Italia (NB: Sempre anni ’90 [n.d.a.]).
L’essenza del “liberismo” thatcheriano è dare la priorità assoluta alla finanza, a scapito dello sviluppo industriale dell’economia nazionale.

Questa degenerazione britannica toccò il fondo nell’ottobre del 1986, quando il governo decretò la completa deregolamentazione finanziaria della City di Londra, che fu chiamata il “Big Bang”.
Poco meno di un anno dopo, la borsa di Londra crollò insieme a tutte le altre, travolte dalla frenetica spirale di speculazioni e truffe da essa iniziata.

In Inghilterra il “problema” delle ditte di proprietà statale, come la British Leyland o la Jaguar, non era il fatto che esse fossero di proprietà dello Stato, ma piuttosto che questo Stato, amministrato dal governo della Thatcher, non volle impegnarsi in una oculata politica di pianificazione degli investimenti industriali, cosa caratteristica ad esempio del MITI in Giappone, perché quel governo esprimeva gli interessi dell’alta finanza e non quelli delle capacità produttive del paese.
Oggi però dovrebbe essere chiaro anche ai non addetti che la deregolamentazione finanziaria londinese ha inesorabilmente portato alla rovina economica nazionale.
L’Inghilterra versa nella peggiore crisi economica dagli anni Trenta, con la disoccupazione che è tornata ai livelli del 1979, quando si insediò la Thatcher.
Il deficit del bilancio lievita ad un tasso annuale del 7% del PNL (sempre anni ’90 [n.d.a.]).

Però, contrariamente alla situazione del 1979, oggi il governo britannico non dispone più di una propria base industriale con cui mettere in moto tutta una serie di investimenti nel settore industriale.

Ma, a prescindere dal saccheggio compiuto da sir Jimmy Goldsmith, Jacob Rothschild, lord Hanson e compagnia dietro il paravento del “liberismo ad oltranza”, la privatizzazione decisa della Thatcher va collocata nel contesto della strategia anglo-americana per aprire altre regioni economiche a forme molto sofisticate di saccheggio neo-coloniale, perpetrato con la “mano invisibile” tanto cara alle teorie liberistiche.
Questa “mano invisibile” anglo-americana regola i meccanismi di fusioni ed acquisizioni operate da altri governi nella misura in cui questi sono così stupidi e sprovveduti da richiedere e pagare profumatamente “consulenze finanziarie” proprio a quella cricca di finanzieri.

Scritto da: Stralcio dell’articolo (link nelle fonti) tratto dal sito MoviSol

Fonti: La strategia anglo-americana dietro le privatizzazioni in Italia: il saccheggio di un’economia nazionale

 

 

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Cristian Minerva

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