Storia: Debito pubblico ita

Sequenza degli articoli:

  • INTRODUZIONE: Storia DebitoPubblico ITA in sintesi.
  1. I DATI DIMOSTRANO CHE IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO NON E’ COLPA DI CASTA O SPRECHI, MA DI SOLI INTERESSI BANCARI.
  2. CRONO-STORIA DEL DEBITO PUBBLICO DAL DOPOGUERRA AD OGGI.
  3. Grafici dimostrativi AUSTERITY – CROLLO DEL PIL e PEGGIORAMENTO DEL RAPPORTO DEBITO/PIL.
  4. Grafici dimostrativi EXPORT DENTRO E FUORI DALL’EUROSISTEMA/ SME.

 

 

INTRODUZIONE: Storia DebitoPubblico ITA in sintesi.

E’ vero che la 1^Repubblica faceva eccesso di spese pazze improduttive?

– La versione ortodossa NeoLiberista ritiene che l’eccesso di spese pazze della 1^Repubblica durante gli anni ’70-’80 provocò l’impennata dell’inflazione e del debito.
– La versione eterodossa PostKeynesiana ritiene che l’inflazione degli anni ’70-’80 fu causata dagli shock petroliferi, mentre l’esplosione del debito sarebbe da imputare agli esorbitanti interessi fuori-misura provocati dall’effetto combinato tra divorzio tesoro-BankItalia e SistemaEuroMonetario SME.
Quale versione corrisponde ai fatti?
La testimonianza storica di Federico Caffè (insegnante universitario di Draghi, Galloni, Visco & Co.) ci fornisce un importante metro di riferimento.

 

 

1) I DATI DIMOSTRANO CHE IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO NON E’ COLPA DI CASTA O SPRECHI, MA DI SOLI INTERESSI BANCARI.

LA SPESA PRIMARIA ITALIANA E’ SEMPRE STATA INFERIORE ALLA MEDIA UE.

PREMESSA: L’articolo completo corredato di tabelle e grafici, è alla pag. Dimostraz. causa debito.

Per quelli che:

“Abbiamo pagato tanti interessi, e a tasso molto elevato, per colpa delle mal-condotte della prima repubblica socialista di Craxi & Co. degli anni ’70”- ’80.”

Invece i dati economici ci dicono altro:
Intanto prima del Divorzio del 1981, il rapporto Debito/PIL italiano era al di sotto del 60% (NB: da notare che negli anni ’70 l’Italia fu uno dei paesi maggiormente esposti agli Shock petroliferi a causa dell’arresto dello sviluppo energetico subentrato in seguito all’assassinio di Mattei, situazione estremamente penalizzante che comportò per lo Stato italiano ingenti spese supplementari per far fronte allo spropositato rincaro del greggio).
Poi, nei decenni successivi, ’80 e ’90, la spesa pubblica italiana primaria risulta addirittura inferiore a quella degli altri paesi europei diretti concorrenti.
L’attuale debito pubblico italiano si formò tra gli anni ’80 e ’90, passando dal 57,7% sul Pil nel 1980 al 124,3% nel 1994.
Tale crescita, molto più consistente di quella degli altri Paesi europei, non fu dovuta ad una impennata della spesa dello Stato, che RIMASE SEMPRE AL DI SOTTO DELLA MEDIA UE e dell’EuroZona e, tra 1991 e 2005, sempre al di sotto di quella tedesca.

Da dove derivava allora la maggiore crescita del debito italiano?
Dalla spesa per interessi sul debito pubblico, che fu sempre molto più alta di quella degli altri Paesi, a causa dell’ effetto combinato tra SME e Divorzio Tesoro-BankItalia.
La spesa per interessi, infatti, a causa di questo effetto combinato tra SME e Divorzio, nello stesso decennio ’84-’94 crebbe in Italia molto di più che nel resto d’Europa.

Nel 1993 il divario tra i tassi d’interesse fu addirittura triplo, il 13% in Italia contro il 4,4% della zona euro e il 4,3% della Ue.

LE VERE CAUSE DEL DEBITO:

– Nel 1979 ci fu lo SME (sistema Monetario Europeo):
Lo SME imponeva agli Stati di mantenere la propria valuta in linea con l’ECU, che per lo Stato con valuta leggera significava cercare di appesantirla offrendo tassi di interesse più alti sui propri Titoli.

– Nel 1981 ci fu il Divorzio Tesoro-BankIitalia (col meccanismo di asta marginale):*
Il Divorzio significava che lo Stato NON decideva più il livello dell’interesse sui sui Titoli, i quali venivano decisi dai mercati.

NINO GALLONI: “Se è vero che lo SME imponeva all’Italia di aumentare i tassi di interesse più di quanto fosse il suo reale fabbisogno, è anche vero che senza il divorzio gli interessi NON sarebbero stati così tanto alti come invece si verificò” [Cit. NinoGalloni]).

MORALE: La combinazione tra SME e Divorzio fu la vera causa dell’esplosione del debito pubblico italiano negli anni a venire, ATTENZIONE: benché la spesa pubblica primaria italiana sia sempre rimasta sotto la media europea.

Altro che casta e sprechi…
Tutto il debito è composto da interessi bancari!

Scritto da: Cristian Minerva

Fonte: Dati KeynesBlog,  keynesblog.com/2012/08/31/le-vere-cause-del-debito-pubblico-italiano/.  Vedi anche pag. Dimostraz. causa debito.

 

 

2) CRONO-STORIA DEL DEBITO PUBBLICO DAL DOPOGUERRA AD OGGI.

QUANDO IL PIL CRESCE, IL DEBITO DIVENTA PIU’ PICCOLO, QUANDO IL PIL DECRESCE, IL DEBITO DIVENTA PIU’ GRANDE (A PARITA’ DI SPESA).

PREMESSA: Occorre sempre tenere a mente che quando si parla di debito pubblico, si intende sempre il valore del DEBITO in relazione al PIL.
Vale la regola che:
Se il debito aumenta, ma il PIL cresce in proporzione di più, o molto di più, significa che la situazione del debito migliora (ovvero, il rapporto debito/PIL diminuisce).
E viceversa.

Per codificare l’andamento storico del debito pubblico, occorre analizzare in parallelo l’andamento della crescita economica, strettamente influenzata dagli eventi storici geo-politici condizionati dalle forze estere.
L’Italia è un paese che esce sconfitto dalla  2 guerra mondiale, ma è quello che risulterà vincente nel dopo guerra.
Infatti:
Grazie al modello impresso nella nostra Costituzione, l’Italia compie il così detto miracolo economico, accompagnato da una politica estera estremamente strategica, specie in medio-oriente, attraverso i rapporti strategici messi a segno dall’ENI di Mattei con i paesi  petroliferi.
Proprio questi rapporti geo-strategici , sono quelli che però sono mal visti da tutti i nostri competitors diretti, USA in primis, ma anche Inghilterra e Francia ecc.
Le varie azioni internazionali intraprese per arginare la scalata italiana, sono le stesse che determineranno l’andamento dell’economia italiana con conseguente determinazione del rapporto debito PIL (NOTA BENE: Le azioni repressive estere erano tutte volte ad impedire all’Italia di uscire dall’orbita del controllo/dominio Atlantico).
Analizzate tutte le specifiche, procediamo con la ricostruzione crono-storica.

Anni ’50-’60 (rapporto debito/PIL in ordine):

L’Italia compie il miracolo economico, e l’ENI viaggia a gonfie vele verso la conquista del Medio-Oriente con un piano di sviluppo in grado di fornire all’Italia l’indipendenza energetica, oltre che una possibile posizione di egemonia in ambito energetico-petrolifero.

REPORT DEBITO ’50-’60: ***In questa fase l’economia cresce e il rapporto debito PIL è basso.***

Anni ’60-’70 (rapporto debito/PIL peggiora):

Con l’uccisione di Mattei, i piani di sviluppo energetici (boicottati) si arrestano e puntualmente questo coincide con l’arresto della crescita dell’intera economia del paese (vedi pag Anni ’60).

REPORT DEBITO ’60-’70: ***Con l’arresto della crescita di metà anni 60 il rapporto Debito/PIL di conseguenza ne risente e subisce un peggioramento.***

Anni ’70-’80 (rapporto debito/PIL nella norma):

Gli anni ‘70 sono quelli degli shock petroliferi: l’Italia, in seguito al boicottaggio dello sviluppo energetico, è il paese maggiormente esposto rispetto agli altri competitors diretti, che invece dispongono di  colonie e materie prime/risorse energetiche (vedi pag Anni ’70).
Gli anni 70 sono anche quelli degli anni di piombo che vedono scomparire anche la figura di Aldo Moro, altra pedina chiave nella geo-politica strategica italiana.
L’inflazione, lo ricordiamo, è importata dall’estero, e NON è causata da spese pazze governative come viene ingannevolmente raccontato dei NeoLiberisti MainStream:
La prova provante di ciò sta nel fatto che a cavallo degli anni 70 e 80, l’Italia regista il tasso di risparmio delle famiglie più alto al mondo, cosa che sarebbe stata impossibile se l’inflazione fosse stata reale (rammentiamo che l’inflazione reale è quella che abbatte il potere di acquisto del denaro,polverizzando i risparmi).
L’inflazione a 2 cifre però, accompagnata da tassi di interessi sul debito bassi, in quanto la Banca Centrale italiana era sotto il controllo pubblico, provocò una ristrutturazione del debito.
Il 1979 è l’anno di adesione allo SME.
Si tratta di un sistema a cambi fissi (cioè l’ECU/Euro) che altera le valute dei paesi partecipanti l’unione, nel modo seguente (vedi pag SME ed ECU):
– Sconta al ribasso i listini prezzi dei paesi con cambio pesante (come Germania).
– Rincara al rialzo i listini prezzi dei paesi con cambio leggero (come Italia).
Morale, all’indomani dell’ECU:
– L’export della Germania si espande (espandendo il PIL).
La crescita si espande e Il rapporto Debito/PIL tedesco di conseguenza ne risulterà migliorato.
– L’export dell’Italia si contrae (contraendo il PIL).
La crescita si contrae e Il rapporto Debito/PIL italiano di conseguenza ne risulterà peggiorato come vedremo negli anni a venire.
Nonostante ciò a fine anni ’70 il rapporto debito/PIL italiano è ancora ben sotto il 60%, in linea con quello degli altri Stati Europei.

REPORT DEBITO ’70-’80: ***La svalutazione degli anni 70, combinata con i tassi di interesse inferiori al tasso di inflazione, fanno si che il rapporto debito/PIL dell’Italia resti a livelli nella norma.**

Anni ’80-’90 (rapporto debito/PIL esplode):

Nel 1979, viene spodestato il governatore di BankItalia euro-scettico pro-Italia Baffi, e al suo posto viene puntualmente messo un governatore euro-favorevole di nome Carlo Azeglio Ciampi.
Poi nel 1981 arriva il fatidico Divorzio tra Tesoro e BankItalia, per mano di Ciampi e Andreatta.
La scusa del divorzio fu quella dell’inflazione, imputata falsamente alle spese pazze dei governi socialisti.
I dati economici invece smentiscono questa fake news, indicando valori della spesa primaria sempre al di sotto della media UE, come dimostrato nei dati comparativi di spesa primaria del decennio 84-94:

  • – Italia:          la spesa passa dal 42,1 del PIL (1984) al 42,9 del PIL (1994).
  • – UE:             la spesa passa dal 45,5 del PIL (1984) al 46,6 del PIL (1994).
  • – EuroZona: la spesa passa dal 46,7 del PIL (1984) al 47,7 del PIL (1994).

***ATTENZIONE: L’ffetto combinato tra Divorzio Tesoro-BankItalia e SistemaEuroMonetario (SME), rappresenta essere il nodo cruciale della storia del debito pubblico italiano.
Infatti il divorzio introdusse la famigerata modalità di collocamento dei titoli con l’asta marginale (vedi pag Divorzio Tesoro-BankItalia).
Morale:
Col divorzio ad asta marginale in regime di SME,  i tassi di interesse sui titoli italiani schizzarono alle stelle (i più alti fra tutti) e come la matematica sancisce, il debito pubblico italiano si moltiplico’ come nessun altro al mondo!***
I tassi di interesse alle stelle penalizzarono  fino alla fine degli anni 80 il tessuto industriale produttivo della nazione, a scapito dell’economia reale e dei posti di lavoro (ma ovviamente a tutto beneficio dell’economia finanziaria).

REPORT DEBITO ’70-’80: ***A fine anni ’80 l’Italia ha il rapporto debito PIL tra i più alti del mondo, se non addirittura il più alto fra tutti.***

Anni ’90-’00 (miglioramento rapporto debito/PIL):

In queste condizioni capestro, in mezzo ad un susseguirsi di strategie “geo-politiche NON convenzionali” (sostituzione prima repubblica con seconda repubblica, omicidi giudici Falcone Borsellino, assemblea Britannia) nel 92 arriva Maastricht.
A partire da lì in poi, l’economia italiana viene condannata ad una permanente politica economica restrittiva di avanzo di bilancio (primario) infinito, accompagnata ad una massiccia campagna di privatizzazioni di tutti i principali asset pubblici strategici, banche in primis (per capire questo cosa implichi, si veda la pag Situazione Germania).
Ma gli anni 90 sono anche quelli caratterizzati dalla temporanea uscita dell’Italia dallo SME.
Da fine ’92, al ’99, l’Italia si sgancia dal cambio fisso e il valore dei cambi valutari si riposizionano ai valori corretti (basso per l’Italia, alto per la Germania).
Si tratta degli anni in cui, grazie al ritorno dei cambi reali, l’Italia recupera in poco tempo una discreta parte del terreno perduto, con crescita record , sia delle esportazioni, che di conseguenza anche del PIL (CORRIERE – ECONOMIA 1996: Primi in Europa per aumento del PIL: Italia, crescita record).

REPORT DEBITO ’90-’00:  ***Con l’’economia in crescita, ovviamente il rapporto Debito/PIL torna a migliorare.***

Purtroppo però a fine anni 90 l’Italia viene di nuovo ingabbiata nello SME per poi entrare definitivamente nel 1999 nel sistema EuroMonetario, con tutte le conseguenze del caso.

Anni ’00-’10 (rapporto debito/PIL irrisolvibile):

Il decennio seguente è quello che è dimostrato da tutti i dati disponibili.
Tutti i dati riportano che da quando l’Italia è rientrata nell’Euro, tutti gli indicatori economici sono peggiorati, a partire dalla competitività nell’Export.
Viceversa guarda caso i valori della Germania sono migliorati, specie quelli della competitività nell’Export.
La spiegazione è la solita di sempre.
– L’Italia sta operando con un cambio alterato al rialzo del 30%.
Mentre viceversa:
– la Germania sta operando col cambio alterato al ribasso del 30%.
(NB: Come dichiarato apertamente dagli stessi politici EuroParlamentari tedeschi, tra cui spiccano i nomi di THEO WAIGEL e SKA KELLER, vedi art.4 a seguire).
Quindi, all’indomani dell’Euro:
– l’export della Germania si espande , facendo espandere il PIL, così che sia possibile espandere la spesa pubblica (politiche espansive): in questo modo il rapporto debito/PIL tedesco migliora, i mercati prendono fiducia e diminuiscono i tassi di interesse (che diventano addirittura negativi). E il debito tedesco si ristruttura
Viceversa:
– l’export dell’Italia si contrae , facendo contrarre il PIL, così che sia obbligatorio ridurre la spesa pubblica (politiche restrittive): in questo modo il rapporto debito/PIL italiano  peggiora, i mercati perdono fiducia e aumentano i tassi di interesse.
E il debito dell’Italia aumenta.
Matematico.

REPORT DEBITO ’00-’10: ***Con l’Euro che altera i listini prezzi e  le costanti politiche economiche restrittive che fanno restringere il PIL, il rapporto Debito/PIL NON  può fare altro che rimanere impantanato in modo perenne.***

Anni ’10-’20 (Rapporto debito/PIL degenera):

Il decennio 2010 -2020 rappresenta la dimostrazione più emblematica della veridicità del metodo di valutazione qui esposto.
Infatti:
Il decennio in questione è caratterizzato dall’attuazione da parte dell’Italia delle politiche economiche NeoLiberiste di rigore (austerità), ovvero manovre economiche restrittive che fanno sistematicamente ridurre il PIL e di conseguenza peggiorarne il corrispondente rapporto con il debito.
Esempio pratico:
Nel 2011 il gov. Berlusconi viene spodestato con la scusa che il debito era insostenibile.
A quanto era il debito? Al 116%.
Viene messo Monti ad attuare le politiche economiche necessarie a far migliorare il rapporto debito/PIL.
Le politiche attuate da Monti come detto sono quelle restrittive.
A quanto va il debito? Sale al 131%.
E NON potrebbe essere altrementi.
Più chiaro di così.
Morale:

REPORT DEBITO ’10-’20: ***Fino a che l’economia è sottoposta a politiche restrittive, e ad un cambio sfavorevole, è  inevitabile che il rapporto debito PIL vada sempre peggio.***

CONCLUSIONE:

Questa ricostruzione, si badi, NON vuole in alcun modo, questo deve essere chiaro, assolvere i malcostumi della nostra classe politica, tanto meno giustificarli.
Tutt’altro.
Gli sprechi, la corruzione, le tangenti, sono tutti comportamenti malevoli che vanno sicuramente condannati.
Il problema è che qui, per dirla con una metafora:

***È come se qualcuno stesse distraendo la nostra attenzione su dei ladruncoli che stanno rubando le caramelle a dei bambini, mentre dietro di noi dei veri criminali ci stanno svaligiando casa!***

In un contesto del genere , tutti quelli che stanno contribuendo a fomentare la distrazione, sono nel bene o nel male da considerarsi diretti responsabili del crimine che si sta perpetrando a nostre spese, di tutti.

Scritto da: Cristian Minerva.

Fonti: Giovanni Fasanella (giornalista – ricercatore storico).  Video su YouTube  I DOCUMENTI UK CHE FANNO GELARE IL SANGUE – Da Enrico Mattei a Aldo Moro.  Video  su YouTube  #ITALIAOSCURA: LA STORIA CHE NON C’È SUI LIBRI DI STORIA! Giovanni Fasanella.   Video su YouTube   IL FUNZIONARIO OSCURO che fece paura a Helmut Kohl e si oppose alla svendita italiana.

 

 

3. Grafici dimostrativi AUSTERITY – CROLLO DEL PIL e PEGGIORAMENTO DEL RAPPORTO DEBITO/PIL.

LE POLITICHE RESTRITTIVE FANNO CONTRARRE IL PIL, PEGGIORANDO IL RAPPORTO COL DEBITO.

Le politiche di austerità sono politiche restrittive che fanno sistematicamente diminuire il PIL.
Infatti:

PIL = Consumi + Investimenti + SPESA PUBBLICA + differenziale import export.

Gli economisti MainStream disconoscendo clamorosamente questa realtà matematica, continuano imperterriti a sostenere che portando il bilancio dello Stato in attivo, l’economia migliori, apportando di conseguenza miglioramento al rapporto Debito/PIL.
E’ falso:
Mario Monti nel 2012 ha attuato alla lettera la ricetta NeoLiberista di austerity (anche in modo molto pesante), e come la matematica suggerisce, tutti i parametri economici dell’Italia sono precipitati, a partire dal famoso rapporto Debito/PIL.
Qui di seguito andremo ad analizzare i parametri economici fondamentali salienti, prima e dopo l’operato del gov Monti, per trarre le conseguenti conclusioni.

– RAPPORTO DEBITO/PIL: Prima di Monti 116%, dopo Monti 131%.
– DISOCCUPAZIONE:  Prima di Monti 8% , dopo Monti 12%.
– DISOCCUPAZIONE GIOVANILE: Prima di Monti 30,1% , dopo Monti 40%.
– TASSO DI CRESCITA DEL PIL: Prima di Monti +0,4%,  dopo Monti  -2,4%.
– SPREAD: Prima di Monti 574 punti, dopo Monti  537 punti (NB: lo spread del gov Monti scese solo dopo l’intervento della BCE col QE).

Si vedano anche i grafici a seguire, in cui viene mostrato in modo inequivocabile l’andamento negativo del PIL italiano sottoposto ad austerity (Linea verde) rispetto a tutti gli altri:

A cosa è servito allora l’intervento del governo Monti?
***E’ servito a riappianare la bilancia commerciale italiana completamente squilibrata dall’Euro, al fine di utilizzare i soldi spremuti dall’Italia, per salvare le banche francesi e tedesche vittime dei loro incauti crediti erogati a paesi sub-prime (Grecia in primis).***
Vedi grafico:

La ragione per cui l’Euro provoca sbilanciamenti nelle bilance commerciali, è quella già spiegata più volte (vedi 02 PILLOLA DIMOSTRATIVA):
L’Euro altera i listini prezzi degli Stati-membri rendendo più convenienti le merci di tal’uni Stati, ad es Germania, ma anche Francia, a scapito di altri, ad es Italia.

Scritto da: Cristian Minerva

 

 

4. Grafici dimostrativi EXPORT DENTRO E FUORI DALL’EUROSISTEMA/ SME.

COL CAMBIO RIALZATO, LEXPORT ITALIANO CROLLA E IL RAPORTO DEBITO/PIL PEGGIORA, PER LA GERMANIA FUNZIONA ALL’OPPOSTO.

– Ci viene detto che l’economia italiana va male ed esporta poco a causa di nostre inefficienze che ci rendono poco competitivi.
– Ci viene detto che il debito pubblico italiano è colpa del fatto che non siamo virtuosi come i tedeschi.
– Ci viene detto che siamo furbacchioni, spendaccioni, spreconi, corrotti e che il debito aumenta perchè continuiamo a vivere al di sopra delle nostre possibilità.
E’ falso!
L’Italia va male per 2 ragioni:

  1. Perchè attua da 30 anni politiche economiche restrittive, che come dice la parola stessa, restringono l’economia peggiorandola.
  2. Perchè nell’EuroSistema, il cambio dell’Italia risulta alterato al rialzo del 20-30%, rispetto al suo valore reale, mentre quello della Germania viceversa scontato nella stessa misura.

Nei grafici a seguire è possibile vedere come gli export dell’Italia e della Germania cambiano a seconda che si resti dentro l’Euro o fuori dall’Euro:
Fuori dall’Euro/ SME l’Italia va bene mentre la Germania va male.
Dentro l’Euro/ SME L’Italia va male mentre la Germania va bene.

Grafico: saldi della bilancia commerciale dei principali Paesi membri in % del PIL dal 1997 al 2011 (fonte: S. Bell Kelton)

– Dal 1979 al 1992 l’Italia fa parte dello SME: il cambio dell’Italia è rialzato, il cambio della Germania è scontato.
– Poi nel 1992 l’Italia esce dallo SME: i cambi si riposizionano ai valori reali.
– Nel 1997 l’Italia aderisce ancora agli accordi Europei per partecipare dal 1999 alla moneta unica Euro: i cambi ritornano ad essere alterati.

Lo dichiarano gli stessi politici tedeschi:

– Ska Keller, politica tedesca Europarlamentare spiega a Ballaro’ perché la Germania non uscira’ mai dall’Euro.

SKA KELLER:  “Se la Germania lasciasse l’Euro, perderemmo moltissimi posti di lavoro nel settore delle esportazioni perchè nessuno mai comprerebbe più i prodotti carissimi tedeschi poichè non ci sarebbe più l’Euro.
Non ha senso lasciare l’Euro, creerebbe una perdita di posti di lavoro enorme (in Germania).

– Theo Waigel, ex ministro tedesco delle finanze del governo Kohl dichiara in un’intervista la realta’ sul cambio dell’Euro pro-Marco

THEO WAIGEL: “Se la Germania oggi uscisse dall’unione monetaria, allora avremmo immediatamente, il giorno dopo, un apprezzamento tra il 20% e il 30% del marco tedesco – che tornerebbe nuovamente in circolazione -. Chiunque si può immaginare che cosa significherebbe per il nostro export, per il nostro mercato del lavoro, o per il nostro bilancio federale“.

RIEPILOGANDO.

Quindi quello che accade con l’Euro è che:
Col cambio truccato al ribasso, la Germania espande le sue esportazioni, espandendo il suo PIL, potendo così espandere la sua spesa pubblica (politiche espansive):
– il rapporto debito/PIL migliora,
– i mercati acquistano fiducia e diminuiscono gli interessi tedeschi.
RISULTATO: Il debito tedesco si ristruttura sistematicamente.
Viceversa:
Col cambio truccato al rialzo, l’Italia contrae le sue esportazioni, contraendo il suo PIL, dovendo così contrarre la sua spesa pubblica (politiche restrittive):
– il rapporto debito/PIL peggiora,
– i mercati perdono fiducia ed aumentano gli interessi italiani.
RISULTATO: Il debito italiano si moltiplica sistematicamente.

Più chiaro di così..

Scritto da: Cristian Minerva

 

 

Nota Bene: Tutti gli articoli presenti all’interno del sito “CRISTIAN MINERVA”, sono stati elaborati sulla base di pubbliche informazioni comunemente reperibili sul web (e dunque considerate di pubblico dominio), e sono stati scritti avvalendosi di tutte le fonti a loro volta citate. 

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