Storia: NeoLiberismo

Sequenza degli articoli:

  • INTRODUZIONE: Storia del NeoLiberismo in sintesi.
  1. STORIA DI UNA IDEOLOGIA ECONOMICA BASATA SU MODELLI MONETARI ARCAICI DELL’ORO E MATERIALI PREZIOSI.
  2. RIEPILOGO DELLE VICENDE STORICHE DEL NEO-LIBERISMO.
  3. RIEPILOGO DELLE VICENDE STORICHE DEL NEO-LIBERISMO (dal sito “Avv. Marco Mori“).
  4. I NEOLIBERISTI ATTUALI TRAVISANO LE ANALISI DEGLI ECONOMISTI CLASSICI.

 

 

INTRODUZIONE: Storia del NeoLiberismo in sintesi.

Il liberismo classico basava la sua teoria sul funzionamento del SistemaMonetario aureo.
Attualmente il NeoLiberismo fa lo stesso.
Da qui la ragione per cui i NeoLiberisti travisino il funzionamento del ciclo monetario, capovolgendolo.
Infatti:

  • -con la moneta aura uno Stato/Sovrano prima deve recuperare l’oro (attraverso le tasse o  Titoli di Stato/Debito) e poi lo può distribuire ai cittadini (attraverso la SpesaPubblica), viceversa
  • -con la moneta moderna uno Stato/Sovrano prima deve distribuire ai cittadini la moneta fiat (attraverso la SpesaPubblica), e poi la può ritirare indietro (attraverso le Tasse).

I NeoLiberisti promuovono lo schema aureo per consentire all’1% di continuare a poter prestare al 99% i soldi che solo lui possiede (BancaCentrale INDIPENDENTE  dalla democrazia del 99%, con finanziamento attraverso i MercatiFinanziari dell1%).

 

 

1) STORIA DI UNA IDEOLOGIA ECONOMICA BASATA SU MODELLI MONETARI ARCAICI DELL’ORO E MATERIALI PREZIOSI.

ECONOMISTI SALIENTI NEO-LIBERISTI: CONOSCERE CHI SONO GLI ECONOMISTI DEL PASSATO, SERVE A CAPIRE DA DOVE ARRIVANO LE SPIEGAZIONI CHE ASCOLTIAMO AI GIORNI NOSTRI (vedi anche pag. STORIA: ME-MMT).

Il liberismo si basa sul sistema monetario aureo.
Ciò significa che gli studi su di esso risalgono a tempi più antichi rispetto agli studi del più recente sistema a moneta moderna fiat.
Gli economisti rivelatori del funzionamento monetario aureo si sono susseguiti a partire dal 1700 con la seguente escalation:
I primi prendono il nome di CLASSICI, culminati in Marx: Marx che ribalta tutto (a favore dei lavoratori).
In contrasto a Marx arriveranno i NEO-CLASSICI, fino a Keynes: Keynes che ribalterà nuovamente tutto e sarà colui che spianerà la strada alla MMT.
In contrasto a Keynes c’è Von Hayect degli ultra liberisti AUSTRIACI da cui poi scaturiranno fuori i “MONETARISTI” (quelli dello spettro dell’inflazione e del debito pubblico che imperversa ancora oggi).
Il neo-liberismo in sostanza altro non è che la dottrina a favore delle classi capitalistiche che raccoglie i modelli economici (Classici, Neo-Classici, Austriaci, Monetaristi) che promuovono a mezzo di sistema aureo privato la riconcentrazione delle ricchezze e dei poteri delle vecchie elite che da sempre hanno spadroneggiato sulle masse (viceversa la MMT promuove i modelli di equilibrio a moneta moderna pubblica in cui la ricchezza e i poteri sono distribuiti fra tutta la popolazione).
Fra i vari economisti CLASSICI citiamo:

  • ADAM SMITH 1723-1790.
  • THOMAS MALTHUS1766-1834.
  • DAVID RICARDO 1772-1823.

Fra i vari ecnomisti NEO-CLASSICI citiamo:

  • JOHN CLARK 1847-1938.
  • ARTHUR PIGOU 1877-1959.

Fra i vari economisti AUSTRIACI:

  • FREDRICH VON HAYEK 1899-1992.
  • LUDWING VON MISES 1881-1973.

Fra i vari MONETARISTI citiamo:

  • MILTON FRIEDMAN 1912-2006.
  • KARL BRUNNER 1916-1989.
  • ALAN GREENSPAN 1926.

L’economia così detta moderna, ovvero quella che prende luogo a partire dalla rivoluzione industriale, parte da Adam Smith.

– ECONOMISTI CLASSICI:

ADAM SMITH 1723-1790: Smith non era neanche un economista, ma un filosofo morale.
Il problema è che Smith è stato totalmente dirottato dai neoliberisti dai neoclassici perchè considerato il padre della “mano invisibile del libero mercato”, ma in un modo che non è quello che Smith intendeva, travisando quella che era la sua reale considerazione.
Ai tempi di Smith l’autorità (ovvero “lo Stato” del tempo) era rappresentata dalle classi parassite dei nobili, dei Re e dei rentiers grandi latifondisti, ed egli aveva considerato che il libero mercato lasciato libero dagli intralci di questo tipo di autorità parassita, avrebbe certamente funzionato meglio (i così detti Stati a SOVRANITA’ FORTE).
Ma Smith intendeva che erano queste tipologie autoritarie di parassiti a doversi fare da parte per lasciare libero spazio al mercato e non certo autorità vigili come gli Stati democratici moderni (i così detti Stati a SOVRANITA’ DEBOLE).
Anche la faccenda della mano invisibile del mercato poi è stata strumentalizzata dai neoliberisti essendo che di fatto gli stessi biografi di Smith non sono mai stati in grado di capire a cosa realmente si riferisse.

THOMAS MALTHUS1766-1834: Malthus valutava l’economia miratamente dal punto di vista delle classi elitiere a scapito delle masse.
L’assunto per lui era che la povertà esisteva per colpa stessa dei poveri e che il modo migliore per evitare che i poveri soffrissero fosse che questi andassero lasciati al loro destino di morte (a mezzo di malattie, fame, ecc ecc), motivo per cui secondo lui non era saggio interferire con la natura, ma lasciare che la natura compiesse la sua selezione.
Da notare che questo assioma di matrice liberista fu quello che venne adottato da Darwin nella sua teoria dell’evoluzione della specie (vedi pag “Darwinismo & Risonanze“)”.
Malthus però ebbe il merito di essere stato il primo economista ad intuire l’importanza della domanda, ovvero qualcuno che dovesse/ potesse assorbire la produzione.
Fu sbagliata la soluzione perchè lui concluse che si dovevano aumentare i ricchi parassiti (ottenendo dunque una unica classe/settore).

DAVID RICARDO 1772-1823: Ricardo contesta la visione di Malthus per il fatto che non può esistere un solo settore che produce e vende a se stesso in quanto non potrebbe produrre profitto (sarà poi Marx a risolvere definitivamente questo dilemma del profitto).
Ricardo è famoso per la “Teoria del granoturco” che in sostanza dice:
Il coltivatore per poter ottenerene nuovo grano, deve prima risparmiare un po’ del grano raccolto in precedenza, e solo poi avrà modo di poterlo ripiantare (reinvestire) per ottenere il nuovo raccolto.
Vale cioè la regola per cui occorre prima risparmiare per poter poi investire, ovvero i risparmi generano gli investimenti.
Questa legge era valida col gold standard inquanto l’oro come il grano andava prima procurato e poi speso/investito.
Oggi nel sistema monetario moderno la dinamica è rovesciata.
La moneta oggi viene prima  creata e spesa/ investita e poi così si generano di conseguenza i risparmi.
Non sono quindi i risparmi a generare gli investimenti ma bensì sono gli investimenti che generano i risparmi.
Sarà Keynes in oltre ribaltare il concetto neoclassico del risparmio rivelando che nei sistemi moderni se tutti cominciano a risparmiare accade che le aziende non vendono più, quindi abbassano i salari/stipendi, licenziano, innescando così una spirale deflattiva: in questo modo del risparmio neoclassico spiega Keynes, i risparmi  invece che incrementare, al contrario si vanno a distruggere (è il così detto “Paradosso della parsimonia”).
Il periodo degli economisti classici come detto culmina con Marx che come noto sovvertirà il modello portandolo dalla parte dei lavoratori e rivelando che il capitalismo si fonda su uno schema che lo induce ad implodere sistematicamente su se stesso.

L’economia definita neoclassica è quella che viene dopo Marx in reazione ai suoi modelli, dove gli economisti neoclassici si spenderanno per dimostrare che il capitalismo invece può funzionare.
La teoria neoclassica si basa tutta su un concetto specifico:
la “Teoria generale dell’equilibrio” del mercato che scaturisce dall’incontro della domanda e dell’offerta la quale si autoregolamenta mediante la famosa “Mano invisibile del mercato” ripescata da Adam Smith.
La particolarità dei neoclassici è che i loro assiomi non tengono mai conto della moneta.
E’ infatti appurato che la variazione dei prezzi (inflazione/ deflazione) non si regola spontaneamente, ma è influenzata dall’offerta monetaria, ovvero i prezzi salgono e scendono a seconda della quantità di moneta circolante.

– ECONOMISTI NEO-CLASSICI:

JOHN CLARK 1847-1938:  teoria marginale della produzione.
Ogni attore della produzione della ricchezza nel mondo riceve retribuzione in base al suo contributo fornito.
Secondo Clark ciò significa che l’impegno del capitalista, del rentier e del lavoratore sono compensati rispettando una proporzione equiparata.
Ma questo principio è falso perchè lo stesso Marx aveva dimostrato che era invece il lavoratore ad essere responsabile di gran parte del processo produttivo senza però ricevere un compenso proporzionato al suo contributo, mentre il rentiers e il capitalista ottenevano la stragrande maggioranza della retribuzione nonostante contribuissero alla produzione di fatto solo in minima parte.
Eppure Clark portò in auge questo assunto che viene riconosciuto ancora oggi dai liberisti attuali (infatti oggi più che mai i capitalisti arraffano tutto, e i lavoratori che producono sono sottopagati come non mai).

ARTHUR PIGOU 1877-1959: Teorizza che è necessario abbassare gli stipendi per ottenere piena occupazione, principio sbandierato tutt’oggi dai tromboni dell’economia (Mario Monti in primis).
Anche questo è un assioma smentito dai fatti: accade infatti che se l’economia non fornisce buone prospettive, gli imprenditori non assumono nemmeno se i lavoratori sono sottopagati ai minimi livelli.
I neoclassici impiegheranno 100 anni per riuscire a trovare un modello matematico che contrastasse Marx e riuscisse a dimostrare l’equilibrio del mercato.
Poi arrivati ad un certo punto dell’epoca moderna diventò impossibile continuare a negare l’esistenza del denaro, ed ecco quindi che dagli economisti Austriaci (che potremmo definire i liberisti più estremi) saltano fuori i Monetaristi (quelli dell’inflazione).

– ECONOMISTI AUSTRIACI:

FREDRICH VON HAYEK 1899-1992: Hayek è l’alterego opposto di Keynes.
Keynes è per l’intervento pubblico dello Stato e per l’utilizzo dello Stato come arbitro regolamentatore dell’economia.
Hayek è per la limitazione totale dello Stato e per il libero mercato unico globale gestito dai privati e dalle banche fuori dal controllo democratico degli Stati (BC in primis).
E’ promotore del modello liberista secondo cui lo Stato deve tagliare la spesa pubblica e privatizzare tutto, ovvero la ricetta imposta a tutti gli Stati occidentali ai giorni nostri.
La Thatcher fu la prima ad attuare le politiche di Hayek in GB durante gli anni ’80.
Importante far notare l’aspetto particolare che caratterizza tutti i liberisti:
“Vanno tutti quanti sempre contestando qualsiasi tipo di intervento pubblico a sostegno dell’economia di imprese e cittadini (quindi a sostegno del 99%), però quando sono le loro banche o la loro finanza ad andare in crisi (quindi l’1%), guarda caso lì gli Stati devono rigorosamente intervenire senza compromessi!”
E’ il famoso “Socialismo al limone”, ovvero quello in cui i profitti sono dei privati elitieri bankieri, ma le perdite si socializzano fra tutti i cittadini (cit. Noam Chomsky).

LUDWING VON MISES 1881-1973: Mises, insieme ad Hayek (che era suo allievo) è considerato uno dei padri del liberismo moderno.
I suoi lavori furono improntati sui cavalli di battaglia del liberismo rappresentati da:
Teoria monetaria e inflazione,
e
Superiorità del libero mercato rispetto alla pianificazione economica statale.
E’ da sottolineare che molte delle analisi dei liberisti come Mises, erano improntate a contestare il modello comunista di tipo sovietico, che come sappiamo presentava effettivamente specifiche limitazioni intrinseche.
Inutile dire che però la critica mossa al modello comunista sovietico è la stessa che poi viene adottatta, a torto, dai liberisti attuali, anche contro i sistemi economici di matrice più moderna (MMT), e questa è miopia visto che i modelli economici moderni MMT sono esenti nella quasi totalità da tutte le limitazioni che il sistema comunista presentava.

– ECONOMISTI MONETARISTI:

MILTON FRIEDMAN 1912-2006: Discepolo di Hayect, fondò all’Università di Chicago i così detti Chicago Boys, la scuola di riferimento del neoliberismo.
Freedman con le sue teorie sarà colui (insieme ad Hayek) che influenzerà le azioni politiche di Regan,Thatcher e Pinochet in Cile provocando disastri sociali tremendi.
E’ uno dei principali artefici dello spettro dell’inflazione secondo falsi modelli che non corrispondono a realtà.
Sono sue invenzioni quelle come la teoria dell’inflazione che aumenta all’aumentare dell’occupazione, teoria faziosa in quanto se a fronte di lavoro creato si ottiene in parallelo anche più produzione, significa che di conseguenza i prezzi per forza di cose resteranno stabili (negli anni ’90 gli USA raggiunsero la piena occupazione con una inflazione pressochè inesistente).
Anche il concetto secondo cui l’inflazione è un male a prescindere è smentita un altra volta dai fatti: negli anni ’80 l’Italia con una inflazione al 20% (nel 1981) figurava essere il paese coi risparmi delle famiglie più alti al mondo.
Gli effetti della psicosi da inflazione propagata dai monetaristi si dimostrerà determinante per la riattuazione delle politiche liberiste ai giorni nostri.

– ECONOMISTI LIBERISTI ITALIANI CONTEMPORANEI (in ordine alfabetico):

ALBERTO ALESINA: Università Bocconi di Milano.

CARLO COTTARELLI: Università Bocconi di Milano.

LUIGI MARATTIN: Università di Bologna.

MARCO  GIORGINO: Università Politecnico di Milano.

MARIO MONTI: Università Bocconi di Milano.

MICHELE BOLDRIN: Washington University in St. Louis .

PIER CARLO PADOAN: Università La Sapienza di Roma.

RICCARDO PUGLISI: Università di Pavia.

E altri ancora….

– WEBSITE/CANALI YOUTUBE NEOLIBERISTI O SIMILARI (in ordine alfabetico):

IL SOLE 24 ORE.

LIBERIOLTRE.

MICHELE BOLDRIN.

WHATSAPP ECONOMY.

Ed altri ancora….

Scritto da: Cristian Minerva
Fonte: Fonti varie fra cui “La storia dell’economia spiegata a Lollo del mio bar”, “Seminario circuitismo monetario”, Wikipedia, e altre.

 

 

2) RIEPILOGO DELLE VICENDE STORICHE DEL NEO-LIBERISMO.

IL NEO LIBERISMO SERVE A RIPORTARE IN AUGE IL SISTEMA AUREO IN CUI I POPOLI DOVEVANO DIPENDERE DAI VOLERI DEI CETI POSSIDENTI.

Per 3000 anni le classi elitiere detentrici della maggior parte delle ricchezze hanno sempre dominato sulle masse.
Poi negli ultimi 200 anni in seguito alla rivoluzione francese e a quella industriale, ha cominciato ad emergere la classe media.
La ricchezza finanziaria è però sempre rimasta rappresentata dall’oro, ovvero un elemento limitato nelle sue disponibilità, che ha sempre messo i ceti dominanti che lo possedevano nella posizione di poter dominare su tutti gli altri, e questo anche se si andavano ad adottare modelli di matrice più sociale.
L”oro è sempre stato lo strumento di scambio di riferimento.
L’oro era l’obbiettivo, il fine ultimo, perchè serviva a tutto:
serviva al sovrano/Stato per garantire la sua moneta, e serviva sempre al sovrano/Stato per pagare i soldati che si impiegavano in guerra (i soldati richiedevano l’oro secondo la logica che se il loro sovrano perdeva la guerra, di conseguenza la sua moneta non avrebbe avuto più valore, mentre l’oro valeva sempre).
Essendo che l’oro non poteva essere inventato dal nulla, occorreva per forza procurarselo, e proprio per questo i modelli economici di quel tempo erano tutti tesi ad analizzare le modalità in cui doveva funzionare l’economia affinchè l’oro riuscisse ad essere ottenuto/impiegato al suo meglio.
Il tipo di economia che ne scaturisce prende il nome di mercantilismo, ovvero quella prassi che vede uno Stato/sovrano esportare le proprie merci (adottando le famose politiche liberiste di deflazione salariale e del deprimento della domanda interna) al fine di ricavarne oro.
Il modello neoclassico neoliberista basato sul mercantilismo è un modello notoriamente squilibrato inquanto la regola del libero mercato senza regole equilibratorie produce che inevitabilmente i più forti sopraffanno i più deboli, così che le ricchezze e le risorse si travasino concentrandosi da una parte svuotando sistematicamente l’altra (nel modello liberista una economia aumenta sempre impoverendone un altra).
Per di più che questo modello si fonda sulla regola della competizione che significa conflitto.
Questo squilibrio sistemico è esattamente quello che produce le tensioni sociali che poi danno forma ai partiti politici di ribellione i quali a loro volta sfociano nelle guerre.
E’ così che scoppiarono la prima e poi la seconda guerra mondiale (NOTA BENE: Avete letto bene: i grandi conflitti mondiali furono causati dal liberismo! nazismo e fascismo non furono la causa ma la conseguenza degli squilibri provocati a monte dal modello neoclassico liberista. E’ scritto nero su bianco nei verbali dell’assemblea costituente italiana).
Dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale lo scotto fu tale che il liberismo fu praticamente bandito al punto che all’alba degli anni ’70 gran parte del mondo seguiva i modelli di matrice sociale MMT (applicati in modo più o meno effecace).
Fu allora che le così dette elite capitalistiche private si riorganizzarono per sferrare il loro attacco e tornare al potere.
Le elite si dotarono di nuovi organi internazionali (vedi “Organi di potere“)  funzionali al modello di globalizzazione di matrice liberista (che si discosta da quello di tipo MMT , vedi pag “Bancor“), e pianificarono punto per punto l’agenda della loro riscossa.
Dai serbatoi di pensiero liberisti (Think tank) venne propagato il nuovo pensiero unico in economia mediante l’infiltrazione di promotori del neo-liberismo in tutti i settori chiave della cultura, dell’istruzione, dei media, nelle università, nei giornali, nelle edicole, ecc con la missione di offuscare il modello economico MMT.
Ed è ciò che è avvenuto.
Il bombardamento mediatico a cui è stata sottoposta la massa di cittadini ha prodotto risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti.
Non esiste luogo o persona nel mondo occidentale che non vada predicando il sistema liberista disconoscendo quello MMT, nonostante i fatti nonchè la storia sconfessino ciò che loro ostinatamente pretendono di sostenere.
Fu abilmente distolto l’interesse della popolazione dagli argomenti di fondamentale importanza per depistare i cittadini su cose marginali come il consumo (vedi pag “Cultura della visibilità“).
Di pari passo la popolazione è stata condotta nel disaffezionamento alla politica mediante un preciso intento da parte dei liberisti nel voler provocare un senso di rigetto della gente nei confronti dei loro rappresentanti politici.
Tutti i media infiltrati, a tal fine, sono stati programmati per martoriare a tamburo battente la folla con notizie volte a valorizzare il cattivo operato dello Stato, col risultato che gran parte della popolazione si ritrovi ad essere disgustata tanto da non volere neanche più andare a votare (esattamente ciò che le elite desiderano).
I questo terreno concimato di liberismo sfrenato, l’albero neo liberista ha attecchito e si è sviluppato floridamente a ritmi vorticosi.
La Stagflazione degli anni ’70 (vedi voce “Stagflazione anni ’70”  nella pag “Eventi storici“) è stata il trampolino di lancio dell’ideologia neoliberista: gli shock pertoliferi fecero schizzare alle stelle i prezzi delle materie prime provocando a fagiolo lo scoppio dell’inflazione cavalcato dai liberisti per screditare il modello Keynesiano.
Già negli anni ’80 i liberisti sulla scia dei Chicago boys di Feedman, fanno poker: i 4 più importanti paesi del mondo sono presieduti da altrettanti liberisti.
– Regan in USA.
– Thatcher in GB.
– Kohl in Germania.
– Mitterrand in Francia (Mitterrand era un liberista sotto mentite vesti).
Il liberismo prende piede e dilaga a macchia d’olio sotto il motto sdoganato da Regan che passò alla storia con l’appellativo di “Economia dello sgocciolamento (dripping down) verso il basso”:
Ronald Regan (cit.): “Se si lascia mano libera (quella famosa di Adam Smith) al mercato dei privati, liberato dall’ingombro pesante degli Stati, esso sarà in grado di produrre tutto il benessere di cui necessitiamo, e il benessere potrà così colare dall’alto verso il basso arricchendoci tutti!”.
Negli anni ’90 il liberismo trova la sua massima consacrazione nell’Unione Monetaria Europea (peraltro contestata dallo stesso Hayek poichè considerata troppo poco liberista e a detta sua lasciava troppa sovranità agli Stati).
Sempre negli anni ’90 la finanza viene totalmente sbrigliata con l’abolizione del Glass-Steagall act (vedi pag “Glass-Steagall act“).
La banca ritorna ad essere universale che significa che non si distingue più fra banca commerciale e banca d’affari, consentendo a tutte le banche in generale di creare soldi anche per gli investimenti in prodotti finanziari e/o per le speculazioni finanziarie.
In oltre viene instituito l’asse portante del modello liberista ovvero quello della Banca Centrale indipendente dalla politica e dal controllo democratico dei popoli.
In questo quadro e con gli Stati privati nel loro potere di generare i soldi per il fabbisogno dei cittadini, l’1% rappresentato dai soliti ceti possidenti elitieri si è rimesso nella posizione di dettare legge (essendo solo lui a detenere il denaro per poter fare qualsiasi cosa) tenendo costantemente sotto ricatto il 99% a mezzo degli strumenti finanziari di cui esso si è illegittimamente dotato (vedi pag “Ricatto dello spread“).
In tal modo le ricchezze hanno ripreso a travasarsi secondo le solite dinamiche mercantili già viste che come dimostrato provocano quegli squilibri economici e sociali i quali sfociano negli estremismi che a loro volta conducono sistematicamente in guerra.

Scritto da: Cristian Minerva

Fonte: Fonti varie fra cui “La storia dell’economia spiegata a Lollo del mio bar”, “Seminario circuitismo monetario”, Wikipedia, e altre.

 

 

3) RIEPILOGO DELLE VICENDE STORICHE DEL NEO-LIBERISMO (dal sito “Avv. Marco Mori“).

IL PROBLEMA (CONTRO QUALE UNIRSI) – di Enrico Gatto

ENRICO GATTO: Il neoliberismo, che è la base economica del moderno capitalismo assoluto (speculativo finanziario), va necessariamente compreso per inquadrare le attuali dinamiche sociopolitico-economiche e poiché è la scaturigine del cosiddetto Pensiero Unico (che sostiene
il primato dell’economia sulla politica).
In parole povere si tratta della dottrina economica (cui corrisponde, ovviamente, un’inscindibile ideologia politica) all’origine di tutti i nostri problemi e, semplificando, altro non è che la coronazione di un progetto di restaurazione del potere di classe da parte della “classe dominante” (risalente già agli anni venti del novecento ma iniziato ad attuarsi negli anni settanta); è la reazione delle élite che tanto avevano perso in termini di potere e di ricchezza nell’età contemporanea e soprattutto nei “trenta gloriosi” successivi al secondo dopoguerra (quando le costituzioni “socialiste” associate alle politiche economiche keynesiane avevano portato benessere ai popoli e forza alle democrazie, tanto che nello studio Crisi della Democrazia del 1975 commissionato dalla Trilaterale si parlava della necessità di apatia e spoliticizzazione delle masse e di indebolimento del sindacato a causa di un pericoloso “eccesso di democrazia” da risolvere anche con l’introduzione di tecnocrazie).
Quindi, partendo dalle teorie di Von Hayek e con la Scuola di Chicago di Friedman, andò imponendosi in campo accademico questo nuovo pensiero (grazie, tra le tante, alla influente Mount Pelerin Society fondata già nel 1947 da Hayek con l’intento di aggregare varie personalità del mondo intellettuale al fine di ridiscutere il liberalismo classico della mano invisibile di Adam Smith).
Essi contestarono il compromesso keynesiano del liberismo espansivo con intervento statale (l’embedded liberalism della piena occupazione e della redistribuzione della ricchezza) e suggerirono di passare alla deregulation, a politiche di tagli alla spesa sociale, alle privatizzazioni (degli utili e socializzazione delle perdite), alla finanziarizzazione dell’economia, al monetarismo, all’austerità, alla deificazione del Mercato e quindi alla definitiva sottomissione dello Stato e della Politica agli interessi economici dei potentati privati.
Il tutto andò in porto grazie alla diffusione a reti unificate del nuovo credo tramite le “categorie previane” del circo mediatico, del clero giornalistico ed accademico (“colonizzato”) e del ceto intellettuale (che, con la sintassi di Bourdieu, è da sempre il gruppo dominato della classe dominante).
Si iniziò dal “test pilota” dopo il golpe di Pinochet in Cile del ’73 e, poi, nei primi ’80, dai governi occidentali di Thatcher, Regan, Mitterrand e Kohl per arrivare al capolavoro degli arbitrari parametri di Maastricht (fulcro dell’ordoliberismo) e della moneta unica europea a cambio fisso con banca centrale indipendente (e, sostanzialmente, privata).
Fin da allora la distribuzione di ricchezza avrà un’inversione di tendenza e andrà concentrandosi sempre più nelle mani di quella che è di fatto un’oligarchia finanziaria che non fa che portare avanti programmi a proprio vantaggio e a detrimento dei popoli (vedasi dati oggettivi sulla sperequazione crescente).

Ciò che si è riassunto in poche righe va contestualizzato all’epoca ed è “solo” la lotta di classe dopo la lotta di classe (Gallino) ovvero la ribellione delle élite (Lash); è l’operato di un gruppo, dell’1%, che fa i propri interessi a spese di un altro, quello del 99% (come è lecito, anche se non etico).
Il problema è stata la mancata risposta delle “classi subalterne” e dei loro rappresentanti (politici e sindacali) che non hanno saputo interpretare e comprendere i fatti e tendono a non vederli o capirli tuttora (alcuni “stupidamente”, altri in malafede, sia a sinistra che a destra con l’esaurimento della
storica dicotomia).
Bisogna liberarsi dei mantra che abbiamo introiettato: quelli del There Is No Alternative (Thatcher), dell’ineluttabile fine della storia (Fukuyama) e del “siamo vissuti al di sopra delle nostre possibilità”; in realtà tutto è frutto di scelte politiche ed economiche deliberate e pianificate, il sistema socio-economico nel quale viviamo non è un fatto naturale e irriformabile e, in quanto tale, non è necessario subirlo, basta pensare e agire altrimenti (poiché, parafrasando Einstein, non si può risolvere un problema con la stessa mentalità che l’ha generato).
Purtroppo però le idee della classe dominante sono in ogni epoca le idee dominanti (Marx).
Per giungere a un cambiamento è necessario arrivare a una “massa critica” di persone consapevoli che comprendano che è in atto una “guerra” (la mai estinta contrapposizione hegeliana servo-signore), che non cedano all’annoso divide et impera e si compattino riconoscendo il “nemico” comune da combattere (che personalmente, credo a ragione, ho identificato appunto nel neoliberismo e nelle sue ricadute politiche e sociali).
Continua….. (vedi link nelle fonti).

Fonte: Articolo tratto dal sito dell’avv. Marco Mori, scritto da Enrico Gatto. Link articolo originale “Il problema (contro quale unirsi)“.

 

 

4) I NEOLIBERISTI ATTUALI TRAVISANO LE ANALISI DEGLI ECONOMISTI CLASSICI.

GLI ECONOMISTI CLASSICI, CRITICAVANO GLI STATI DEL TEMPO A SOVRANITA’ FORTE, E NON GLI STATI A SOVRANITA’ DEBOLE COME QUELLI DELL’EPOCA CONTEMPORANEA.

Abbiamo visto che nel corso del tempo gli Stati hanno mutato il loro assetto istituzionale.
In tempi remoti gli Stati erano in effetti rappresentati dai Re, con al seguito tutta la flotta di caste nobiliari spesso parassite.
Si trattava dunque di Stati tiranni, in cui il popolo era plebe, e i mercanti dovevano sottostare alle pretese delle classi nobiliari parassite.
E’ in questo contesto che hanno preso corpo le teorie economiche Classiche di Adam Smith e soci.
Questi economisti di spirito liberista, mettevano in evidenza i grossi limiti provocati dalla burocrazia di questi Stati (a Sovranità Forte), proponendo un modello più efficace in cui il mercato lasciato libero dai vincoli e dalle pretese delle classi regnanti parassite, si riteneva essere migliore.
E in effetti era così.
Ma ATENZIONE: Si trattava di Stati a Sovranità Forte, e non certo a Sovranità debole come quelli arrivati nei tempi moderni.
E’ proprio qui che sta la travisazione dei neo-liberisti attuali.
Gli Stati attuali a Sovranità Debole, sono strutturati sulla base di presupposti estremamente differenti da quelli arcaici a Sovranità Forte.
L’obbiettivo degli Stati moderni è quello di occuparsi di tutte le opere pubbliche infrastrutture e servizi pubblici primari, essenziali a tutti i cittadini per poter vivere in modo dignitoso (NB: Le infrastrutture tra l’altro saranno quelle che agevoleranno gli imprenditori privati nell’espletamento del loro commercio).
Ebbene:
Adam Smith e soci, quando nei loro teoremi parlavano di libero mercato svincolato dal peso e dai limiti posti dagli Stati, NON si riferivano certo a questa tipologia di Stati a Sovranità Debole, Bensì, a Sovranità Forte presieduti dalle classi nobiliari parassite.
Oggi le classi elitiere parassite NON sono più gli antichi ceti possidenti nobiliari, ma sono state sostituite dai moderni ceti possidenti facenti capo alla finanza.
Questi moderni ceti possidenti si stanno comportando nello stesso identico modo parassita dei vecchi ceti nobiliari.
Solo che i liberisti moderni, invece che prendersela con i parassiti moderni della finanza, se la stanno prendendo con gli Stati a Sovranità debole, indicandoli come se fossero questi ultimi i responsabili del male che affligge i mercati, quando è invece sotto gli occhi di tutti che i mali dei mercati sono tutti provocati dalla finanza deregolamentata.
Quindi, quando si sentono i neoliberisti tutti i giorni a reti unificate sbraitare contro gli Stati a Sovranità Debole, invece che contro il cartello finanziario parassita delle classi dominanti elitiere, significa che:
O questi neo-liberisti (ma anche tutti gli altri che si accodano al coro) sono vittime di un abbaglio colossale,
oppure c’è qualcosa di molto evidente che non sta quadrando.
A voi il vostro giudizio.

Scritto da: Cristian Minerva

Fonti: Video su YouTube Seminario Circuitismo/MMT: Paolo Barnard: Storia dell’economia classica in pillole, video su YouTube 1° Puntata su Adam Smith – La storia dell’economia spiegata a Lollo del mio BAR

 

 

Nota Bene: Tutti gli articoli presenti all’interno del sito “CRISTIAN MINERVA”, sono stati elaborati sulla base di pubbliche informazioni comunemente reperibili sul web (e dunque considerate di pubblico dominio), e sono stati scritti avvalendosi di tutte le fonti a loro volta citate. 

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