Storia: Shock petroliferi (’70)

Sequenza degli articoli:

  • INTRODUZIONE: Storia shock petroliferi in sintesi.
  1. BREVE INQUADRAMENTO STORICO.
  2. RIEPILOGO DEI 4 RISVOLTI SCATURITI DAGLI SHOCK PETROLIFERI ANNI ’70.
  3. STORIA DEGLI SHOCK PETROLIFERI (A cura di MoviSol).

 

 

INTRODUZIONE: Storia shock petroliferi in sintesi.

Gli shock petroliferi servirono sostanzialmente a 2 cose:

  1. Consentire al Dollaro USA di riacquisire valore e importanza persi in seguito allo scioglimento nel ’71 del Dollar ExChange standard.
  2. L’inflazione servì come pretesto per il cambio di paradigma da PostKeynesiano (favorevole al 99%) a NeoLiberista (favorevole all’1%).

 

 

1) BREVE INQUADRAMENTO STORICO.

PETROLIO E MATERIE PRIME PREZZATI IN DOLLARI.

Nel 1971 si scioglie il sistema monetario coloniale Dollar ExCange Standard, e gli USA perdono il controllo su tutte le valute implicate nell’UnioneMonetaria, ma conservando il prezzamento delle materie prime e del petrolio in Dollari USA.

MoviSol/EIR (Executive Intelligence Review)“Nel maggio 1973, sei mesi prima che scoppiasse la “crisi petrolifera”, l’oligarchia politico-finanziaria angloamericana si riunì segretamente nella località svedese di Saltsjoebaden per discutere la fase successiva del “ricatto” esercitato per mezzo del dollaro sull’economia mondiale.

Tra gli ospiti di quel ristretto gruppo di potenti, riuniti sotto l’egida del Club Bilderberg, c’era il Presidente della FIAT Gianni Agnelli. Si discusse che bisognava persuadere l’OPEC ad aumentare il prezzo del petrolio del 400%.
Dato che dal 1945 il petrolio si acquistava solo con dollari, la mossa avrebbe automaticamente quadruplicato la domanda di dollari sul mercato internazionale.”

Gli Shock petroliferi furono una fondamentale operazione GeoStrategica che cambiò il mondo negli anni a venire giacchè l’elevata inflazione fu il pretesto per sostituire il modello Keynesista umanista con il modello NeoLiberista mercatista.

 

 

1) RIEPILOGO DEI 4 RISVOLTI SCATURITI DAGLI SHOCK PETROLIFERI ANNI ’70.

SCHOCK PETROLIFERI (1973 e 1979):

Col termine “shock petroliferi” si intendono le crisi energetiche avvenute nel corso degli anni ’70 in seguito alle 2 brevi guerre avvenute in medio oriente, le quali provocarono la quadruplicazione del prezzo del greggio in tutti i paesi occidentali.
Le 2 guerre furono rispettivamente:
– 1973 Yom Kippur.
– 1979 Siria.
L’aumento del prezzo del greggio fu un evento forzato in quanto il prezzo fu fatto lievitare in maniera smodata, oltre al fattore delle guerre in se, per via della colossale fake news messa in circolo nello stesso periodo dalle compagnie stesse petrolifere (le 7 sorelle), riguardante un fantomatico prossimo esaurimento delle riserve di petrolio che invece non si verificò mai.
L’aumento del greggio del 400% fu un evento che ebbe molteplici risvolti (da qui gli interessi legati al rialzo forzato) che possiamo riassumere nei seguenti punti:

– 1) RIACQUISIZIONE DI IMPORTANZA STRATEGICA DEL DOLLARO USA:

Nel ’71 lo scioglimento del sistema monetario “Bretton Woods”  aveva sottratto di fatto tutte le ex monete partecipanti all’unione monetaria, dal controllo degli USA.  In oltre le spese eccessive americane per fronteggiare il pericolo del comunismo (vedi guerre Korea e Vietnam) avevano inflazionato molto il Dollaro USA che aveva perso dunque sia di importanza che anche di valore. Gli Shock petroliferi furono una “manna dal cielo” in quanto, essendo che il greggio è prezzato in Dollari, generarono una richiesta di Dollari mondiale tale da far riguadagnare al Dollaro USA gran parte dell’importanza perduta.

– 2) AUMENTO DELL’INFLAZIONE CONGENIALE AGLI ASSIOMI LIBERISTI:

Abbiamo spiegato come i liberisti siano riusciti ad offuscare il Keynesismo attraverso i dogmi dell’inflazione e del Debito pubblico; ebbene, l’aumento del 400% fece schizzare alle stelle i costi di produzione con conseguente aumento dei prezzi di tutti i beni in generale che in altri termini significa aumento dell’inflazione. Esattamente questo aumento dell’inflazione è quello che fu utilizzato dai liberisti per soppiantare il Keynesismo, il tutto a favore dell’1% e a scapito del restante 99%.

– 3) DESTABILIZZAZIONE DELL’ITALIA:

Essendo che l’Italia è notoriamente un paese energeticamente dipendente dall’estero (a causa dei boicottaggi internazionali, vedi caso Mattei e Moro) il nostro paese si ritrovò a soffrire maggiormente le crisi petrolifere rispetto ai “nostri alleati” occidentali. In questo modo, sfruttando questi lati deboli, la compagine liberista italiana (al soldo di quella atlantica) riuscì a trovare il varco per scalfire la nostra costituzione e cominciare a manometterla pregiudicando il nostro assetto socio economico alla sua radice. Il divorzio fra Tesoro e Bankitalia dell’81 venne fatto proprio utilizzando la scusa dell’inflazione (che invece come abbiamo visto dipendeva da fattori esterni e non interni alla nazione).

– 4) SOTTOMISSIONE DI TUTTI GLI STATI DEBOLI ALL’FMI (neo-colonizzazione):

A causa dell’aumento del greggio, 109 economie del mondo si ritrovarono esposte pesantemente sulle proprie bilance dei pagamenti, così che tutte quante si ritrovarono costrette a chiedere aiuti all’FMI, il quale come noto assoggetta gli Stati suoi debitori ad uno schema economico/monetario di tipo coloniale, il tutto a favore degli Stati creditori, USA in primis.

APPROFONDIMENTO SUGLI SHOCK PETROLIFERI (PETROL-DOLLARI): 

I Petrol-Dollari altro non sono che la colossale massa di denaro (ovviamente  in Dollari USA) che si accumulò sui conti correnti dei principali paesi produttori/ compagnie petrolifere scaturita dall’indebito aumento del 400% imposto sul prezzo del petrolio dai produttori stessi.
Queste colossali masse di denaro indebitamente sottratte ai paesi utenti del petrolio di tutto il mondo, furono reciclati (e dunque “convalidati”) nel seguente modo:
I paesi utenti del petrolio si trovarono ad un certo punto a dover esborsare il quadruplo dei soldi per l’acquisto del greggio.
Sono soldi sottratti in modo assolutamente indebito nonché illegittimo  in quanto il rincaro del prezzo del petrolio fu una vera e propria imposizione arbitraria appicata dai produttori/ fornitori su un bene di pubblica necessità (la scusa utilizzata fu quella delle temporanee guerre in medio-oriente, accompagnata dalla colossale fake news diffusa dalle principali compagnie petrolifere, su un fantomatico imminente esaurimento dei giacimenti che non si verificò mai).
Risultato: 109 economie del mondo vanno in crisi a causa dell’eccessivo sbilanciamento nelle bilance, dovuto allo spropositato rincaro del suddetto prezzo del greggio.
Morale: I 109 paesi si ritrovano a chiedere  aiuti finanziari per far fronte all’eccessivo esborso.
E a chi?
Alla City di Londra e Wall Street dove erano stoccate le imponenti masse di Dollari generate dai proventi degli indebiti rincari.
La finanza in sostanza riprestò indietro ai paesi in crisi gli stessi loro soldi che gli erano stati indebitamente estorti in precedenza col furto del rincaro petrolifero.
Ma vi rendete conto?!
Non solo…
Glieli riprestarono indietro pure a tasso variabile (questo perchè fino ad allora c’era ancora il Glass-Steagall act che impediva fortemente le speculazioni finanziarie e sui tassi di interesse).
Nei primi anni ’80 le amministrazioni Regan (USA) e Thatcher (UK) liberalizzarono il mercato finanziario consentendo ai tassi di interesse di flottare secondo il volere dei mercati (e i mercati vogliono sempre tassi di interesse alti sulle loro rendite).
I debiti delle 109 economie schizzarono così alle stelle e tutti i paesi furono costretti a chiedere ulteriori aiuti in questo caso al Fondo Monetario Internazionale, con tutte le assoggettazioni del caso.
I petrolDollari risultarono così ripuliti.e metà pianeta sotto il controllo dell’FMI/ paesi creditori.
Gran bel colpo gobbo!

Scritto da: Cristian Minerva

 

 

2) STORIA DEGLI SHOCK PETROLIFERI (A cura di MoviSol).

RICOSTRUZIONE DELLE RAGIONI GEO-STRATEGICHE ALLA BASE DEGLI SHOCK PETROLIFERI ANNI ’70 (tratto da documenti MoviSol degli anni ’90).

– La grande speculazione e la finanza angloamericana:

Il vero e proprio inizio di questa dissennata corsa alla deregulation e alla “globalizzazione” dei mercati finanziari in stile thatcheriano, a cui assistiamo attualmente in Italia (Nota: siamo a metà anni ’90 [n.d.a.]), risale alla fine degli anni ’60, inizio anni ’70.
A partire da quel periodo, le grandi banche internazionali americane, come la Chase Manhattan e la Citicorp, iniziarono a cercare nuovi impieghi del capitale che fruttassero alti profitti, in quanto gli investimenti nell’economia interna americana non erano così profittevoli come quelli all’estero.
Nel 1971, decine di miliardi di dollari avevano già abbandonato gli Stati Uniti ed erano approdati in Europa.
L’astuto Sir Siegmund Warburg, presidente della omonima e celebre banca britannica (la stessa a cui il ministro del Tesoro Barucci si è recentemente rivolto per stimare il valore immobiliare dell’IMI –Nota: siamo nel periodo delle privatizzazioni anni ’90 [n.d.a.]- ), si recò allora a Washington per convincere il Tesoro e il Dipartimento di Stato USA a far rimanere all’estero quei capitali, in modo che Londra potesse usarli per ripristinare il ruolo di “banchiere mondiale” che la City aveva svolto fino al 1914.
È ironico che il primo prestito in “Eurobbligazioni” sottoscritto da Siegmund Warburg fosse quello di 15 milioni di dollari lanciato dalla Società Autostrade dell’IRI.

La vera trovata di Warburg fu però l’uso dei dollari espatriati in Europa, i cosiddetti “Eurodollari”, che si rivelarono l’innovazione finanziaria più destabilizzante degli anni settanta.
Il Presidente Nixon, seguendo il consiglio di George Shultz e Paul Volcker, annunciò il 15 agosto 1971 che da quel momento in poi Washington e la Federal Reserve, la banca centrale USA, si sarebbero rifiutate di riscattare in oro i dollari posseduti dalle altre banche centrali. Washington stracciò, con atto unilaterale, gli accordi di Bretton Woods del 1944 che stabilivano l’ordine monetario postbellico.
Di colpo, il mondo si ritrovò ostaggio di un regime di “tassi di cambio fluttuanti” che trasformò il sistema monetario basato sul dollaro in una gigantesca arena speculativa.

ATTENZIONE (passaggio chiave): ***Nel maggio 1973, sei mesi prima che scoppiasse la “crisi petrolifera”, l’oligarchia politico-finanziaria angloamericana si riunì segretamente nella località svedese di Saltsjoebaden per discutere la fase successiva del “ricatto” esercitato per mezzo del dollaro sull’economia mondiale.

Tra gli ospiti di quel ristretto gruppo di potenti, riuniti sotto l’egida del Club Bilderberg, c’era il Presidente della FIAT Gianni Agnelli. Si discusse che bisognava persuadere l’OPEC ad aumentare il prezzo del petrolio del 400%.
Dato che dal 1945 il petrolio si acquistava solo con dollari, la mossa avrebbe automaticamente quadruplicato la domanda di dollari sul mercato internazionale.*** (NOTA BENE: Si tratta del solito modus operandi ricorrente nel corso degli anni fino ai giorni odierni: Le Elite si incontrano a porte chiuse, prendono le decisioni by-passando i parlamenti, e poi con la forza del cartello creano le condizioni per ottenere i risultati pre-stabiliti [n.d.a.]).

Henry Kissinger, un altro ospite della riunione segreta del Bilderberg, battezzò l’idea col nome di “riciclaggio dei petrodollari”.
I suoi interlocutori, come Lord Richardson della British Petroleum, Robert O.
Anderson dell’americana Atlantic Ritchfield Corporation (ARCO) o lo svedese Marcus Wallenberg, non erano interessati a discutere come impedire i catastrofici effetti sull’economia mondiale derivanti da un quadruplicamento del prezzo del petrolio, ma, piuttosto, l’intera discussione in quella sperduta località della Svezia ruotò attorno all’idea di come assicurare che poche, scelte banche americane controllassero la nuova ricchezza dei “petrodollari” in mano araba.
Si trattava quindi di come aumentare il potere nelle mani delle banche di Londra e New York, del cartello petrolifero e dei loro amici europei, alle spese del resto del mondo.

– Il poliziotto del debito del terzo mondo:

A seguito delle due crisi petrolifere degli anni Settanta, paesi che erano allora in via di sviluppo, come il Brasile, l’Argentina, il Perù, alcuni paesi africani e altri del patto di Varsavia come la Polonia, cominciarono a indebitarsi pesantemente presso le banche inglesi che controllavano il mercato dell’Eurodollaro.
A seguito dell’arbitrario aumento del 400% dei prezzi petroliferi, la loro bilancia dei pagamenti registrava forti passivi ed avevano quindi disperatamente bisogno di crediti.
Le banche inglesi dell’Eurodollaro sapevano benissimo che questi paesi non volevano ricorrere al FMI, per non sottostare alle dure condizioni, e offrirono generosamente il credito privato attraverso il mercato off-shore dell’Eurodollaro.
Questo mercato off-shore aveva la sua capitale a Londra ed era nato da quello che Henry Kissinger allora definì “il riciclaggio dei petrodollari”, gli incalcolabili proventi del petrolio che finirono nei conti dei paesi esportatori di petrolio.
Le banche inglesi prestavano i depositi degli sceicchi e dei paesi dell’OPEC alle vittime di quell’incredibile rincaro del prezzo del petrolio che lo stesso Henry Kissinger aveva ordito in combutta con quel gruppo di banche.
Nel giustificare gli enormi prestiti ai paesi latinoamericani il presidente della Citibank Walter Wriston dichiarò:
“Le imprese falliscono, gli stati no”.
Quei prestiti in petrodollari contenevano una postilla che si rivelò un capestro.
Gli interessi sui prestiti dovevano essere “fluttuanti” secondo il Libor, il tasso interbancario di Londra.
Prima del giugno 1979 i tassi di Londra erano concordemente considerati a buon mercato.
Nessuno prima poteva sospettare che improvvisamente il premier britannico Margaret Thatcher, prontamente seguita da Paul Volcker della Federal Reserve USA, decidesse una impennata dei tassi d’interesse.
A seguito di quei rialzi, alla fine del 1979 i tassi Libor sui crediti di Eurodollari al Terzo Mondo era triplicato in poche settimane.
Fu così accesa la miccia della bomba del debito del settore in via di sviluppo.
L’esplosione si verificò nell’agosto del 1982, quando il Messico fece sapere a Washington di non poter pagare la rata successiva degli interessi dovuti alle banche di New York.
Fu in tale occasione che il FMI fu rimesso a nuovo per diventare l’ente che impone l’austerità feroce e tagli spietati ai livelli di vita di interi popoli.
La formula del FMI era sempre la stessa: il paese debitore era costretto a tagliare le importazioni, svalutare la moneta (in modo da garantire che il debito estero denominato in dollari ne risultasse abbondantemente moltiplicato), ed imporre tagli draconiani ai sussidi governativi ai generi di prima necessità.
Contemporaneamente i settori più appetibili dell’economia nazionale venivano essere aperti agli investitori stranieri a prezzi stracciati, giustificando la svendita sotto la rubrica “riforme liberiste”.
Secondo le cifre della Banca Mondiale il debito complessivo di 109 paesi in via di sviluppo nel 1980 ammontava a 430 miliardi di dollari.
Da allora fino al 1986 essi pagarono, solo di interessi, 326 miliardi di dollari.
Di capitale pagarono 322 miliardi.
Complessivamente quindi pagarono 658 miliardi di dollari in sei anni su un debito iniziale di 430 miliardi.
Ciononostante, sempre secondo cifre della Banca Mondiale e del FMI, i 109 debitori nel 1986 avevano ancora un debito complessivo di 882 miliardi di dollari! Il gioco di prestigio è semplice:
Più paghi, più ti indebiti in virtù del tasso d’interesse che aumenta da solo e sotto i colpi delle condizioni del FMI che inceppano l’economia.
I rinegoziati del debito susseguitisi dal 1982 hanno trasformato il fardello del debito del Terzo Mondo in una piramide di centinaia di miliardi.
Grazie ai controlli del FMI sull’economia interna, le banche hanno continuato a prestare quel minimo indispensabile per garantire che i debitori paghino gli interessi sul debito.
Fintanto che riesce a riscuotere gli interessi, una banca può dichiarare in bilancio tutto il debito come patrimonio allo scopo di erogare nuovo credito, anche se tutti sanno che non c’è modo di riscuotere un centesimo di capitale.
Dal 1982 fino alla nuova fase apertasi negli anni Novanta, nessun paese del Terzo Mondo è riuscito ad ottenere un nuovo credito.
Ciononostante, per i 109 debitori il totale complessivo del debito con l’estero, denominato in dollari, aveva raggiunto i 1600 miliardi di dollari nel 1994, con un aumento netto di 1200 miliardi di dollari dal 1980.  [……..continua].

Scritto da: Collage realizzato coi capoversi salienti tratti degli articoli sul sito MoviSol
Fonte: Link articoli integrali dal sito MoviSol  “La strategia anglo-americana dietro le privatizzazioni in Italia: il saccheggio di un’economia nazionale” e “Perché occorre abolire il Fondo Monetario“.

 

 

Nota Bene: Tutti gli articoli presenti all’interno del sito “CRISTIAN MINERVA”, sono stati elaborati sulla base di pubbliche informazioni comunemente reperibili sul web (e dunque considerate di pubblico dominio), e sono stati scritti avvalendosi di tutte le fonti a loro volta citate. 

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Cristian Minerva

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