Storia: Crisi finanziarie

Sequenza delle crisi (in ordine cronologico):

  • INTRODUZIONE: Storia crisi finanziarie in sintesi.
  1. STORIA “Crisi 1992-SME” (Riassunto).
  2. STORIA “Crisi 1992-SME” (Completo), di MoviSol: RICOSTRUZIONE DELLE DATE E DEI NOMI CHE SI INTRECCIANO NEL PERIODO DELLA CRISI DELLO SPREAD DEL 1992.
  3. STORIA “Crisi 2007-SubPrime”;
  4. STORIA “Crisi 2011-Spread” (Riassunto);
  5. STORIA “Crisi 2011-Spread” (Completo): RICOSTRUZIONE DELLE DATE E DEI NOMI CHE SI INTRECCIANO NEL PERIODO DELLA CRISI DELLO SPREAD DEL 2011.
  6. STORIA “Crisi 2020-CoronaVirus”.

 

 

INTRODUZIONE: Storia crisi finanziarie in sintesi.

Tutte le crisi finanziarie seguono la stessa storia che si ripete.
Grazie alle deregolamentazioni bancarie e finanziarie, i fondi di investimento sono diventati talmente grossi e talmente concentrati in poche mani di pressochè sconosciuti gestori, da consentire a chi li gestisce di poter disporre di una posizione di dominio letteralmente assoluto.
NON a caso i principali players economici occidentali, sono tutti posseduti dagli stessi fondi/investitori multi-milionari, creando un conflitto di interessi senza eguali.

 

 

1) STORIA “Crisi 1992-SME” (Riassunto).

SOLITO SCHEMA: I PLAYERS ECONOMICI SI INCONTRANO A PORTE CHIUSE, SI ACCORDANO, E POI SI COORDINANO PER MANILARE LA BORSA (reato di AGGIOTAGGIO).

PREMESSA: L’attacco speculativo del 1992 fece gioco sull’alterazione EuroValutaria.
Come già ripetuto, l’UnioneValutaria altera i cambi dei paesi partecipanti:
– Sconta al ribasso le valute dei paesi-membri che fuori dall’Unione avrebbero un cambio pesante (come il Marco tedesco).
mentre
– Rincara al rialzo le valute dei paese-membri che fuori dall’Unione avrebbero un cambio leggero (come la Lira italiana).
Quando l’unione si dissolve, le 2 valute si riposizionano ai loro valori originali, per cui, il Marco rivaluta e la Lira risvaluta (vedi “Dimostraz. dentro/fuori Euro“).***

Nel 1992 un attacco speculativo provoca lo sganciamento dell’italia dallo SME, con conseguente riposizionamento dei valori delle valute ai loro cambi reali.
Sfruttando la regola del riposizionamento delle valute, gli speculatori internazionali riuscirono a ricavare ingenti profitti operando con una semplice operazione finanziaria definita di “SWAP”.
Ci sono sostanziali indizi per ritenere che la speculazione del 1992 fu organizzata a tavolino.
L’alibi che in questi casi giustifica le azioni degli speculatori è rappresentato dal declassamento che puntualmente viene operato dalle agenzie di Rating.
Senza l’alibi si tratterebbe di manipolazione del mercato, ovvero reato di aggiotaggio bancario.
La modalità di speculazione è stata la seguente:

1) – Il 2 giugno del 1992 avviene sul panfilo della corona inglese Britannia un’assemblea a porte chiuse in cui i principali players economici operanti nella vicenda si incontrano per definire i dettagli dell’operazione (sono le famose assemblee del così detto gruppo Bilderberg, che come visto precedono sempre gli eventi economici-politici chiave).

2) – Gli speculatori si approvvigionano di ingenti quantità di Lire mediante l’acquisto di titoli, facendo degli acquisti “a leva” cioè comprano titoli aprendo una linea di credito bancario semplicemente disponendo di una piccola quantità di base monetaria (in sostanza hanno acceso un mutuo, solo che invece di comprare una casa hanno acquistato soldi con soldi).

3) – Quasi in contemporanea con la nomina del governo Amato, l’agenzia di “rating” newyorchese Moody’s annunciò, con la sorpresa di molti, che avrebbe retrocesso l’Italia in serie C dal punto di vista della credibilità finanziaria.
Questo, senza che le cifre del debito italiano fossero cambiate drasticamente (la tendenza al deficit era nota almeno da due anni) e senza alcun rischio di insolvenza da parte dello stato.
La giustificazione di Moody’s fu che il nuovo governo non dava sufficienti garanzie di voler apportare seri tagli al bilancio dello stato.
Negli ambienti finanziari internazionali, Moody’s è famosa perché usa come arma “politica” la sua valutazione di rischio, tale che beneficia interessi angloamericani a svantaggio di banche rivali o, come nel caso dell’Italia, di intere nazioni  (Nota: il declassamento in queste operazioni serve a giustificare la vendita di titoli che differentemente verrebbe catalogata come “manipolazione finanziaria del mercato”).

4) – La mossa di Moody’s costrinse il governo Amato ad alzare i tassi d’interesse sui BOT per non perdere gli investitori. Essa segnalò anche l’inizio di una guerra finanziaria contro la lira.
Secondo fonti ben informate, i più aggressivi speculatori contro la lira, nell’attacco del luglio scorso, furono la Goldman Sachs e la S.G. Warburg di Londra.
Sfruttando il declassamento, gli speculatori vendono titoli/valuta italiana (il famoso attacco speculativo) per acquistare in contemporanea valuta/titoli tedeschi al tasso di cambio fisso dello SME.

5) – Dopo lo sganciamento, la valuta italiana è così passata da 765 lire contro il marco all’inizio di settembre alle 980 lire solo quattro settimane più tardi.
A quel punto Soros e gli altri speculatori potevano acquistare lire fortemente scontate (il 28% in meno) e ripagare il loro debito iniziale, prima che scadesse la data del loro contratto, per il quale avevano inizialmente versato solo il 5%.
II profitto che ne è stato ricavato si calcola sul 560%.

6) – Ad operazione compiuta, i principali soggetti economici beneficiari della speculazione (Goldman Sachs & co.), hanno proceduto ad acquistare gli asset pubblici strategici italiani privatizzati dal governo tecnico, ad un prezzo scontato del 30%, così come stabilito durante il meeting a porte chiuse sul Britannia.

Questa modalità appena vista, è la stessa utilizzata di volta in volta nei vari attacchi speculativi che continuano a susseguirsi fino ai giorni nostri.

NOTA BENE: Gli attacchi speculativi sopra citati hanno efficacia solamente contro valute vincolate a cambio di tasso fisso (come ad es l’Euro, o il Pesos argentino ancorato ad Dollaro USA), mentre sono inefficaci con valute sovrane fiat (come ad es la Lira italiana, la Sterlina inglese, lo Yen giapponese, ecc.).

Scritto da: Cristian Minerva
Fonti: Link documento integrale “Documentazione riepilogativa sul complotto del Britannia

 

 

STORIA “Crisi 1992-SME”(Completo), di MoviSol: RICOSTRUZIONE DELLE DATE E DEI NOMI CHE SI INTRECCIANO NEL PERIODO DELLA CRISI DELLO SPREAD DEL 1992.

Collage ricavato unendo stralci di articoli del “Documento diffuso dall’Executive Intelligence Review e dal Movimento Solidarietà” (14 gennaio 1993).

William Engdahl (esperto economico dell’EIR di Wiesbaden, autore di «A Century of War», un libro che descrive il ruolo del petrolio come un’arma fondamentale nella politica anglo-americana dei Nuovo Ordine Mondiale):
“L’Italia è vittima di una destabilizzazione sistematica ad opera di forze coordinate interne ed estere. La componente solitamente meno compresa è quella estera, rappresentata da un cartello di speculatori stranieri impegnati a distruggere il paese con denaro preso a prestito.
Nel 1948 l’Italia era considerata di importanza strategica nella NATO per arginare il diffondersi del comunismo in Europa, in particolare nei Balcani e nel Mediterraneo. In questo contesto di strategia geopolitica una crescita economica del Paese era ritenuta una componente essenziale.
Dal 1989 però, e dalla fine del regime comunista di Mosca, l’establishment anglo-americano si è reso conto del fatto che un’Italia economicamente stabile e collegata ad un’Europa continentale che si rafforza attorno ad una Germania riunificata e pro- spera non serviva più agli scopi di un’egemonia globale atlanticista, anzi, rappresentava una minaccia.
La crisi finanziaria in cui sia l’America che l’Inghilterra versavano nel 1989 si avvicinava alle dimensioni della Grande Depressione degli anni Trenta. Per far fronte all’erosione della propria egemonia gli anglo-americani adottarono ulna dottrina tanto semplice quanto folle: cercare in ogni modo di distruggere la stabilità dell’Europa continentale per impedire che essa potesse fungere da polo antagonista all’egemonia globale anglosassone.
Questo è il contesto in cui si colloca tutto ciò che viene fatto contro l’Italia ed il resto dell’Europa.
George Soros e la finanza derivata.”

Il 2 giugno 1992, a pochi giorni dall’assassinio del giudice Giovanni Falcone, si verificava in tutta riservatezza un altro avvenimento che avrebbe avuto conseguenze molto profonde sul futuro del Paese. Il «Britannia», lo yacht della corona inglese, gettava l’ancora presso le nostre coste con a bordo alcuni nomi illustri del mondo finanziario e bancario inglese: dai rappresentanti della BZW, la ditta di brockeraggio della Barclay’s, a quelli della Baring & Co. e della S.G. Warburg. A fare gli onori di casa era la stessa regina Elisabetta II d’Inghilterra. Erano venuti per ricevere alcuni esponenti di maggior conto del mondo imprenditoriale e bancario italiano: rappresentanti dell’ENI, dell’AGIP, Mario Draghi del ministero del Tesoro, Riccardo Gallo dell’IRI, Giovanni Bazoli dell’Ambroveneto, Antonio Pedone della Crediop, alti funzionari della Banca Commerciale e delle Generali, ed altri della Società Autostrade.

Si trattava di discutere i preparativi per liquidare, cedere a interessi privati multinazionali, alcuni dei patrimoni industriali e bancari più prestigiosi del nostro paese. Draghi avrebbe detto agli ospiti inglesi: “Stiamo per passare dalle parole ai fatti”. Da parte loro gli inglesi hanno assicurato che la City di Londra era pronta a svolgere un ruolo, ma le dimensioni del mercato borsistico italiano sono troppo minuscole per poter assorbire le grandi somme provenienti da queste privatizzazioni. Ergo: dovete venire a Londra, dove c’è il capitale necessario.

Claudio Celani (italian desk dell’EIR di Wiesbaden): “La cosa più grave è che questa riunione si svolse sul panfilo Britannia, di proprietà della regina Elisabetta II, la quale fu presente ai colloqui. Il Britannia, dopo aver imbarcato gli ospiti italiani a Civitavecchia, prese il largo ed uscì dalle acque territoriali. Avvenne dunque che i potenziali venditori delle aziende da privatizzare (governo e manager pubblici) discussero di ciò con i potenziali acquirenti, i banchieri londinesi, a casa di questi ultimi. Non sappiamo che cosa si siano detti questi signori, sappiamo solo che il direttore del Tesoro Mario Draghi provò tale imbarazzo che chiese di poter leggere il suo discorso quando il panfilo era ancora in porto, per poter scendere subito ed evitare di rimanerci quando questo prese il largo.

Ebbene, il fatto del Britannia mostra che scelte decisive, come quelle delle privatizzazioni, vengono fatte al di fuori del Parlamento e addirittura in sedi così lesive dell’onore e della dignità nazionale come il panfilo della regina Elisabetta d’Inghilterra!

Su quel panfilo, siamo venuti a sapere, c’era anche l’attuale ministro degli Esteri Beniamino Andreatta, un personaggio che, benché non diriga personalmente un dicastero economico, entrò nel governo Amato proprio per accelerare il processo di privatizzazioni.”

Fu poi affidato ai mass media, ed al nuovo governo Amato, il compito di trovare gli argomenti, parlare dell’urgente necessità di privatizzare per ridurre l’enorme deficit del bilancio. Al grande pubblico, sia il governo che i mass media hanno risparmiato la semplice verità che il “primo mobile” dietro tutto il dibattito sulle privatizzazioni è costituito dalle grandi case bancarie londinesi e newyorkesi. L’obiettivo è semplicemente quello di prendere il controllo di ogni aspetto della vita economica italiana sfruttando le numerose scuse di ingovernabilità, corruzione, partitocrazia, inefficienza, ecc.

Prima di esercitarci a calcolare quante lirette il ministero del Tesoro potrebbe ottenere dalla svendita dell’ENI, dell’IRI ecc., cerchiamo di mettere in luce i presupposti filosofici dei banchieri londinesi e dei loro associati newyorkesi della Goldman Sachs, Merrill Lynch e Salomon Brothers e dei loro sostenitori nel Fondo Monetario Internazionale, nell’OCSE e nel mondo dei mass media. Queste grandi finanziarie di New York e Londra su cui si fonda il potere anglo-americano gestiscono il gioco della liberalizzazione dei mercati internazionali. Ne scrivono e riscrivono le regole per massimizzare di volta in volta i profitti.

– La Lugano connection:

A questo punto occorre dedicare qualche riga alle finanziarie di Wall Street che svolgono un ruolo decisivo nella “privatizzazione” delle imprese pubbliche italiane. Sono tre le ditte impiegate all’uopo come “consulenti” del governo Amato: Goldman Sachs, Merrill Lynch e Salomon Brothers. Lo stesso ministro dell’Industria Giuseppe Guarino, contrario a una “svendita” del patrimonio industriale raccolto nelle ex Partecipazioni Statali, sembra riporre fiducia in queste tre finanziarie, i cui dirigenti incontrò il 17 settembre scorso nel corso di un viaggio a New York.

GOLDMAN SACHS: Sono molti attualmente a ritenere la Goldman Sachs la più potente finanziaria di Wall Street, posizione conquistata almeno a partire dal 1991, quando scoppiarono gli scandali di “insider trading” che la coinvolgevano assieme alla Salomon Brothers.  La Goldman Sachs é uno dei più influenti manipolatori del prezzo del petrolio e del valore delle monete, che determina tramite la sussidiaria J. Aron & CO., che opera sul mercato delle merci e dei “futures”. La Goldman Sachs ha rafforzato la sua presenza in Italia aprendo nel 1992 un “ufficio operativo” a Milano. Più avanti vedremo il ruolo cruciale che essa ha svolto nella crisi della lira e nella partita delle privatizzazioni.

SALOMON BROTHERS: La Salomon Brothers domina, assieme alla Goldman Sachs, il commercio di greggio mondiale. La Salomon possiede anche la svizzera Phibro (Philipp Brothers), che opera nel settore delle materie prime.

MERRIL LYNCH: La Merrill Lynch è famosa per il ruolo che svolse in una sensazionale operazione di riciclaggio del denaro tra l’Italia, la costa orientale degli Stati Uniti e Lugano. Si tratta della “Pizza connection”, che portò al processo in cui la famiglia mafiosa newyorchese dei Bonanno fu accusata di aver riciclato circa 3,5 miliardi di dollari fino a quando fu arrestata, nel 1984.  Come è noto, la Merrill Lynch é stata incaricata dall’IRI, il 9 ottobre scorso, di preparare la privatizzazione del Credito Italiano.

Abbiamo fin qui identificato alcuni fatti poco noti che riguardano le tre finanziarie di Wall Street chiamate a svolgere un ruolo decisivo nella valutazione e nella stessa privatizzazione delle imprese pubbliche italiane. Queste finanziarie accedono a dati di grande importanza e delicatezza che riguardano alcune delle più valide imprese europee e si posizionano in assoluto vantaggio come “consiglieri per la privatizzazione”. Naturalmente, tutto secondo una rigida etica professionale e senza conflitti di interesse!

– Moody’s e la guerra della lira:

Quasi in contemporanea con la nomina del governo Amato, l’agenzia di “rating” newyorchese Moody’s annunciò, con la sorpresa di molti, che avrebbe retrocesso l’Italia in serie C dal punto di vista della credibilità finanziaria. Questo, senza che le cifre del debito italiano fossero cambiate drasticamente (la tendenza al deficit era nota almeno da due anni) e senza alcun rischio di insolvenza da parte dello stato. La giustificazione di Moody’s fu che il nuovo governo non dava sufficienti garanzie di voler apportare seri tagli al bilancio dello stato. Negli ambienti finanziari internazionali, Moody’s è famosa perché usa come arma “politica” la sua valutazione di rischio, tale che beneficia interessi angloamericani a svantaggio di banche rivali o, come nel caso dell’Italia, di intere nazioni. Il presidente della Moody’s, John Bohn, ha ricoperto un’alta carica nel ministero del Tesoro USA sotto George Bush.

La mossa di Moody’s costrinse il governo Amato ad alzare i tassi d’interesse sui BOT per non perdere gli investitori. Essa segnalò anche l’inizio di una guerra finanziaria contro la lira. Secondo fonti ben informate, i più aggressivi speculatori contro la lira, nell’attacco del luglio scorso, furono la Goldman Sachs e la S.G. Warburg di Londra. Ribadiamo che la speculazione ebbe un movente principalmente politico, non finanziario, e che, purtroppo, ebbe successo. L’Italia fu costretta ad abbandonare lo SME e il governo varò un piano di tagli e annunciate privatizzazioni per ridurre il deficit.

Ciò che Amato non ha mai detto è che la svalutazione della lira nei confronti del dollaro ha dato agli avventurieri della Goldman Sachs e delle altre finanziarie di Wall Street un grande “vantaggio”. Calcolato in dollari, l’acquisto delle imprese da privatizzare è diventato, per gli acquirenti americani, circa il 30% meno costoso. Lentamente, specialmente dopo l’ultimo attacco speculativo dell’inizio dell’anno, la lira si va assestando sul valore “politico” di circa 1000 lire a marco, esattamente il valore indicato dalla Goldman Sachs nel luglio scorso come “valore reale” della moneta italiana.

Come mai questa “coincidenza”? Come mai la finanziaria newyorchese ha appena aperto un ufficio operativo in un paese che secondo i suoi criteri sprofonda nella crisi? Come mai un economista come Romano Prodi, “senior adviser” della Goldman Sachs, suggerisce di privatizzare alla grande, vendendo tutte e tre le banche d’interesse nazionale (Banca Commerciale, Credito italiano, Banca di Roma), più il San Paolo di Torino, il Monte dei Paschi di Siena e l’Ina (Convegno presso l’Assolombarda il 30 settembre 1992)?

Sono queste le domande e i fatti cruciali che spingono i vari esponenti italiani MoviSol/Eir a ribadire le denunce dei gravi avvenimenti a danno dell’Italia, in tutte le conferenze presiedute dal gruppo MoviSol/EIR. Fra questi riportiamo gli interventi di Claudio Celani e Paolo Raimondi (per citare i salienti):

Claudio Celani (italian desk dell’EIR di Wiesbaden)“Protagonista della destabilizzazione economica è la più grande finanziaria di Wall Street, la Goldman Sachs. Nel nostro documento indicavamo come la G. Sachs avesse svolto un ruolo nel crollo della lira, dapprima annunciandone la sopravvalutazione ed indicando nel livello di 1000 lire al marco il tasso di cambio che essa riteneva realistico, poi buttandosi a vendere lire per contribuire a ottenere quel risultato. La Goldman Sachs si è posizionata sul mercato italiano aprendo l’anno scorso un ufficio “operativo” a Milano. Sorge quindi lecito il sospetto che la svalutazione della lira di circa il 30% serva tra l’altro a rendere più appetibili i pezzi delle ex PPSS che lo Stato ha deciso di mettere in vendita, e che andranno sicuramente ad acquirenti stranieri visto che nessuno in Italia ha i capitali a sufficienza. Il comportamento di un personaggio come Romano Prodi, nominato dall’ex governatore Ciampi a presidente dell’IRI, conferma questi sospetti. Già un anno fa Prodi aveva esposto le sue idee in materia di privatizzazioni: privatizzare tutte le banche d’interesse nazionale, più il San Paolo di Torino, il Monte dei Paschi di Siena e l’Ina. Ora, se crediamo ai resoconti di una sua intervista al Wall Street Journal, dichiara che non solo tutto delle ex PPSS si può vendere, ma anzi, le aziende vanno prima risanate e poi vendute. Quindi, prima le risaniamo con i soldi dei contribuenti italiani, poi le vendiamo a chi, ai soliti stranieri? Romano Prodi era fino a qualche tempo “senior adviser” della Goldman Sachs, e non ci risulta che si sia dimesso dalla carica. Allora deve decidere se fa gli interessi di Wall Strect o quelli dell’Italia. Oppure quelli del finanziere speculatore Soros, con cui collabora nei progetti di saccheggio dell’Europa orientale. Infatti, Prodi faceva parte del pool di economisti, assieme al famoso Jeffrey Sachs, che mise a punto il cosiddetto Piano Shatalin, un piano per la riconversione economica dell’ex URSS ideato da Soros, così radicale che fu respinto a suo tempo da Gorbaciov 1990-91).

Prodi è dunque collegato agli ambienti che speculano contro la lira, che saccheggiano l’economia dell’Europa dell’est ed hanno permesso in quei paesi un saldo insediamento della mafia. E’ legittimo, quindi, il sospetto che la liquidazione dell’IRI, col passaggio in mano straniera delle migliori aziende, ad alto contenuto tecnologico, sia stata già decisa e che Prodi sia un semplice esecutore delle volontà degli ambienti internazionali a cui è legato.”

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Paolo Raimondi (presidente MoviSol): “Mario Draghi è il “Mr. Britannia”. Il 2 giugno 1992 , il “Ciampi’s boy”, allora Direttore Generale del Ministero del Tesoro, guidò il drappello di dirigenti delle Partecipazioni Statali sul “Britannia”, il panfilo della regina Elisabetta II d’Inghilterra, per un incontro con i grandi finanzieri della City di Londra e di Wall Street per svendere l’industria di stato italiana, o per “modernizzarla”, come usavano dire.
Poi a settembre l’attacco speculativo delle stesse finanziarie, coordinate da George Soros, contro il Sistema Monetario Europeo fece svalutare la lira del 30%, regalando ben 15.000 miliardi di lire agli acquirenti-speculatori che acquistavano in dollari. La chiamammo una svendita a prezzi stracciati a cui certi settori della vecchia Democrazia Cristiana e del PSI di Craxi cercarono di opporsi. Invano. In quegli stessi giorni le “mani pulite” realizzarono il grande massacro politico che aprì la porta al neoliberismo selvaggio e al neoconservatorismo di marca americana.”

– La Moody’s crea l’ambiente controllato (per l’attacco speculativo contro la Lira):

Nei giorni successivi al “no” danese nel referendum del 2 giugno 1992 sul Trattato di Maastricht gli “insider” di Wall Street prepararono il grande attacco. Nel luglio 1992 gli operatori più importanti furono messi al corrente del fatto che “entro la fine dell’anno ciascuna moneta dello SME in Europa avrebbe cominciato a fluttuare liberamente”. I manager delle finanziarie decisero pertanto di sbarazzarsi dei titoli e delle valute europee. Tra i candidati più ovvi per tale svendita spiccavano l’Italia, come pure l’Inghilterra.

Ciò di per sé però non bastava. Il rischio era troppo alto e bisognava andare invece sul sicuro, perché sullo SME vegliava uno schieramento di alcune tra le più potenti banche centrali del mondo, a partire dalla Bundesbank, legate da un patto di reciproca difesa. A questo punto si ricorse ai servigi della Moody’s Investor Service, una ditta che stabilisce il “rating” a Wall Street, stabilisce cioè il grado di affidabilità dei titoli.

Anni addietro l’Italia aprì le porte agli investimenti stranieri, e vi fu costretta per finanziare il deficit, dando anche agli stranieri l’opportunità di acquistare Buoni dei Tesoro. Bastava allora convincere questi investitori stranieri che il debito statale italiano valesse poco più di quello di un paese come la Bolivia, ed essi si sarebbero precipitati a liquidare quei titoli, costringendo così la Banca d’Italia ad offrire tassi di interesse sostanzialmente più alti per i nuovi Bot.

Questo è il compito che la Moody’s ha assolto a partire dal giugno dello scorso anno. Iniziò annunciando di aver posto il debito italiano nella lista del “credit watch”, cioè sotto osservazione per una probabile retrocessione, benché non si stesse verificando alcuna crisi di solvibilità. Poi ci fu la serie di retrocessioni del debito italiano decretate dalla Moody’s seguite ogni volta da un rialzo dei tassi di interesse che il Tesoro era costretto ad offrire agli acquirenti dei suoi titoli.

Ogni aumento dell’l% del tasso d’interesse sul vasto debito pubblico italiano significa un aumento medio del deficit governativo di circa 17 mila miliardi di lire, che in pochi minuti brucia i disperati tagli effettuati sulla spesa pubblica. Le nuove emissioni a tassi maggiorati erano interpretati dalla Moody’s come un nuovo segnale di “inaffidabilità”, e giù un altro votaccio sulla pagella dell’Italia. Si tratta evidentemente di un circolo vizioso deliberatamente messo in moto dalla Moody’s che culminò nel settembre scorso!

Ma cos’è questa Moody’s, questo ente privato che ha finito col decidere il destino di nazioni e governi sovrani? Chi gli conferisce tanta autorità? Perché ad esempio non ha dato pollice verso anche agli Stati Uniti, visto che il debito pubblico di quel paese ha superato i 4 mila miliardi di dollari?

Nel mondo finanziario la Moody’s è famosa come “la più politica” agenzia di “rating”. È presieduta da John Bohn, che nell’amministrazione di Bush era un funzionario ad alto livello del Tesoro. Mentre votava una retrocessione dopo l’altra dell’Italia l’estate scorsa la Moody’s dava un rapporto molto positivo sulle grandi banche, come la Citicorp, che avevano esteso prestiti all’impero immobiliare canadese Olimpia & York di Paul Reichmann finito in una bancarotta clamorosa. I Reichmann erano legati politicamente ad Henry Kissinger, a lord Carrington ed all’oggi famoso George Soros. La Moody’s e premurosa con gli amici.

La cosa è persino più palese. Proprietaria della Moody’s è la Dun & Bradstreet Inc. che è anche proprietaria del Wall Street Journal. Nel consiglio d’amministrazione della Dun & Bradstreet figurano i principali direttori delle più importanti finanziarie di Wall Street che hanno condotto la speculazione contro la lira, e che sono anche quelle che al tempo stesso “prestavano consulenze” al governo italiano su come condurre il delicato processo di privatizzazione delle imprese di Stato. II conflitto d’interessi è ovvio.

Nel consiglio d’amministrazione della M.J. Evans, strettamente legata alla Moody’s, figura un personaggio che al tempo stesso è nel consiglio di amministrazione della Morgan Stanley ed un altro ancora, R.A. Hansen, figura nella direzione della ,J.P. Morgan e della Merrill Lynch! Un altro ancora è Charles Raikes, che è stato consigliere della Federal Reserve dal 1958.

George Leung, amministratore delegato della Moody’s Investors Service, dichiarava su Financial World del 18 febbraio: “La gente è sempre più disillusa nei confronti del governi, sempre più preoccupata degli imbrogli e problemi che vede nei governi e finisce col cercare qualcuno che possa indipendentemente far luce su tanta confusione. Questo è il nostro ruolo”. Questa dichiarazione d’intenti è anteriore alla campagna della Moody’s contro l’Italia. Chi ha affidato alla Moody’s il potere di decidere sulle nazioni? Nessuno. Moody’s ha colmato il vuoto creatosi con la paralisi dei governi, costringendo ad accettare i propri diktat con la minaccia di voti sfavorevoli sul debito. La Moody’s però ha solo preparato il terreno. L’attacco alla lira è stato sferrato dalla speculazione della finanza derivata, diretta a colpire il “fianco debole” dello SME.

– George Soros ed i suoi amici:

Con l’avvicinarsi in Francia della scadenza referendaria su Maastricht del 19 settembre,un raggruppamento di banche e speculatori di Wall Street, diretto da George Soros, uno strano personaggio di origine ungherese, lanciò una formidabile ondata speculativa per costringere la lira a svalutare ed uscire di conseguenza dallo SME.

Ecco come funzionò.

La finanza derivata, teniamolo presente, consiste in scambi in cui non si cedono o acquistano azioni o titoli reali, ma che rappresentano solo un accordo tra le due parti a compiere pagamenti ad una futura scadenza in rapporto al rendimento di una merce o una valuta. L’esempio tipico è dato da una banca che compie un’operazione commerciale “derivata” mettendo a disposizione soltanto il 10% dei valore nominale del contratto, cioè il deposito di garanzia. Grazie ai collegamenti personali con banche come la Citicorp di New York, George Soros è stato capace di far crollare la lira e la sterlina, come pure la corona svedese, il tutto soltanto con denaro preso a prestito, senza versare più del 5% per il margine di garanzia collaterale!

In sostanza Soros ha dato come garanzia soltanto 50 milioni di dollari di titoli per ottenere una linea di credito, dalla Citicorp ed altre banche, di un miliardo di dollari. Un prestito a tempi brevissimi, per scommettere sulla svalutazione forzata della lira nei giorni in cui in Francia si teneva il referendum! Il rapporto speculativo del suo denaro è stato di 20:1. Dal canto loro la Bundesbank, la Banca d’Italia e le altre banche per difendere la propria valuta hanno invece dovuto sborsare il prezzo completo degli acquisti. Si stima che la Bundesbank abbia speso a settembre 60 miliardi di dollari nelle varie operazioni di difesa delle monete dello SME. Utilizzando i “derivatives”, Soros e Wall Street hanno potuto spuntarla sulla Bundesbank con soli 3 milioni di dollari (20:1) !

In una tipica operazione di swap con i “derivatives” condotta da Soros lo scorso autunno si sono acquistate lire con i dollari, le lire sono poi state convertite in marchi tedeschi al tasso fisso di cambio dello SME. Poi è stata la volta della Moody’s a declassare l’Italia, mentre gli organi di informazione internazionali si davano da fare a descrivere la gravità della crisi economica e politica del paese. Le corporation hanno avuto paura ed hanno cominciato a vendere lire. La valuta italiana è così passata da 765 lire contro il marco all’inizio di settembre alle 980 lire solo quattro settimane più tardi.

A quel punto Soros poteva acquistare lire fortemente scontate (il 28% in meno) e ripagare il suo debito iniziale, prima che scadesse la data del suo contratto, per il quale aveva inizialmente versato solo il 5%. II profitto che ne ha ricavato si calcola sul 560%, cioè circa 280 milioni di dollari. Ma nessuna autorità di vigilanza sarebbe potuta intervenire perché l’operazione è stata condotta “fuori registro”, o come si suoi dire “Over-the-Counter”, direttamente tra le due parti interessate senza altre formalità.

Naturalmente, se la lira si fosse rivalutata del 5% l’impero di Soros sarebbe stato spazzato via all’istante. Soros però non è soltanto un giocatore d’azzardo “fortunato”.

Intendo infatti spiegare che Soros è riuscito a condurre le sue recenti operazioni speculative in grande stile perché ha accesso alle informazioni più riservate dei centri di potere. Nel caso della crisi dello SME, come poteva sapere Soros quale delle 12 valute sarebbe stata colpita in quale giorno preciso?

Ex funzionari della Federal Reserve USA spiegano privatamente che Soros ha ricevuto informazioni riservate da parte di un amico che nella Federal Resene di New York lavora nel settore delle valute internazionali. La Fed di New York dispone, minuto per minuto, delle informazioni sull’andamento delle monete direttamente dalle banche centrali europee. Se Soros può disporre di tali informazioni il suo gioco è garantito.

Ma chi c’è dietro questo personaggio misterioso? Soros opera attraverso la Quantum Fund NV, una compagnia off-shore registrata nelle Antille Olandesi.

Opera insieme ad un raggruppamento internazionale che potrebbe essere chiamato il gruppo dei Rothschild. Nel consiglio di amministrazione della Quantum Fund figura Nils Taube, socio d’affari di lord Rothschild, e sir James Goldsmith, imparentato ai Rothschild. Altro membro del Quantum è Richard Katz che a Milano dirige la Rothschild Italia, S.p.A. Altri esponenti del Quantum sono Isidore Albertini della ditta di brocheraggio milanese Albertini & Co.; Alberto Foglia, capo della Banca del Ceresio di Lugano; e Edgar Picciotto, un socio di affari di Carlo de Benedetti. Picciotto dirige inoltre la CBITDB Union Bancaire Privée di Ginevra.

Le alte sfere della CIA, magari attraverso ex funzionari, hanno fatto opera di reclutamento nei consigli di amministrazione delle grandi finanziarie di Wall Street. Ai dirigenti delle finanziarie che accettano, la CIA impartisce un particolare addestramento ed essi tornano poi al loro mondo di Wall Street. Colby è personalmente impegnato a reclutare i dirigenti delle grandi finanziarie spiegando loro che adesso i mercati finanziari globali sono considerati un “area di interesse della sicurezza nazionale USA”. Il seminario era sponsorizzato dalla Merrill Lynch e dalla Borsa di New York.

– L’esplosione della finanza derivata:

“Senza la crescita enorme delle operazioni speculative della finanza derivata la crisi dello SME non si sarebbe mai verificata”, ha affermato recentemente un esperto banchiere europeo. Mentre nel 1987 le banche centrali furono in grado di difendere la stabilità dello SME a costi minimi, nel 1992 esse sono state ridotte all’impotenza dai meccanismi della finanza derivata.

Invece di svolgere una regolare attività di compravendita nei mercati a termine regolari, come quello di Chicago, dove le banche sono costrette a versare un deposito di garanzia ed a rendere nota quotidianamente la propria esposizione creditizia, i grandi di Wall Street eludono la sorveglianza del governo trattando direttamente, “Over the Counter”, tra banca e banca o tra banca e finanziarie straniere. La transazione non figura nel bilancio della banca cosicché gli investitori non possono sapere quanto è il rischio che l’istituto in questione corre di fronte ad un crollo del già enorme mercato dei “derivatives”.

Queste attività hanno aperto tutto un vasto settore di informatica bancaria sofisticatissima, che impiega i supercomputer CRAY per processare i dati in parallelo, necessari per gestire la contrattazione automatica senza frontiere che avviene grazie a programmi capaci di far fronte ai complessi problemi di calcolo del rischio a variabile multipla. Ma, a parte questi aspetti pittoreschi, a fare profitti con la speculazione “derivata” so- no solo gli “insider traders” di New York. Il gioco d’azzardo è truccato, con la complicità di Washington. Cercare di capire gli aspetti “tecnici” della manovra con la quale Soros è riuscito ad intascare un miliardo di dollari di profitti speculando sulla sterlina a settembre è fatica sprecata. Certo è però che giornali finanziari quali il Wall Stret Journal ed il Financial Times fanno il possibile per destare l’impressione opposta.

Scritto da: Collage realizzato coi capoversi salienti tratti degli articoli sul sito MoviSol

Fonte: Link documento integrale “Documentazione riepilogativa sul complotto del Britannia

 

 

STORIA “Crisi 2007-SubPrime”

ECCO COSA SUCCEDE QUANDO IL MERCATO E’ REGOLAMENTATO DALLA SOLA MANO INVISIBILE DI ADAM SMITH.

Nel 2007 scoppia la crisi SubPrime la quale causerà la “Grande recessione”.
Per comprendere le dinamiche che portarono alla crisi si segua il seguente percorso:
Abbiamo spiegato che le Banche commerciali raccolgono il denaro a corso legale (emesso dalla Banca Centrale) detenuto dai risparmiatori, per poi depositare questo denaro in riserva sui conti della BC ed utilizzare ogni singolo denaro di riserva come base di moltiplicazione per emettere nuova moneta creditizia creata ex novo dalle banche stesse.
In sostanza le banche fanno soldi prestando i soldi che inventano dal nulla.
C’è però un limite fisiologico a questa prassi:
Il fatto che se il debitore non restituisce i soldi, la banca ci rimette di tasca sua.
Questo limite impedisce alla banca di erogare crediti in modo scriteriato, inducendola a verificare le opportune garanzie fornite dal prenditore del prestito.
Differentemente le banche erogherebbero credito a più non posso per aumentare a più non posso i loro profitti.
Poi però è arrivata la deregolamentazione del sistema bancario e dei mercati finanziari (vedi pag “Glass-Steagall act“), e questo ha comportato le disfunzioni che hanno condotto alla crisi.
Possiamo rilevare 5 livelli di disfunzione crescente:

  1. – Le banche hanno potuto cartolarizzare i mutui erogati, reimpacchettandoli in prodotti finanziari (CDO) e rivendendoli a terzi: questo ha fatto si che se il debitore non ripagava il prestito, non era più la banca a rimetterci,  ma bensì l’acquirente del CDO.
  2. – In funzione del fatto che il rischio era scaricato su parti terze, le banche hanno cominciato ad erogare prestiti all’impazzata dal momento che più soldi creavano-prestavano, e più ottenevano profitti.
  3. – Poi le banche sono andate oltre: hanno cominciato a cartolarizzare i CDO stessi,  moltiplicando a livello esponenziale il volume della massa finanziaria complessiva rispetto al valore del bene sottostante (ovvero le case oggetto dei mutui).
  4. – Ancora di più: Le banche hanno messo in circolo un ulteriore prodotto finanziario, rappresentato da uno strumento assicurativo sui mutui chiamato CDS (anche in questo caso vennero erogati molti più CDS rispetto alla reale capacità di copertura offerte dalle compagnie assicuratrici).
  5. – L’apice: Le banche hanno scollegato il prodotto assicurativo CDS dal bene assicurato (come dire che si può comprare l’assicurazione sull’auto senza bisogno di possedere l’auto oggetto della polizza), consentendo addirittura agli acquirenti del CDS di poter acquistare la stessa assicurazione CDS decine e decine di volte al fine di riscuotere decine e decine di volte il premio assicurativo.

Tutto questo sistema è andato avanti permettendo alle banche e alla finanza di fare introiti sconsiderati, fino al momento culmine del 2007 allorchè è scoppiata la crisi.
La vicenda è finita nel peggiore dei modi:
Le principali BC del pianeta hanno emesso quantità spropositate di denaro al fine di ritirare tutti i crediti marci detenuti dalle banche (significa che le banche consegnavano i crediti marci alla BC e la BC in cambio dava loro i soldi “stampati ex-novo”), e come ricompensa le banche hanno utilizzato i soldi emessi dalle BC per speculare sui Titoli di Stato degli stessi Stati che si erano dovuti esporre per tamponare la crisi creata dalle banche medesime.
In questo modo i liberisti sono riusciti a far scaricare mediaticamente (oltre che economicamente) la responsabilità del sistema privato (rappresentato dal debito privato) al sistema pubblico (rappresentato dal debito pubblico), facendo valere il solito dogma che privato è bello e giusto mentre pubblico è brutto e sbagliato.
E tutto questo, si badi, senza che il sistema bancario venisse riformato.
Anzi:
Hanno fatto in modo che continuassero ad essere riformati gli Stati, ovviamente nella solita direzione favorevole alle elite capitalistiche globali, ovvero, le stesse che dominano la finanza sopra citata.

Scritto da: Cristian Minerva
Fonte: video su YouTube “La crisi spiegata ai bambini: la cartolarizzazione e i peli del gatto Silvestro

 

 

STORIA “Crisi 2011-Spread” (Riassunto).

DESCRIZIONE DELLE RAGIONI E DEGLI EVENTI CHE PORTARONO ALLA DECISIONE DI FARE CADERE IL GOV BERLUSCONI PER SOSTITUIRLO COL GOV MONTI.

Abbiamo più volte sottolineato come l’Unione Euromonetaria abbia favorito e favorisca tutt’ora l’export della Germania alterando al ribasso il valore del Marco tedesco.
Questo ha provocato un accumulo spropositato di danaro nelle casse delle aziende tedesche, le quali a loro volta hanno inondato di liquidità le banche della Germania al punto che erano le banche stesse a chiedere un compenso per i depositi ai correntisti invece che i correntisti alle banche.
Stesso discorso, seppur in maniera minore, anche per le banche francesi.
Ebbene:
E’ accaduto che queste banche francesi e tedesche con tutti questi soldi che nell’economia nazionale rendevano poco a causa dei tassi estremamente bassi, si sono guardate intorno e hanno visto che nei paesi periferici PIIGS (paesi considerati di affidabilità Sub-Prime)i tassi di interesse erano molto più profittevoli, Grecia in primis (peraltro i tassi di interesse dei PIIGS erano alti per via delle politiche economiche europee avverse imposte dall’UE alle economie degli Stati mediterranei del Sud-Europa).
E’ così che le banche tedesche e francesi hanno cominciato a speculare su questa disfunzione generata dalla moneta Euro, raccogliendo soldi dall’economia interna a tassi pressochè negativi, e riprestandoli a tassi di interesse molto più elevati nell’ordine del 9, 10, 12, 14% nei paesi periferici.
Le banche tedesche e francesi hanno fatto un mucchio di soldi con un duplice vantaggio:

  1. Riscuotevano il profitto dai pesi periferici attraverso gli interessi molto elevati.
  2. Consentivano alle imprese francesi e tedesche di esportare maggiormente i loro prodotti nei paesi periferici proprio grazie ai finanziamenti suddetti, col risultato che alla fine i soldi ricavati dalle imprese francesi e tedesche si ritrovavano ancora poi comunque sui conti correnti delle medesime banche dei paesi così detti “centrali”.

Poi però nel 2008 arriva la crisi e mentre negli USA la FED interviene subito stampando moneta a go go, in Europa si scarica il peso delle nefandezze della finanza, sulle spalle degli Stati.
E’ così che inevitabilmente gli Stati più deboli (che ricordiamo, erano più deboli a causa del trucco monetario generato dall’Euro che favorisce le economie forti a scapito delle deboli) si ritrovano ad essere in difficoltà, e l’Europa invece che procedere con politiche di tipo espansivo, impone al contrario politiche restrittive, tra l’altro proprio ai paesi deboli che erano gli ultimi che avrebbero dovuto applicarle.
I PIIGS dunque vanno in crisi, e le banche francesi e tedesche rischiano di non rivedere più indietro tutti i soldi che avevano incautamente prestato a paesi considerati di affidabilità sub-prime.
In caso di mancato rimborso dei prestiti da parte dei PIIGS, Francia e Germania avrebbero avuto i loro SistemiBancari in BancaRotta, e di conseguenza gli Stati Francese e Tedesco sarebbero dovuti intervenire per salvare i rispettivi SistemiBancari.
Il problema è che a differenza degli USA, in UE gli Stati non hanno la facoltà di intervenire per mezzo delle loro BancheCentrali nazionali, il che significa che i soldi necessari a salvare i SistemiBancari devono saltar fuori dalle tasche dei cittadini attraverso l’attuazione di politiche economiche restrittive che inceppano l’economia.
E’ così che nelle opportune riunioni del gruppo Bilderberg (vedi voce “Organi di potere“) per fare in modo di far recuperare soldi alle banche francesi e tedesche (ma anche a quelle americane, vedi JP Morgan), viene decisa la strategia di fare attuare le manovre economiche restrittive di austerity ai PIIGS, con la scusa di far riappianare la loro bilancia Import/Export sbilanciata a favore dei PaesiCentrali per via dell’alterazione EuroValutaria (vedi pag Eurexit).
E questo, si badi, benchè i PIIGS stessero già attraversando una crisi di recessione conclamata.
Il gov Berlusconi però non ha il potere politico per poterlo fare, e così viene spodestato a mezzo di attacco allo spread (la famosa “Crisi dello spread”) che consente l’insediazione di un opportuno gov tecnico stabilito a tavolino dall’UE (per approfondimenti si veda pag “Ricatto dello spread” nella pag “Quadro finanziario“).
E’ il gov Monti.
Una volta al governo, Monti attua una serie di riforme costituzionali (tra l’altro senza avere la legittimazione per poterlo fare) deleterie per la tenuta futura dei conti italiani, e al contempo applica delle politiche di austerity pesantissime esattamente con l’obbiettivo di ottenere i soldi che come detto servivano a salvare le banche francesi e tedesche.
Lo strumento di salvataggio per procedere al salvataggio delle banche viene creato ex novo dallUE e prende il nome di Meccanismo Europeo di Stabilità o MES (vedi “MES 2012” nella pag “Trattati internazionali“).
Questo MES viene fatto passare per fondo salva Stati mentre in realtà è un fondo salva banche (NOTA BENE: Tremonti fa giustamente notare che trattandosi di fondo salva banche, le quote di partecipazione si sarebbero dovute calcolare in base all’esposizione bancaria sofferta dai vari Stati membri, invece che in base al PIL, significa che, ad esempio, per ogni soldo versato da un paese poco esposto come l’Italia, paesi molto esposti come Francia e Germania, avrebbero dovuto mettercene rispettivamente 10 Francia e 10 Germania).
In sostanza gli Stati Membri sono chiamati a versare a questa organizzazione finanziaria quote colossali di miliardi (tra l’altro prendendole sempre in prestito), e poi questi soldi vengono riprestati indietro agli stessi Stati membri nel momento in cui si trovano in difficoltà.
E’ così che una volta istituito, il MES andrà ad erogare l’aiuto finanziario alla Grecia, consentendo alla Grecia a sua volta di liquidare le banche francesi e tedesche esposte sui loro prestiti sub prime.
Ma non basta: infatti le banche francesi e tedesche erano fortemente esposte sui titoli tossici della crisi 2008, e per far fronte anche a questi altri buchi gli Stati di Germania e Francia hanno effettuato un Bail-Out erogando tonnellate di soldi pubblici (fra cui sempre quelli estorti all’Italia) alle proprie banche nazionali, per poi subito dopo istituire il Bail-In per impedire agli altri Stati Europei, Italia in primis, di poter fare successivamente altrettanto (NOTA BENE: Uno studio condotto da Banca d’Italia nel 2016 ha calcolato che senza le manovre restrittive di Monti, gli NPL, ovvero i crediti inesigibili italiani sarebbero dovuti essere solamente 50miliardi invece che gli attuali 140miliardi).
I risultati di questa operazione scellerata sono devastanti:
L’Italia affronta una crisi addirittura peggiore di quella del 2008, migliaia di imprese chiudono e gli imprenditori si suicidano come mai accaduto prima.
La beffa è che noi abbiamo pagato dazio per parare le spalle ai tedeschi e ai francesi i quali si sarebbero dovuti trovare loro a fare le nostre austerity nel momento in cui l’Italia non avesse fatto saltare fuori i soldi per salvare le loro banche.
Come ricompensa la nostra economia è andata ancora di più in crisi e loro per ringraziarci continuano a stringerci sempre di più il cappio al collo saccheggiando a man bassa tutte le nostre imprese pubbliche e private vittima di una crisi indotta forzatamente.
Vedi articolo “Monti prima e dopo” nella pag “Grafici dimostrativi“.
Vedi voce “Golpe di Stato finanziario 2011” nella pag “Eventi storici“.
Vedi pag  “Denuncia Mori” e “Denuncia Musu-Barnard“.

Scritto da: Cristian Minerva

 

 

STORIA “Crisi 2011-Spread” (Completo): RICOSTRUZIONE DELLE DATE E DEI NOMI CHE SI INTRECCIANO NEL PERIODO DELLA CRISI DELLO SPREAD DEL 2011.

GLI ATTORI SI INCONTRANO A PORTE CHIUSE, POI DECIDONO, E CON LA FORZA DEL CARTELLO FINANZIARIO METTONO IN ATTO LE LORO STRATEGIE BYPASSANDO TUTTE LE DEMOCRAZIE.

ATTENZIONE alle date e ai nomi:
La crisi dello spread che fa cadere il gov Berlusconi è del Novembre 2011.
Il sito ufficiale “Bilderbereg meetings” riporta le date della riunione dal 9 al 12 Giugno dello stesso anno a Sain Moritz, cioè solo pochi mesi prima “il fatidico” attacco.
Alla riunione, nella lista del direttivo (come riportato dallo stesso sito ufficiale) ci sono:
– Jean-Claude Trichet: Governatore della BCE (Trichet è Membro del Bildelberg nel “Comitato Direttivo”, membro della Commissione Trilaterale, membro del gruppo dei 30.).
– Peter Sutherland: Prersidente della Goldman Sachs (Sutherland è Membro del Bilderber nella “Commissione Permanente” organizzativa, membro della Commissione Trilaterale come presidente europeo, WTO,)..
– Josef Ackermann: Presidente Deutsche Bank (Ackermann è Membro del Bilderberg nel “Comitato Direttivo”, membro della Commissione Trilaterale.).
– Mario Monti: Preside Università Bocconi (Monti è Membro del Bilderberg nella “Commissione Permanente” organizzativa, membro della Commissione Trilaterale come presidente europeo, Goldman Sachs..
A onor di cronaca il giornalista americano Alan Friedman ci racconta che a Saint Moritz Mario Monti incontrò pure Giorgio Napolitano, Romano Prodi e Carlo De Benedetti (Nota Bene: Giorgio Napolitano è una persona chiave; è stato chiamato a ricoprire l’incarico di Presidente della Repubblica una seconda volta allorchè il compagno Prodi si è ritrovato ad essere impallinato dal suo stesso partito; questa cosa non prevista dal cartello finanziario, ha reso quindi necessaria la riconferma di Napolitano al fine di avere un membro della cricca a far da garante a tutte le nefandezze che da li a breve dovevano essere approvate)..
Ebbene:
Solo pochi mesi dopo il meeting a porte chiuse del Bilderberg a Saint Moritz, le principali testate giornalistiche ci informano che Goldman Sachs (Peter Sutherland) e Deutshe Bank (Josef Ackermann) in coordinamento con BCE (Jean-Claude Trichet) che smette improvvisamente di acquistare titoli sul mercato secondario, innescano una vendita in massa di BTP italiani, si badi, senza che nulla di particolare fosse accaduto in quel preciso frangente (Nota Bene: la procura di Trani che ha indagato sull’attacco allo spread del 2011, ha sentenziato che le motivazioni fornite dalle agenzie di rating per declassare i titoli italiani, si sono dimostrate essere tutte false).
L’attacco fa schizzare lo spread italiano alle stelle e il gov Berlusconi è costretto ad abdicare a favore del gov tecnico Monti imposto dall’UE e dalla stessa Goldman Sachs (come riportato sempre sui giornali).
E’ dello stesso periodo la famosa lettera al gov Italiano da parte della BCE a firma di Trichet e Draghi, in cui la BCE (spalleggiata dalle solite Banche private che la possiedono), impone all’Italia dictat cruciali fra cui riforma della costituzione, riforma delle pensioni, privatizzazioni in genere ecc. tutte materie su cui un organo come la BCE non aveva alcun titolo a poter trattare (ricordiamo che sia Trichet che Draghi sono entrambi menbri del Billderberg, membri della Trilaterale, e membri del gruppo dei 30).
A conferma di ciò, i Senatori Garavaglia e Orlando dichiarano che emissari della BCE si presentarono alla commissione bilancio del parlamento italiano intimando al governo che se non avessero sostenuto Monti e l’introduzione in costituzione del pareggio in bilancio, la BCE avrebbe immediatamente chiuso i rubinetti al nostro paese (trattasi di atti intimidatori a tutti gli effetti, vedi pag “Art.629: Reato di estorsione“).
Per la crisi del gov Greco vale esattamente la stessa identica cosa.
Infatti subito dopo l’attacco allo spread dei titoli greci, il gov Papandreu abdica a favore del gov tecnico Papademos imposto dall’UE.
Chi è Papademos?
– Lucas Papademos: Membro del Bilderberg, membro della Commissione Trilaterale, Goldman Sachs..
E si badi: Papademos è colui che operò per conto di Goldman Sachs nel truccare i conti greci all’orchè la Grecia entrò a far parte dell’Unione EuroMonetaria.

Scritto da: Cristian Minerva

Fonti:  Vedi pag. “Organi di potere“.  Video su YouTube Paolo Barnard – Questo è il Potere: nomi e cognomi,  Il golpe è servito: tutti gli uomini italiani del cartello finanziario che ci ha tolto la sovranità.   Art. su MilanoFinanza “Crisi: Goldman Sachs innesca la vendita dei BTP” e “Italia sotto attacco dalla Deutshe BanK” (venduto l’88% dei titoli in portafoglio).  Art. su IlSole24Ore Vendita massiccia di BTp nel 2011: Deutsche Bank indagata a Trani.

 

 

STORIA “Crisi 2020-CoronaVirus”.

GLI SPECULATORI FINANZIARI GUADAGNANO SIA QUANDO LA BORSA SALE, CHE QUANDO LA BORSA SCENDE.

Tutti gli indicatori economici stavano riportando che nel periodo precedente al COVID, la Borsa mondiale/mercati finanziari avevano raggiunto valori addirittura più alti di quelli raggiuntial momento dello scoppio della bolla dei SubPrime 2007.
Cioè, la bolla finanziaria era più gonfia di quella che esplose nel 2007/2008.
Sapete cosa significa questo?
Significa che se fosse scoppiata un altra volta la bolla finanziaria con tutte le ripercussioni del caso al seguito, poteva essere la volta buona che avrebbero legato le mani e i piedi agli speculatori finanziari (o per lo meno, diciamo che ci sarebbe stata la scusa per poterlo fare).
Invece è arrivato il CoronaVirus, e il CoronaVirus possiamo affermare senza ombra di dubbio che è stata una manna dal celo per quamto riguarda i grossi squali della finanza che gestiscono i giochi (vedi NOTA*).

*NOTA BENE (speculazioni al ribasso): Per quelli che: “Ma NON è vero che i mercati finanziari ci abbiano guadagnato, visto che anche la borsa ha subito un crollo di decine e decine di punti percentuali …”
A questi rispondiamo:
In finanza si può guadagnare:
– Sia speculando al rialzo.
– Sia speculando al ribasso.
Quindi: I grandi speculatori hanno speculato al ribasso, e hanno guadagnato un mucchio di soldi.
Dopo di che: riguadagneranno una seconda volta speculando al rialzo NON appena tutti gli indici economici torneranno a risalire.
Per ulteriori approfondimenti, vedi sez. Quadro finanziario.

Scritto da: Cristian Minerva

 

 

Nota Bene: Tutti gli articoli presenti all’interno del sito “CRISTIAN MINERVA”, sono stati elaborati sulla base di pubbliche informazioni comunemente reperibili sul web (e dunque considerate di pubblico dominio), e sono stati scritti avvalendosi di tutte le fonti a loro volta citate. 

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Cristian Minerva

Maggiori informazioni https://cristianminerva.webnode.page/quadro-finanziario/storie-crisi-speculative/