Derivati

Sequenza degli articoli:

  • INTRODUZIONE: Derivati in sintesi.
  1. ESEMPIO ELEMENTARE PER SPIEGARE IL DERIVATO.
  2. LEGGE N° 448 del 2001 (DERIVATI): AI DERIVATI VIENE RICONOSCIUTO IL VALORE DI MONETA.
  3. COSA SONO I DERIVATI (a cura dell’avvocato civilista Giuseppe Angiuli).

 

 

INTRODUZIONE: Derivati in sintesi.

Il derivato nasce come una sorta di assicurazione per poi diventare una scommessa da Casinò/gioco d’azzardo a tutti gli effetti. Tra le varie disfunzioni c’è il fatto che i derivari generino economie virtuali/fittizie multiple di quella reale sottostante. Inutile dire che andrebbero pressochè eliminati per il bene del 99%. Eppure…

 

 

1) ESEMPIO ELEMENTARE PER SPIEGARE IL DERIVATO.

IL DERIVATO E’ UNA SCOMMESSA.

Prendiamo il caso di un semplice mutuo.
Poniamo il caso di avere acceso un mutuo a tasso variabile perchè i tassi sono molto bassi, ad esempio al 2%.
Stabiliamo che ad un certo punto il tasso di interesse variabile arrivi al 5% e rischi di salire ulteriormente.
Quindi si sceglie di procedere con una negoziazione per convertire il tasso variabile in fisso.

DERIVATO ASSICURATIVO (“standard”):

la conversione funziona così:
La banca propone un tasso di interesse rinegoziato a tasso fisso mettiamo del 5,5%.
Si tratta della famosa scommessa:
– Se il tasso sale oltre il 5,5% io continuerò a pagare il 5,5% e la parte eccedente la paga la banca (vinco la scommessa).
– Se il tasso scende oltre il 5,5% io continuerò a pagare il 5,5% e la parte in avanzo la intasca la banca (perdo la scommessa).
In questi termini, il derivato, ovvero il contratto di scommessa che ho stipulato con la banca, adempie ad una funzione pratica, cioè funge da vero e proprio contratto assicurativo.

C’è un però.
Il però sta nel fatto che mentre noi siamo abituati a pensare che i contratti assicurativi si facciano su beni da noi posseduti (come ad es l’assicurazione sulla nostra auto, l’assicurazione sulla nostra casa, o l’assicurazione sul nostro mutuo), accade che per i derivati si possa fare una assicurazione senza possedere il bene sottostante.
Detto in altri termini:

DERIVATO ASSICURATIVO (“anomalo”):

Nel caso dei derivati l’assicurazione la si può fare/comprare anche sul bene posseduto da un altro.
Voi direte: “Ma che senso ha?”
Il senso ce lo ha eccome.
Infatti..
Quando io assicuro un mio bene personale, a me NON conviene mai subire un sinistro poichè a fronte del risarcimento eventualmente ottenuto, io comunque subisco una perdita proveniente dal bene oggetto del sinistro (esempio, mi rubano l’auto nuova che ho pagato 25mila Euro, l’assicurazione me ne rimborsa 18mila: Io NON ho guadagnato 18mila Euro, ma ne ho persi semmai 7mila).
Se invece io faccio/compro una assicurazione su un bene altrui, nel momento in cui avviene un sinistro e io ottengo il risarcimento, quel risarcimento per me risulta tutto guadagno.
Ergo: Con l’assicurazione su un bene altrui, ho convenienza che avvenga il sinistro e di fatto guadagno sulle disgrazie/perdite degli altri.
Ma NON basta.

DERIVATO ASSICURATIVO (“speculativo”):

Si perché la stessa assicurazione sullo stesso bene, nel caso dei derivati è possibile acquistarla decine o centinaia di volte in modo cumulativo, di modo tale che quando si verifica il sinistro, il possessore delle decine/centinaia di contratti riscuota decine/centinaia di volte il risarcimento.

Ora capite cosa si intende quando si sente dire:
“Hanno scommesso contro l’economia Italiana….”
“Hanno scommesso a favore dell’aggravamento della crisi…”
“Hanno scommesso a favore del fallimento della Nazione….”

ecc ecc ecc… ???

Scritto da: Cristian Minerva
Fonti: Video Su YouTube Nando Ioppolo: economia criminale.

 

 

2) LEGGE N° 448 del 2001 (DERIVATI): AI DERIVATI VIENE RICONOSCIUTO IL VALORE DI MONETA.

I DERIVATI VALGONO DECINE DI VOLTE IL PIL MONDIALE.

I derivati sono scommesse che dovrebbero essere vietate.
Invece i soldi virtuali generati da queste scommesse sono stati addirittura convalidati, consentendo ai soggetti che gestiscono queste colossali masse di moneta fiduciaria,  di godere di uno stra-dominio economico che è assoluto.
La legge che in italia ha conferito ai derivati il valore di moneta, è la legge 448 del 2001 (sotto la Presidenza del Consiglio Silvio Berlusconi, e della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi).

PAOLO MADDALENA (22 mar 2020): La legge finanziaria 448 del 2001, ha riconosciuto ai derivati il valore di moneta (Cit. Paolo Maddalena, Fonte: “NAZIONALIZZARE SUBITO PER SALVARSI”, lo dice il VicePresidente em. Corte Costituz. Paolo Maddalena, dal min 14:30).

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IlSole24Ore (6 dic 2018): Il valore nozionale dei derivati in circolazione a livello mondiale potrebbe sfiorare la strabiliante cifra di 2,2 milioni di miliardi di euro, vale a dire 33 volte il Pil mondiale e quattro volte tanto quello che si pensava finora, amplificando in modo allarmante il rischio sistemico di prodotti per loro natura interconnessi (Cit. IlSole24Ore, Fonte: Banche, allarme derivati: valgono 33 volte il Pil mondiale).

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PAOLO BARNARD (6 nov 2009): Grazie alla deregolamentazione dei mercati finanziari, un numero veramente ristretto di gruppi di persone, ha creato un’economia fittizia di prodotti derivati pari a qualcosa come 525milamiliardi di dollari (per avere un riferimento, l’intero PIL deli USA è 14milamiliardi).
Questi gruppi ristretti di persone, oggi, possono muovere delle colossali somme di denaro dall’economia di un paese ad un’altra, che sono talmente grandi, da riuscire a far letteralmente sprofondare l’economia di un’intera Nazione tanto da arrivare a condizionarne anche lo stesso destino.
Ancora peggio, l’incidenza degli operati di queste persone è talmente assoluta, da arrivare a generare con un crack finanziario, il collasso dell’intera economia planetaria, ciò che è successo nel 2008” (Cit. Paolo Barnard, Fonte: Paolo Barnard – Questo è il Potere: nomi e cognomi” dal min. 41:18).

Per citare i salienti…

Scritto da: Cristian Minerva
Fonti: Paolo Maddalena, IlSole24Ore, Paolo Barnard

 

 

3) COSA SONO I DERIVATI.

Spiegazione reperita sul sito web “DERIVATI.INFO” a cura dell’avvocato civilista Giuseppe Angiuli).

I derivati sono strumenti finanziari complessi che, per la loro enorme diffusione sui mercati di capitali – consolidatasi nei primi anni dopo il Duemila – hanno finito per acquisire un ruolo di assoluta centralità nell’intera economia globale.

Come si evince dal loro stesso etimo, i derivati non sono titoli muniti di un proprio valore intrinseco bensì derivano il loro valore da altri prodotti finanziari ovvero da beni reali alla cui variazione di prezzo essi sono agganciati: il titolo o il bene la cui quotazione imprime il valore al derivato assume il nome disottostante (in inglese: underlying asset).

In linea astratta, i derivati possono assolvere tanto ad una funzione protettiva (ossia di copertura) da uno specifico rischio di mercato quanto ad una finalità meramente speculativa.
Nel concreto, non può negarsi che sui mercati finanziari globali i derivati si siano affermati soprattutto quale mezzo di speculazione.

Ogni derivato ha ad oggetto una previsione (o, se si vuole, una scommessa) sull’andamento futuro di un particolare indice di prezzo, come ad esempio quotazioni di titoli, tassi d’interesse, tassi di cambio tra valute diverse, prezzi di merci o di materie prime, ecc.

Una delle caratteristiche peculiari del derivato è quella di essere uno strumento finanziario acquistabile sui mercati da un numero indefinito di scommettitori che non vantano alcun rapporto diretto col titolo (o col bene) sottostante o che, in altre parole, non sono direttamente coinvolti nell’operazione finanziaria dal cui andamento il prodotto derivato trae il suo valore.
E’ un po’ come se a mille persone fosse concesso di accendere una polizza assicurativa scommettendo sulla possibilità che un medesimo bene reale, di cui essi non sono titolari, vada in deperimento (per furto, incendio, ecc.).

Pertanto, nella pratica finanziaria è permesso a chiunque di comprare un derivato il cui valore è collegato al rischio di solvibilità di un altro soggetto (come il titolare di un prestito).
In quest’ultimo caso, gli acquirenti di un derivato scelgono di scommettere sulla capacità del debitore di onorare quel determinato prestito.
La conseguenza è che, se l’operazione sottostante va male per gli scommettitori, l’effetto di leva del derivato moltiplica il rischio finanziario fino a fargli assumere una portata sistemica, come in effetti sta accadendo nel corso della grande crisi che stiamo vivendo.

A seguito dello scoppio della bolla finanziaria, avvenuto tra il 2007 ed il 2008, i soggetti protagonisti della finanza internazionale sono riusciti, tramite i derivati, a scaricare le conseguenze della crisi sui settori produttivi dell’economia reale (le imprese) e sugli enti pubblici (quindi, in fin dei conti, sulla stessa collettività).

Nei rapporti tra banche e clienti (imprese ed enti pubblici), si è registrata negli ultimi anni un’imponente diffusione di una ben determinata categoria di prodotti derivati, gli swap, quasi sempre presentati come utili strumenti di copertura dai rischi di mercato.

Molti problemi però sono sorti in quanto la negoziazione dei prodotti swap venduti ai clienti delle banche è avvenuta per la maggior parte al di fuori dei mercati regolamentati (in inglese:Over The Counter).

In sostanza, le banche in numerosi casi hanno venduto ai loro clienti dei prodotti derivati privi degli elementi standard definiti dalle autorità di mercato e con delle caratteristiche molto spesso decise unilateralmente dalle sole banche (ad esempio, negoziando strumenti derivati O.T.C., le banche hanno avuto ampio margine nel definire autonomamente elementi quali il sottostante, il moltiplicatore in euro, le scadenze di negoziazione, il movimento minimo di prezzo, i prezzi di chiusura, i prezzi finali per il regolamento, ecc.).

In tale contesto, molti clienti (pubblici e privati), essendo privi della competenza tecnica necessaria per compiere operazioni di tale complessità, hanno inconsapevolmente sottoscritto dei derivati dannosi per il proprio equilibrio finanziario e in cui non si è riscontrata la giusta corrispondenza tra la struttura del prodotto e le finalità che con esso ci si era prefissati di perseguire.

Questo sito, curato da Giuseppe Angiuli (avvocato civilista), intende offrire materiali e spunti di riflessione a tutti gli interessati attorno alla questione degli strumenti derivati, provando a fornire anche delle possibili  ipotesi di soluzione a favore dei soggetti che dovessero, loro malgrado, essere incappati in tale insidioso meccanismo.

Alcuni esempi di derivati SWAP

Nel mondo finanziario esistono diverse tipologie di derivati: SwapOptionsFuturesForwards e altri ancora, ciascuno dei quali presenta una sua peculiarità e comprende a sua volta dei suoi sottoinsiemi.
Qui vediamo soltanto alcune sottotipologie di swap.

INTEREST RATE SWAP

E’ una delle forme più diffuse di derivato finanziario.

Nel suo caso, l’elemento sottostante è costituito dall’andamento dell’indice di un tasso di interesse.
Le due parti (la banca ed il cliente) si obbligano ad effettuare dei reciproci pagamenti, secondo un piano di scadenze concordate, sulla base di un differenziale tra due tassi di interesse diversi (di solito uno fisso ed uno variabile) entrambi applicati ad un determinato capitale nozionale di riferimento.
In linea teorica, una impresa può essere interessata a stipulare un contratto IRS per contrastare o eliminare l’incertezza legata ad un debito contratto a tassi variabili, specie in un contesto previsionale di ipotetico rialzo dei tassi: in tal caso, il prodotto dovrebbe assolvere alla cosiddetta  funzione di copertura.
Spesso però nella pratica si è riscontrato che le banche abbiano venduto dei prodotti IRS di scarsa o di nessuna utilità per il cliente (impresa o ente pubblico).
Ad esempio, nel recente periodo triennale di tendenza al ribasso dei tassi, molti clienti sono stati paradossalmente penalizzati dal fatto di avere negoziato un IRS che, nonostante il fine dichiarato fosse quello di proteggerli da un rischio di rialzo dei tassi, li ha infine costretti a pagare alle banche dei cospicui differenziali tra il tasso fisso imposto dalla controparte e il tasso effettivo vigente al momento della scadenza (o delle scadenze) dei singoli flussi.

COMMODITY SWAP

Il commodity swap è un derivato collegato al prezzo di una merce o materia prima.

Le due parti (la banca e il cliente) si accordano per scambiarsi tra loro un prezzo fisso concordato contro un prezzo variabile, da determinarsi sulla base di parametri collegati  al costo futuro della merce o materia prima sottostante.
Durante l’efficacia del contratto ed alla fine di ogni periodo di riferimento, si possono presentare due distinte situazioni:

il prezzo variabile è più alto del prezzo fisso: la controparte pagatrice del prezzo variabile corrisponderà il differenziale, se positivo, tra prezzo variabile e prezzo fisso moltiplicato per la quantità per il periodo di riferimento.

il prezzo variabile è più basso del prezzo fisso: la controparte pagatrice del prezzo fisso corrisponderà il differenziale, se positivo, tra prezzo fisso e prezzo variabile moltiplicato per la quantità per il periodo di riferimento.

La funzione del commodity swap dovrebbe essere quella di garantire il cliente dal rischio di oscillazione del prezzo di un determinato bene. Detto prodotto può essere funzionale sia a chi agisce su un mercato con funzione di venditore (ad esempio, un produttore di un bene alimentare) e voglia garantirsi dal rischio di eccessivo ribasso del prezzo di una merce e sia a chi agisce come importatore/acquirente di una determinata materia prima (ad esempio, petrolio, rame, ecc.) e voglia tutelarsi dal rischio di eccessivo rialzo del prezzo della stessa commodity.

CREDIT DEFAULT SWAP

Il Credit Default Swap è una sorta di polizza assicurativa emessa a copertura del rischio di insolvenza creditizia.

Questo il suo schema-base: un venditore di protezione (protection seller) interviene in un rapporto pre-esistente tra un compratore di protezione (protection buyer) ed un terzo soggetto debitore del secondo (ad esempio, l’emittente di una obbligazione).

Il compratore di protezione, per evitare di sobbarcarsi (totalmente o solo parzialmente) il rischio di insolvenza del terzo soggetto (definito reference entity) preferisce cedere una quota del rendimento del suo credito (ossia, di solito, una quota dei suoi interessi attivi) a favore del protection seller: quest’ultimo, in cambio di tale beneficio, si impegna ad accollarsi tutta o una parte dell’eventuale perdita che il compratore di protezione dovesse subire in caso di insolvenza del terzo soggetto (reference entity).

Di recente, i CDS sono stati emessi in copiosissima quantità in relazione ai titoli del debito pubblico sovrano dei Paesi dell’area-Euro, contribuendo in misura decisiva all’ampliamento dello spread di rendimento tra i titoli dei Paesi relativamente più forti (come la Germania) e quelli dei Paesi più deboli (come la Grecia).

Scritto da: Giuseppe Angiuli.

Fonte: Sito web “DERIVATI.INFO”, link dell’articolo originale www.derivati.info/cosa-sono-i-derivati/.

 

 

Nota Bene: Tutti gli articoli presenti all’interno del sito “CRISTIAN MINERVA”, sono stati elaborati sulla base di pubbliche informazioni comunemente reperibili sul web (e dunque considerate di pubblico dominio), e sono stati scritti avvalendosi di tutte le fonti a loro volta citate. 

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