Storia: Deindustrializzazione (’80-’00)

Sequenza degli articoli:

  • INTRODUZIONE: Storia deindustrializzazione italiana in sintesi.
  1. NINO GALLONI (nel 2012): “NELL’89/90 ARRIVO’ UNA TELEFONATA DA KOHL PERCHE’ ERA VENUTO A SAPERE DI UN OSCURO FUNZIONARIO CHE STAVA LAVORANDO CONTRO IL PROGETTO DI DEINDUSTRIALIZZAZIONE ITALIANA”.
  2. NINO GALLONI (nel 2012): “NELL’89/’90 LA GOVERNANCE ITALIANA NON VOLEVA PIU’ FARE QUELLO CHE POI FU FATTO: DEINDUSTRIALIZZARE L’ITALIA PER ENTRARE NELL’EURO“.
  3. LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO (nel 2023): “L’ITALIA NON HA PIÙ UNA INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA ED È DEBOLE…”
  4. DARIO FABBRI (nel 2023): “GLI USA HANNO SCIENTIFICAMENTE DISTRUTTO LA LORO INDUSTRIA DURANTE GLI ANNI ’70 POICHE’ LO STATO EGEMONE IMPONE LA SUA VALUTA ATTRAVERSO L’IMPORT. GLI INGLESI COPIANO GLI AMERICANI NEGLI ANNI ’80 (senza motivo).”

 

 

INTRODUZIONE: Storia deindustrializzazione italiana in sintesi.

La deindustrializzazione italiana ebbe inizio a partire dagli anni ’80 con l’attuazione del divorzio tra tesoro e BankItalia.
Infatti come spiega l’ex funzionario del ministero del bilancio Nino Galloni, gli alti tassi di interesse provocati dal divorzio, fecero spostare l’orizzonte degli investimenti delle imprese italiane, disincentivandoli.
La deindustrializazione prosegui con il processo di privatizzazione e dismissione pubblica avvenuto durante gli anni ’90.
A questo si aggiunse l’alterazione valutaria provocata dall’Euro a partire dagli anni 2000 che come spiegato rincara tutti i listini prezzi del Made in Italy di circa il 20-30% sui mercati globali, facendo si che le imprese italiane perdessero di competitività per poi ritrovarsi ad essere assorbite dalla concorrenza estera.
In oltre la sopravvalutazione dell’Euro ha provocato il trasferimento della manifattura italiana (ma anche del resto d’Europa) nei paesi orientali che proprio per via del cambio favorevole in primis, potevano produrre a bassi costi che l’Euro impediva nel Sud-Europa.

A cosa è servito quindi deindustrializzare?
Risposta: A togliere sovranità.
Infatti: Un paese deindustrializzato è un paese che dipende dagli altri, e che NON è in grado di auto-sostentarsi per essere autonomo/autosufficiente.

 

1) NINO GALLONI (nel 2012): “NELL’89/90 ARRIVO’ UNA TELEFONATA DA KOHL PERCHE’ ERA VENUTO A SAPERE DI UN OSCURO FUNZIONARIO CHE STAVA LAVORANDO CONTRO IL PROGETTO DI DEINDUSTRIALIZZAZIONE ITALIANA”.

DICHIARAZIONE DELL’EX FUNZIONARIO DEL MINISTERO DEL TESORO DELLA 1^ REPUBBLICA, 2012.

NINO GALLONI (estratto dal min 20:45): “Nel 1989 ebbi uno scambio con l’allora incaricato Presidente del Consiglio che era Giulio Andreotti, il quale mi disse:
“Dobbiamo cambiare l’economia italiana perché così non può andare avanti, ci dia una mano”.
Io mi misi a disposizione e mi fecero incontrare con il suo braccio destro il quale, come è noto, mi chiese “Che cosa devo fare per cambiare l’economia di questo Paese”?
Dissi:
“Guardi, lei si faccia nominare dal prossimo Governo al Ministero del Bilancio e mi metta in mano tutta la struttura. Al resto ci penso io”.
Poi me ne andai, pensando insomma che non sarebbe successo niente. E invece mi chiamò, dopo qualche settimana, e mi disse: “Guardi, sono Ministro del Bilancio” e mi mise a capo di tutta la struttura.
Per cui io, nell’autunno del 1989 cominciai a cambiare l’economia di questo Paese.
Nel senso perlomeno di rallentare il processo dell’Europa.
Poi io ho avuto la buona scuola di Federico Caffè.. non ero un euroscettico, però non ero neanche un euroestremista.
Insomma, pensavo che l’Italia dovesse anche guardare all’Europa, ma con i suoi tempi, le sue caratteristiche, le sue peculiarità, per cercare di recuperare un po’ di sovranità monetaria etc.
In effetti io lì lavorai due o tre mesi e poi successe l’inferno. Arrivarono al Ministro del Tesoro, Giulio Carli, telefonate dalla Banca d’Italia, dalla Fondazione Agnelli, dalla Confindustria e, nientedimeno, da un certo Helmut Kohl, il quale era venuto a sapere che c’era questo oscuro funzionario del Ministero del Bilancio che stava cambiando le carte degli accordi.”

Fonte della dichiarazione:

 

 

2) NINO GALLONI (nel 2012): “NELL’89/’90 LA GOVERNANCE ITALIANA NON VOLEVA PIU’ FARE QUELLO CHE POI FU FATTO: DEINDUSTRIALIZZARE L’ITALIA PER ENTRARE NELL’EURO”.

DICHIARAZIONE DELL’EX FUNZIONARIO DEL MINISTERO DEL TESORO DELLA 1^ REPUBBLICA, 2012.

NINO GALLONI (estratto dal min 22:34): “Nel frattempo, però, lo stesso Andreotti stava cambiando idea.
Quando mi chiamò, nell’estate dell’89, volevano cambiare.
Non volevano fare quello che poi fu fatto.
Lui stesso andava in giro dicendo che le rivendicazioni della Germania erano una sciocchezza.
Dopo qualche mese ci fu l’accordo tra Kohl e Mitterrand in cui Kohl, in cambio dell’appoggio di Mitterrand per la riunificazione tedesca, rinunciava al marco e quindi accettava la prospettiva dell’euro, accettava cioè di arrivare a una moneta comune che proteggesse la Francia.
Ma quest’accordo prevedeva anche la DEINDUSTRIALIZZAZIONE DELL’ITALIA.
Perché se l’Italia si manteneva così forte dal punto di vista produttivo – industriale, quell’accordo tra Kohl e Mitterrand sarebbe rimasto un accordo così, per modo di dire.
C’erano fondamentalmente, contro la spesa pubblica, contro la classe politica del tempo, contro la sovranità monetaria, per quello che comporta, 2 correnti.

  1. (CORRENTE LIBERISTA): Una era interessata soprattutto ai GRANDI BUSINESS DELLE PRIVATIZZAZIONI E DELLE LIBERALIZZAZIONI.  Hanno guadagnato distruggendo l’industria pubblica: c’erano aziende che venivano vendute al loro valore di magazzino, e quindi come andavano in borsa ovviamente alzavano la loro quotazione.
  2. (CORRENTA MORALISTA): Poi c’erano gli altri, che erano magari in buona fede, cioè avevano l’obiettivo di moralizzare il Paese.

E hanno sbagliato. In entrambi i casi la contropartita è stata negativa: abbiamo perso quel’abbrivio strategico che avevamo nell’ambito della nostra industria.
Quindi in sostanza la nostra classe dirigente ha accettato una prospettiva di deindustrializzazione del nostro Paese.”

Pochi anni più tardi, la 1^ Repubblica EuroScettica fu spazzata via dall’Operazione Tangentopoli, per far strada alla 2^ Repubblica EuroFavorevole condotta dai vari governi tecnici di sinistra scampati miracolosamente alla bufera giudiziaria (NB: Di Pietro venti anni più tardi rivelò perché: “Noi del Pool ManiPulite fummo fermati dai servizi segreti allorchè stavamo per inchiodare il Partito Comunista” [cit. Antonio Di Pietro]).

Fonte della dichiarazione:

 

 

3) LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO (nel 2023): “L’ITALIA NON HA PIÙ UNA INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA ED È DEBOLE…”

DICHIARAZIONE DEL NOTO IMPRENDITORE ITALIANO, nel 2023.

LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO: “Noi non abbiamo più una industria automobilistica.
La FIAT non è più italiana.
La FIAT è francese.
Le decisioni vengono prese a Parigi.
L’amministratore delegato è francese.
NON c’è più un centro di ricerca, non c’è più un centro di progettazione delle vetture, e quindi NON c’è un’industria elettronica  perché non c’è più nemmeno la MagnetiMarelli perché è stata venduta, e l’elettronica NON la vediamo solo sulle automobili, lo vediamo in generale, è una perdita per il paese importante.
L’Italia al tavolo di Bruxelles, rispetto ai francesi e ai tedeschi che hanno fior di aziende automobilistiche, oggi è molto molto debole.”

Fonte per MONTEZEMOLO:

 

 

4) DARIO FABBRI (nel 2023): “GLI USA HANNO SCIENTIFICAMENTE DISTRUTTO LA LORO INDUSTRIA DURANTE GLI ANNI ’70 POICHE’ LO STATO EGEMONE IMPONE LA SUA VALUTA ATTRAVERSO L’IMPORT. GLI INGLESI COPIANO GLI AMERICANI NEGLI ANNI ’80 (senza motivo).”

CITAZIONE DEL GIORNALISTA DI GEO-POLITICA LIMES e DOMINO, nel 2023.

DARIO FABBRI (nel 2023): 1:06:55  […] Essere il perno della globalizzazione vuol dire importare dagli altri così da pagare in dollari e imporre la propria valuta.

Questo comporta da deindustrializzazione. Gli USA hanno scientificamente distrutto la loro industria durante gli anni 70.

La industria americane erano concentrate nell’entroterra dove risiede il ceppo americano dominate, il tedesco, che è diventato il più ribelle (come l’entroterra Cinese).

1:07:53 Gli inglesi che copiano sempre gli americani, NON si capisce bene perché anche loro distruggono la propria industria (con la Tatcher) negli anni ‘80.

Fonte per DARIO FABBRI:

 

 

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Cristian Minerva

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