MACROeconom. & MICROeconom.

Sequenza degli articoli:

  • INTRODUZIONE: MAICROeconomia & MICROeconomia in sintesi
  1. DIFFERENZA TRA MACROECONOMIA E MICROECONOMIA (definita da KEYNES negli anni ’30).
  2. PARODIA DELL’INCUBO DI UN CONTABILE – KEYNES.
  3. LO STATO E’ COME UN INSEGNANTE CHE INSEGNA LA MATEMATICA A SCUOLA.

 

 

INTRODUZIONE: MAICROeconomia & MICROeconomia in sintesi.

Se il BilancioPubblico di uno Stato in MACROeconomia si fosse comportato come il Bilancio di una azienda privata in MICROeconomia (come teorizza la dottrina NeoLinberista), domanda:
Perchè mai avrebbero separato la MICROeconomia dalla MACROeconomia?
Sarebbe stata ECONOMIA punto e basta, senza distinzione alcuna.
Invece le hanno separate poichè le dinamiche tra MICRO e MACRO, NON solo sono estremamente diverse, ma addirittura spesso si trovano agli antipodi, funzionando l’una ALLA ROVESCIA rispetto all’altra, come ad esempio nel caso del bilancio.

 

 

1) DIFFERENZA TRA MACROECONOMIA E MICROECONOMIA (definita da KEYNES negli anni ’30).

LA MICROECONOMIA ANALIZZA I COMPORTAMENTI DEI SINGOLI, MENTRE LA MACROECONOMIA I COMPORTAMENTI DI TUTTI I SINGOLI INSIEME AGGREGATI TRA LORO.

Si sente spesso sentir pronunciare la fantomatica frase:

“Uno Stato si deve comportare come un’azienda o un buon padre di famiglia”.

Ebbene:
Questo approccio è completamente sbagliato poichè disconosce totalmente la differenza che intercorre tra la MICROeconomia e MACROeconomia.
La differenza è sostanziale:

  • MICROeconomia: La MICROeconomia analizza i comportamenti economici del singolo individuo.
  • MACROeconomia: La MACROeconomia analizza i comportamenti economici di tutti gli individui insieme aggregati tra loro.

La MACROeconomia è stata rivelata a partire dagli anni ’30 dall’economista britannico John Maynard Keynes.
Fino agli anni ’30 esisteva soltanto la MICROeconomia, e le analisi MACRO venivano ricavate sulla base del presupposto che tutti gli individui a livello MACRO si comportassero come l’individuo singolo in MICRO.
Ciò comporta che tutte le decisioni ritenute ragionevoli per il singolo, venissero ritenute ragionevoli anche per tutta la collettività.
Niente di più sbagliato.
Se infatti a livello MICRO la scelta del singolo può essere ritenuta ragionevole, la stessa scelta non lo è per forza anche a livello MACRO.
Tutt’altro:
A livello MACRO addirittura la scelta ragionevole può andare addirittura in direzione opposta.
Si tratta di dinamiche economiche che Keynes ha catalogato con l’appellativo di:

“Fallacia di composizione.”

Facciamo un esempio per capire meglio.
Se in un determinato momento per il singolo individuo risulta ragionevole risparmiare denaro, questo comportamento che in MICROeconomia è soggetto ad una certa logica, a livello MACRO scopriamo che lo stesso comportamento adottato da tutti gli individui insieme produce dei risultati diametralmente opposti a quelli ottenuti in MICROeconomia dal singolo.
Infatti nel momento in cui tutti gli individui all’unisono si mettono tutti quanti a risparmiare contemporaneamente, a livello MACRO accadrà che nessuno sta più spendendo, e come si può intuire, senza nessuno che spende nessun altro è in grado di poter risparmiare.
Keynes chiamò questa dinamica economica col nome di:

“Paradosso della parsimonia.”

Questi semplici aspetti da soli sono in grado di farci comprendere quanto sia sostanziale la differenza che intercorre tra il comportamento di uno Stato in MACROeconomia rispetto al comportamento di un’azienda o un buon padre di famiglia in MICROeconomia.

Scritto da: Cristian Minerva

 

 

2) PARODIA DELL’INCUBO DI UN CONTABILE – KEYNES.

LO STATO IN MACROECONOMIA NON HA IL COMPITO DI BILANCIARE I CONTI, MA DI BILANCIARE L’ECONOMIA.

Il “Paradosso dell’incubo del contabile” è una locuzione coniata da Keynes nel 1933, “pronunciata” nel suo saggio economico intitolato “Autarchia economica”.

KEYNES: “C’è un’altra spiegazione, io credo, di questo nuovo orientamento delle nostre menti. Il secolo XIX aveva esagerato sino alla stravaganza quel criterio che si può chiamare brevemente dei risultati finanziari, quale segno della opportunità di una azione qualsiasi, di iniziativa privata o collettiva.
Tutta la condotta della vita era stata ridotta a una specie di parodia dell’incubo di un contabile.
Invece di usare le loro moltiplicate riserve materiali e tecniche per costruire la città delle meraviglie, gli uomini dell’ottocento costruirono dei sobborghi di catapecchie; ed erano d’opinione che fosse giusto ed opportuno di costruire delle catapecchie perché le catapecchie, alla prova dell’iniziativa privata, «rendevano», mentre la città delle meraviglie, pensavano, sarebbe stata una folle stravaganza che, per esprimerci nell’idioma imbecille della moda finanziaria, avrebbe «ipotecato il futuro», sebbene non si riesca a vedere, a meno che non si abbia la mente obnubilata da false analogie tratte da una inapplicabile contabilità, come la costruzione oggi di opere grandiose e magnifiche possa impoverire il futuro” (N.d.a: Eppure sentite dire spesso proprio che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità da odierni imbecilli che purtroppo decidono del nostro futuro).

Il paradosso dell’incubo del contabile scaturisce come detto più volte dalla madornale rappresentazione rovesciata del ciclo monetario dello Stato, secondo cui uno Stato prima raccimola i soldi attraverso le sue entrate, e solo dopo può spenderli, ma sempre cercando di far quadrare i conti, esattamente alla stessa stregua di come fanno le aziende o le famiglie in MICROeconomia.
Ovviamente si tratta di una rappresentazione totalmente fuorviante che denota la più totale incomprensione dell’economia, da parte di chiunque ne fosse promulgatore.
Il concetto espresso da Keynes è tanto semplice quanto logico:
Se costruisci al risparmio case catapecchie perchè devi far quadrare i conti (mettiamo perchè hai deciso che non puoi spendere più di 100), alla fine ti ritroverai con case catapecchie che valgono 100.
Se invece decidi di costruire case monumentali perchè ti sei sganciato dall’ipnosi dell’incubo del contabile (e quindi ti sei prefissato di spendere 300 per fare le case fatte bene), alla fine ti ritroverai con case che valgono 300.

IN SINTESI:
Una volta capito che in MACROeconomia gli Stati hanno potere illimitato di spesa per realizzare tutto ciò che di indispensabile serve per far vivere in modo dignitoso tutte le persone, che senso ha realizzare cose mediocri che valgono poco, quando nello stesso tempo si possono realizzare le stesse cose eccelse che valgono molto (e di cui tutti quanti nel collettivo poi ne andremo a beneficiare)?

ATTENZIONE: Non si tratta di utopia, ma di semplice rappresentazioni dei fatti.

I conti parlano chiaro (per chi non fosse ancora convinto):
– Lo StatoA avrà sul suo territorio un valore in case catapecchie pari a 100, con in circolo nell’economia esattamente il corrispondente valore monetario (ovvero 100 soldi).
– Lo StatoB avrà sul suo territorio un valore in case monumentali pari a 300, con in circolo nell’economia esattamente il corrispondente valore monetario (ovvero 300 soldi).
Come si può facilmente intuire, in entrambi i casi il rapporto tra beni disponibili e moneta circolante è rimasto in equilibrio, ovvero il rapporto è 1 ad 1, il che significa che l’inflazione è pari a 0, ***(senza contare il fatto che in aggiunta dopo la spesa, lo Stato ritirerà anche una porzione dei soldi in Tasse, facendo rafforzare ulteriormente il valore dei soldi che restano in circolo)***!

DOMANDA:
– Quale fra le 2 economie è più ricca?
– Quale fra le 2 Nazioni vale di più?
– In quale delle 2 Nazioni i cittadini vivono meglio?

Quella liberista sottoposta al paradosso dell’incubo del contabile?
Oppure:
Quella intelligente libera dal dogma?

NOTA BENE (Atr.81: Equilibrio di bilancio): L’art.81 del famoso “Pareggio di bilancio” è la massima rappresentazione pratica del “Paradosso dell’incubo del contabile”, con tutti i risultati del caso che sono oggi sotto i nostri occhi.

Scritto da: Cristian Minerva
Fonti: Autarchia economica (1933) – Keynes

 

 

3) LO STATO E’ COME UN INSEGNANTE CHE INSEGNA LA MATEMATICA A SCUOLA.

UN INSEGNANTE NON HA BISOGNO DI CHIEDERE IN PRESTITO I NUMERI CHE GLI SERVONO PER BILANCIARE LE EQUAZIONI.

Lo scopo dell’economia NON è quello di trovare un modo per fare soldi e CRESCERE economicamente (un mondo limitato NON può sostenere una crescita infinita, vedi pag “Insostenibilità della finanza“).
Bensì:

COSTITUZIONE ITA 1948 (sintesi scopo economico): Lo scopo dell’economia è quello di trovare un EQUILIBRIO in cui tutte le persone possano lavorare (“Piena capacità/Piena occupazione“), per poter vivere in modo dignitoso, in pace e prosperità all’unisono tutti quanti insieme, e NON in competizione/conflitto l’uno contro l’altro come impone il modello NeoLiberista.

Si presti particolare attenzione a questo preciso aspetto perchè sta proprio qui la chiave di comprensione di cosa è realmente la moneta e consentire così  la corretta interpretazione della MACRO-economia degli Stati.
Per capire questo cruciale rapporto che intercorre fra lo Stato e la sua moneta, è necessario comprendere che uno Stato in MACROeconomia va considerato esattamente alla stessa stregua di un insegnante scolastico nella materia matematica.
Provate a domandarvi:
Avete mai visto un insegnante di matematica arrivare a scuola con la valigetta piena di numeri, oppure andare in giro per le classi a chiedere numeri in prestito per poter bilanciare le sue equazioni didattiche?
Certo che no!
E allora da dove vengono presi i numeri?
La risposta è ovvia:
l’insegnante dispone arbitrariamente di numeri illimitati per la semplice ragione che egli  può utilizzare in ogni circostanza tutti i numeri necessari a portare le sue equazioni in equilibrio.
Si badi: Il fatto che i numeri siano illimitati, NON sta certo a significare che i numeri vengano impiegati a caso in modo sconsiderato, poichè le equazioni coi numeri a caso non sarebbero bilanciate.
Ebbene:
Esattamente allo stesso modo di un insegnante di matematica, anche lo Stato dispone di numeri/soldi illimitati per portare in equilibrio il suo sistema economico.
Semplicemente, se ci sono:
– da una parte lavori, opere di qualsiasi genere, infrastrutture e servizi,  necessari da dover realizzare,
e
– dall’altra parte persone disoccupate da dover impiegare,
lo Stato può creare tutti i soldi necessari a portare in equilibrio il suo sistema economico, facendo in modo che tutte le persone abbiano da lavorare e da mangiare allo stesso tempo (NB: al contrario del modello neoliberista in cui i soldi o ce li ho io, o ce li hai tu, e dunque ci dobbiamo combatere per poterceli scalzare l’un l’altro).
ATTENZIONE: Dire che uno Stato non può ribilanciare il proprio Sistema  perchè non ha a disposizione sufficienti soldi necessari a far ripartire la sua economia, è come dire che un professore scolastico non abbia a disposizione sufficienti numeri per bilanciare la sua equazione di matematica.
E’ un’affermazione che non ha alcun fondamento!
Tutte le Banche Centrali nazionali del mondo operanti in regime di moneta fiat (Euro, Dollaro, Sterlina, Yen, Yuan, Lira italiana, Franco francese, Marco tedesco, ecc.ecc.) possono stampare illimitatamente la propria moneta a corso legale per ripristinare il corretto equilibrio dell’economia del proprio Stato di appartenenza ogni volta che questo dovesse trovarsi in condizione di deficit monetario, ovvero quando stanno mancando i soldi per realizzare tutte le cose che stanno servendo in quel preciso istante mentre ci sono un sacco di disoccupati da dover impiegare.
E’ scritto nero su bianco nei principi della nostra costituzione, solo che i nostri principi costitutivi continuano ad essere illegittimamente disattesi, vedi pag “Art.1: Sovranità e lavoro” e “ControLimiti costituzionali” .

– LA VERA FUNZIONE DELLA MANOVRA DI BILANCIO (IMPORTANTE):  

Come si può comprendere, l’equazione che lo Stato deve bilanciare attraverso la manovra di bilancio (che non a caso si chiama proprio così, MANOVRA DI BILANCIO appunto), NON è però quella di bilanciare i conti come tutti erroneamente pensano e come viene ingannevolmente spiegato, ma quella invece di bilanciare la quantità di moneta presente, con la quantità di prodotti (lavoro-beni-servizi) che ci sono da comprare all’interno dell’economia.
Detto in parole ancora più spicciole:
Se l’economia di una Nazione vale potenzialmente 100 soldi poichè il 100% delle persone stanno lavorando/producendo/consumando (disoccupazione allo 0%),
ma momentaeamente l’economia è sottoutilizzata poichè solamente l’80% della forza lavoro disponibile è impiegata a lavorare/produrre/consumare (disoccupazione al 20%),
il compito dello Stato è precisamente quello di portare in equilibrio il sistema fornendo i soldi necessari a coprire i redditi di tutti i disoccupati presenti sulla piazza (in questo caso 20 soldi), onde ottenere la piena capacità produttiva dell’economia nazionale (vedi pag “Piena capacità/Piena occupazione“).
Il modo in cui lo Stato inserisce ed estrae la moneta dal SISTEMA  economico per portare in equilibrio la propria economia, viene spiegato nell’articolo seguente.

Scritto da: Cristian Minerva.
Fonti (vedi anche sezione “Fonti di riferimento): Modern Money Teory.  Mosler Economics.  Circuitismo monetario.  Cartalismo.   Paolo Barnard.

 

 

Nota Bene: Tutti gli articoli presenti all’interno del sito “CRISTIAN MINERVA”, sono stati elaborati sulla base di pubbliche informazioni comunemente reperibili sul web (e dunque considerate di pubblico dominio), e sono stati scritti avvalendosi di tutte le fonti a loro volta citate. 

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